IL MIO SACRIFICIO
Un’idea di Maria Di Pietro
Progettato e realizzato da Pagine bergamasche
Film e libro a corredo per raccontare una nuova preghiera, una richiesta di abbandono del giudizio.
Una realizzazione artistica nata da una riflessione interiore che si arricchisce divenendo ulteriore occasione di promozione e valorizzazione dei luoghi e del Capitale Umano del territorio bergamasco.
Argomenti trattati nel Film
La figura di Giuda, subito dopo quella di Gesù, ha sempre suscitato domande, curiosità e diversi punti di vista e questa mia proposta, quindi, non rappresenta certo una novità. Partendo dall’analisi del testo, per non tralasciare tutti i pensieri che mi hanno convinta a fare questo copione così articolato e per non errare in tracciati che potrebbero essere troppo digressivi, ho raccolto parole per raccontare parole e gesti, suoni e immagini, al fine di costruire una preghiera universale, complementare, di misericordia. Questo testo scenografico non si propone certo di rendere Santo ciò che santo non è, ma tenta di perorare la causa dell’intero genere umano, maschile e femminile. Una richiesta di misericordia messa in scena da un personaggio ambivalente, unico, UNO. Ciò che vi resterà, spero, di questa esperienza, sarà la comprensione che alla fine ogni essere umano uscirà di scena. Per volontà “propria”, come apparentemente ha fatto Giuda, o per volontà divina, perché la morte prima o poi ci prenderà tutti. Non importa come o quando. Non importa dove. Ma ci prenderà, si prenderà il nostro corpo e restituirà la nostra anima a Dio. E Ciò che rimarrà sarà il canto del mondo, la Gloria.
Il Pane utilizzato nel film è LA GARIBALDA. Nella cornice di Predore rappresenta l’Agnello di Dio ed è posato sul canovaccio bianco che lo accoglie e che rimanda alla Sacra Sindone che accolse il corpo di Cristo, mentre nella scena girata a Cornello dei Tasso è utilizzato per simboleggiare il boccone intinto offerto da Gesù a Giuda, nonché il Pane spezzato da Gesù ed offerto a tutti gli apostoli e i discepoli durante l’ultima cena.
LA GARIBALDA
La Garibalda è il pane vincitore nel 2009 del premio “Un pane per Bergamo” promosso dalla Camera di Commercio in collaborazione con l’Associazione Panificatori della Provincia di Bergamo (ASPAN). La Garibalda è un pane locale ed attuale, le cui radici affondano però nella tradizione. È realizzato infatti con quattro tipi di farine, semola rimacinata di grano duro, farina integrale, farina gialla, farina di grano saraceno, oltre a biga di almeno 16 ore, malto, lievito di birra e naturalmente acqua, sale, un pizzico di zucchero e olio extravergine di oliva. Viene proposta in due versioni: un panino a vela dal peso di circa 100 gr e una pagnotta da 500 gr. Il panificio Musoni di Lovere, arrivato al 60° anno di attività, ha preparato il pane e lo ha gentilmente consegnato sul luogo delle riprese.
Abiti e calzature
Il costume pensato per Giuda, come è descritto nel libro, ha il suo ruolo ben definito nel film. Da me ideato, consiste in una tunica unisex e grigia, a manica lunga perché questa era segno di sacralità. Grigio chiaro, non bianco, simbolo di purezza, né nero peccato assoluto, ma grigio come il peccato che tutte le persone portano con sé, nei loro giorni, coi loro piccoli o meno piccoli errori quotidiani. La cappa grigio scura imposta sulla testa di Giuda non è altro che un fardello grigio scuro e imperfetto, simbolo del giudizio negativo ed imperfetto imposto dall’umanità alla persona di Giuda e a tutte le persone, Maria di Magdala in primis, cui questo personaggio Uno fa riferimento, per il ruolo negativo (o apparentemente negativo) che essi hanno interpretato nei fatti e nella Storia. In due momenti del film questa cappa grigio scura viene sostituita da un copricapo grigio chiaro e femminile. Il primo durante l’Ultima Cena, perché in quel momento Giuda non ha ancora tradito e perché durante quella cena probabilmente anche le apostole erano presenti, compresa la Maddalena, anche se per gli uomini dell’epoca le testimoni non meritavano certamente di essere menzionate né di avere ruolo alcuno, se non forse quello di servire. Il secondo è durante la dichiarazione di Amore-Fede nel giardino dell’amore in cui si cita il Cantico dei Cantici di Re Salomone, perché chi ama con cuore puro è libero dal peccato. Alla fine del film, sia la cappa imposta che il velo copricapo (anch’esso imposto all’epoca dei fatti alle donne) saranno tolti. Giuda sarà libero-libera dal giudizio umano e dalle coercizioni. Nell’ultima scena i capelli, simbolo di femminilità e grazia, saranno scoperti e liberati. I sandali, simili a quelli in uso ai tempi raccontati, sono comunque di buona fattura, in quanto Giuda non era povero, né in denaro, né in cultura, né in spirito, ma un personaggio forte e ricco di amore e dubbi, pensieri e incertezze, come ha dimostrato di essere con la sua adesione al ruolo.
L’area del basso Corno nel Comune di Predore è stata scelta per l’uliveto che rimanda al Campo di Sangue dove avvennero il martirio e la crocifissione di Gesù e per il fico quale albero attribuito all’impiccagione di Giuda secondo alcuni testi.
È il teatro di scena per il cortile di Caifa, luogo dove avvenne il martirio di Cristo, ed il flashback dell’Ultima Cena cui fa riferimento Giuda durante la sua riflessione nel racconto del suo cammino nella fede.
