VERTOVA

Vertova [ˈvɛrtova] (Èrfa [ˈɛɾfa], Èrtoa [ˈɛɾtoa] o Vèrtua [ˈvɛɾtua] in dialetto bergamasco) è un comune di 4532 abitanti.
Con l’arrivo dei Franchi, avvenuto verso la fine dell’VIII secolo, il territorio venne sottoposto al sistema feudale, con il paese che inizialmente venne assegnato, al pari di gran parte della valle, ai monaci di Tours per poi essere infeudato al Vescovo di Bergamo.
A tal riguardo è importante segnalare la figura del vertovese Alcherius (o Alcherio), della famiglia degli Alcheri, che ricoprì la carica di Vescovo di Bergamo dal 1013 al 1022.
Con il passare degli anni al potere vescovile si affiancò quello di alcune famiglie della zona, che riuscirono ad ottenere sempre più spazio, passando dal ruolo di grandi proprietari a quelli di feudatari de facto. È il caso della famiglia Albertoni, i cui membri vennero insigniti della carica di conti e capitani di Vertova, con l’elemento di maggior spicco nella persona di Bernardo, che già nel 1160, risulta feudatario diretto dell’episcopato.
Questo casato si radicò sul territorio vertovese al punto di creare una propria residenza fissa con tanto di cinta fortificata che ben presto assunse le fattezze di un vero e proprio castello (detto appunto Castello dei Capitanei degli Albertoni), entro il quale vi era una chiesa dedicata a santa Caterina, una roggia privata e la “luvera”, ovvero una buca con galleria sotterranea da utilizzare in caso di assedio.
Nel frattempo il paese si era ritagliato un importante spazio nella pastorizia, con ingenti produzioni di pelli, latticini e lana. Si stima difatti che nel corso del XII secolo nel paese vi fossero più di 15.000 pecore, a fronte di una popolazione di circa 1.500 anime. Questo portò alla fioritura dell’industria laniera, che ben presto rese Vertova il mercato di riferimento della media valle, sia per la tessitura che per la filatura della lana. Ciò garantì un grande benessere alla popolazione anche per via dell’indotto: numerosi erano difatti i tosatori di pecore, i fabbri ed i falegnami per la costruzione di telai, i carrettieri per il trasporto dei materiali, gli operai del follo per la tintura, la striatura, la cimatura e la cardatura di quello che venne chiamato panno grosso bergamasco.
I commerci si spinsero anche oltre confine, così come testimoniato dal fatto che alcuni nuclei di commercianti di Vertova entrarono in contatto con degli irlandesi, venendo per questo chiamati Ibernini (da Iberna, antico nome dell’Irlanda), il cui cognome fu poi fissato in Bernini. Essi importarono inoltre il culto di san Patrizio, tanto da fondare un santuario a lui dedicato in località I Gromi, a monte di Colzate, località allora inclusa nei confini vertovesi.
Conseguentemente il centro abitato ebbe un notevole sviluppo, tanto da dotarsi di quattro porte d’accesso poste ai punti cardinali, al cui interno vi era un castello e ben sette torri. La vita pubblica era regolata dall’Arengo, un’assemblea popolare che veniva convocata una volta all’anno nella piazza del castello (dove ora sorge la chiesa parrocchiale) il giorno del solstizio d’estate, ed ogni famiglia aveva l’obbligo di presenziarvi tramite un proprio rappresentante compreso tra i 15 ed i 70 anni. L’assemblea eleggeva 21 credendari, sette per ognuna delle tre contrade (Druda, Bernazio e Nunglaqua), i quali a loro volta nominavano due consoli che avevano compito di legiferare e potere di delibera. Questi ultimi rimanevano in carica un anno e non potevano essere rieletti se non dopo sei anni. Anche la famiglia Albertoni si adeguò ai cambiamenti, dal momento che ben sei dei suoi membri, seppur in tempi differenti, ricoprirono questo incarico.
In questo comune nei secoli si sono susseguiti passaggi di vari predomini e commerci che hanno sollecitato sempre i vertovesi in battaglie politiche o di interesse economico.
Distruzioni e periodi di pace si sono alternati dando vita a strati di edificazioni dei diversi periodi storici.
Il paese che ne emerge oggi ha un lungo racconto di avvenimenti e personaggi di spicco per tutta la vallata.
Il più importante edificio in ambito religioso è indubbiamente la chiesa parrocchiale, dedicata a santa Maria Assunta. Questa è posta in posizione dominante sul centro storico, nella parte più antica del borgo dove in epoca alto-medievale era posto un castello (del quale è ancora visibile parte della torre, ora utilizzata come campanile, con le finestre a bifore), e affonda le sue origini nel XIII secolo, come testimoniato da alcuni documenti del 1235
Oltre alla parrocchiale numerosi sono gli edifici di culto presenti sul territorio.
In primo luogo la chiesa di Nostra Signora di Lourdes, edificata all’inizio del XX secolo a ridosso della parrocchiale al punto di condividerne il sagrato in direzione Nord. Il corpo dell’edificio principale risulta essere leggermente rialzato rispetto alla parrocchiale, ed è raggiungibile mediante due scalinate curve. La facciata è suddivisa da quattro lesene sormontate da un timpano, mentre l’interno è costituito da un corpo a navata singola. Sul fondo il piccolo presbiterio è diviso in due dalla ricostruzione della grotta di Lourdes, costruita in gesso colorato, entro la quale si trova anche l’altare.
Nella parte più bassa del paese, in località Plazzoli, si trova invece la chiesa di san Rocco, risalente alla prima parte del XVI secolo. In principio poco più grande di una cappelletta votiva, in seguito all’ondata di peste del 1630 venne ampliata fino a diventare un vero e proprio luogo di culto dedicato al santo protettore dei contagiati, assumendo una struttura a pianta circolare in stile tardo-rinascimentale. All’interno sono custoditi affreschi secenteschi ed un quadro d’altare raffigurante la “Madonna con i santi Rocco, Antonio, Giuseppe, Fabiano e Sebastiano”, opera di Giovanni Carobbio.
Presso la contrada di san Lorenzo (un tempo chiamata con il nome di Nunglaqua) a fianco del torrente Vertova, si trova l’omonima chiesa, la cui presenza è documentata già nel XIV secolo. Dotata di struttura rettangolare, possiede un’abside quattrocentesca, coeva degli affreschi di san Domenico e san Francesco (restaurati nel 1941) ed una navata secentesca.
A completare il novero delle chiese del paese vi sono anche l’oratorio di santa Croce, piccola struttura a pianta circolare in stile classico, posto all’estremità meridionale del centro storico, a fianco della vecchia provinciale, e la chiesa di sant’Angela Merici, situata in via cardinal Gusmini.
Nella frazione di Semonte, al limite occidentale del borgo antico, è inoltre presente la chiesa parrocchiale di san Bernardino. Risalente al XVI secolo, è sempre stata inclusa negli ambiti religiosi di Fiorano al Serio, ma sovente rivendicata da Vertova, tanto da scatenare litigi tra le autorità religiose dei due paesi confinanti, fino ad essere elevata a parrocchia autonoma nel 1911.
In ambito civile di grande rilievo è il nucleo originario del paese, corrispondente al centro storico. Questo, posto nel tratto finale del torrente Vertova sul lato orografico sinistro dello stesso, ha una struttura primitiva risalente al XII secolo, periodo in cui era totalmente inscritto in una cinta muraria con quattro porte di accesso ad ognuno dei punti cardinali.
Lo stesso è sempre stato suddiviso in tre contrade: Druda, Bernazio e Nunglaqua. Nella parte più elevata del borgo, nella contrada Druda, era situato il castello, poi sostituito dalla chiesa parrocchiale, ma ancora presente nella toponomastica. Difatti la piazza Castello risulta essere il centro di questo borgo medievale, dove si trovano sia la casa-torre, che nel XIII secolo era sede del comune e che presenta una muratura in pietra a vista nonché volte a botte e a crociera nei sotterranei, sia numerose costruzioni rurali tipiche di quel periodo. Queste sono caratterizzate da una chiusura esterna ed un’apertura verso l’interno in cui si trovano porticati e cortili con orti in cui gli agricoltori svolgevano parte delle loro mansioni.
Molto caratteristici sono anche gli attigui stretti vicoli, che trovano un valido esempio nella via Morandi, conosciuta anche come “Antica strada del Cantone” (tanto che in dialetto è ancora chiamata “I Cantù”), che ha un particolare andamento spezzettato ad angoli retti. In via Lorenzoni si trova invece la Torre Colombera, antica fortificazione ora adibita ad uso residenziale, disposta su quattro piani con pianta quadrata, con una struttura rustica con colonne ed archi in mattoni, nonché antichi affreschi profani che versano però in cattivo stato di conservazione. Omonima alla torre è la casa, situata in via Scalarola presso l’entrata Nord del borgo, recentemente ristrutturata secondo le caratteristiche originali del XVI secolo, periodo nel quale era una struttura fortificata.
Per quanto riguarda invece l’archeologia industriale, è da segnalare la fornace posta a fianco del canale dell’area industriale del paese. Il complesso, edificato nel 1923 e conosciuto come Forni Perani, sfruttava l’energia idrica per far funzionare i macchinari presenti nei differenti fabbricati, permettendo la produzione di cemento e derivati.
Ogni casa quasi racconta fatti storici ben precisi, ma Vertova oltre ad offrire pagine di storia importanti offre anche sguardi geografici notevoli.
Numerose sono le possibilità che il territorio offre a chi volesse passare un po’ di tempo nella natura.
Il percorso più rinomato è senza dubbio quello che, salendo dal centro abitato passa lungo via Cinque Martiri e si inoltra nella val Vertova.
Qui l’itinerario si sviluppa a lato dell’omonimo torrente che, alimentato da numerose sorgenti di cui la valletta è ricchissima, si snoda in numerose cascate e pozze d’acqua scavate nella roccia, in un percorso facile ed adatto anche ai bambini.
Nella stessa valle vi sono anche altri sentieri che, diramandosi dall’itinerario principale, salgono sui rilievi circostanti, molti dei quali contrassegnati dai segnavia del CAI.
Tra questi vi sono il numero 517 che, dopo aver solcato la verde Val del Gru, raggiunge La Forca di Aviatico; il 525 che, noto con il nome di sentiero della Borleda, sale fino al Colle di Barbata; il 527 che tramite la conca del Sedernel arriva al bivacco Testa, collocato poco sotto la vetta del monte Alben; il 529 che permette di spingersi fino al Passo di Bliben, ed il 530 che, partendo invece dal centro abitato, si inerpica sulle pendici del monte Cavlera e, dopo essersi congiunto con il segnavia 529, raggiunge anch’esso la vetta dell’Alben.
Per quanto riguarda il tempo libero, è d’obbligo citare la Ciclovia della Valle Seriana che, seppur per un breve tratto, transita nella parte sud del comune a ridosso del fiume Serio. Questa permette passeggiate e pedalate nella natura, lontano da traffico ed inquinamento, permettendo la riscoperta e la valorizzazione di spazi un tempo abbandonati nell’incuria.
Festa della vita (inizio settembre). Dagli anni novanta, presso la ex stazione, si svolge una festa di 4/5 giorni, organizzata dai volontari di Vertova con l’associazione Paolo Belli, per la lotta alla leucemia. Il ricavato è devoluto appunto alla ricerca contro la leucemia.
Trofeo Paganessi, Gara ciclistica internazionale (fine agosto). In genere nell’ultimo weekend di agosto, si sfidano le promesse del ciclismo internazionale, categoria Juniores, nelle corse a cronometro e in linea organizzate da comune e dalla famiglia Paganessi. Tra i vincitori delle passate edizioni si segala la vittoria di Fabian Cancellara.
Vertova meriterebbe più di un post perché le cose da raccontare di questo paese della Val Seriana sono molte. Vi invito ad andare a scoprire tutto ciò che per spazio e tempo non ho potuto raccontare qui direttamente in loco.

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