Conosciuta anche come Villa Mozzi o Villa Mapelli, è un grande palazzo rurale in stile neoclassico. Nel Giardino della Villa viene recitata la scena in cui Giuda descrive la sua unione, attraverso l’amore, con Gesù.
Cava di Selva di Zandobbio è la location delle scene in cui Giuda si riconosce pietra tra le pietre, pietra della Chiesa di Dio. In questo luogo il cammino faticoso e la presenza delle pietre rimanda ai molteplici significati che le pietre assumono nelle metafore inscritte nel Vecchio e nel Nuovo Testamento.
La Buca del Corno di Entratico è stata scelta perché è l’interno della Terra ed entrare in profondità, nell’interiorità, rappresenta la discesa nella nostra anima, nel nostro cuore, nel cuore dei fatti. Entrare dentro il Creato, dentro la Madre Terra, è come entrare nel profondo dei propri pensieri, delle proprie riflessioni al fine di comprenderne meglio i sentimenti e le ragioni. Un viaggio dentro, prima della dipartita finale.Un cammino interiore che riflette e spiega il cammino esteriore, la comprensione critica e ragionata.
Il cedro del Libano è il simbolo dell’immortalità e dell’eternità. È l’incarnazione della grandezza d’animo e di elevazione spirituale per la sua altezza. Spesso le statue
sacre sono scolpite nel legno di questo robusto ed elegante albero. In antichità era molto diffuso nell’area del Mediterraneo orientale.
Nato a Bergamo il 14 aprile 1959, si è laureato in Lettere all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e in Musicologia alla Scuola di Paleografia e Filologia Musicale di Cremona, sezione distaccata dell’Università di Pavia. Docente di scuola superiore dal 20 settembre 1985, è anche musicologo, etnomusicologo, giornalista pubblicista ed appassionato linguista, tanto da ottenere la certificazione del British Council per la sua conoscenza della lingua inglese. Ha lavorato all’estero per nove anni – sette a Malta e due in Polonia – con l’incarico di Lettore di lingua italiana presso l’università locale per conto del Ministero degli Esteri. Ha studiato pianoforte fino all’ottavo anno e fra gli altri incarichi di tipo musicale ha diretto la Schola Cantorum “Giovan Battista Cattaneo” di Treviglio dal 1984 al 1992. Da sempre appassionato di teatro e di cabaret, non disdegna qualche esperienza in questo campo, come lo spettacolo su testi di Karl Valentin da cui proviene la foto. Esperto e appassionato di musica, cinema e arte in generale, ha subito apprezzato l’idea e ha messo a disposizione – con un grande segno di generosità e mecenatismo culturale – i fondi necessari alla realizzazione del progetto.
Nato a Trescore Balneario l’11 agosto 1971, è regista di eventi live, di documentari e medio-metraggi, appassionato di tecnologia vintage e di arti visive. Dal 1994 ha prodotto decine di progetti con società ed enti. Giornalista professionista dal 2000, è cofondatore dei portali www.tuttoindiretta.it e www.direttaresponsabile. it, strumenti utili per accompagnare privati e aziende verso una comunicazione responsabile. Ha realizzato contenuti per la televisione, progetti multimediali con presentazione in diretta web, format per il web, cerimonie religiose e istituzionali, in diretta streaming sulle piattaforme social disponibili sul mercato. Da oltre 25 anni si occupa del progetto “Un bergamasco nel mondo”, che si propone di raccontare storie di emigrazione legate alla nostra terra. Dal 2020 gestisce la pagina Facebook “Bergamo in diretta”, dove vengono trasmessi gli eventi della terra bergamasca e il canale You Tube “Diretta responsabile”, dove è possibile vedere alcune cerimonie tradizionali e in cui vengono raccontate le storie dei bergamaschi nel mondo.
Dopo gli studi di violino, pianoforte e composizione al Conservatorio “Gaetano Donizetti” di Bergamo, Manlio Cangelli intraprende la professione di musicista “live”, accompagnando sul palco numerosi artisti di fama nazionale e internazionale. Contemporaneamente iniziano le collaborazioni in studio di registrazione sul filone della Disco Music anni ’80 e, oltre alle produzioni proprie, collabora con vari pool di produzione di rilievo nazionale come producer, arrangiatore e programmatore di sintetizzatori e drum machines. Verso la fine degli anni ’80 cessa l’attività “live” per seguire produzioni televisive nazionali e produzioni in studio con numerosi artisti. Risale al 1987 l’inizio dell’attività di trascrizione musicale e di realizzazione di basi MIDI per i maggiori gruppi editoriali musicali, tuttora in essere. È del 1990 la creazione del primo studio di registrazione personale, a Bergamo; nel 2000 nasce MC Harmony, edizioni musicali ed etichetta discografica, abbinata allo studio di registrazione. Dal 2005 l’attività si trasferisce nella nuova sede di Stezzano (Bg). La disponibilità dei nuovi studi ha consentito produzioni di grande levatura: negli ultimi anni gli studi MC Harmony hanno ospitato grandi nomi del jazz e del pop nazionale ed internazionale, gruppi di latino cubano e brasiliano, ensembles di musica classica, cori polifonici, rock bands di varia estrazione, e la struttura è in grado di seguire nel dettaglio l’arrangiamento e la realizzazione di generi musicali vari. L’attività personale, attualmente, oltre agli impegni gestionali legati alle edizioni e allo studio, tocca settori differenti: composizione e creazione di situazioni sonore su misura (filmati aziendali, sigle televisive, colonne sonore), produzione di giovani artisti, realizzazione di arrangiamenti ad hoc.
Le Borsine della Solidarietà di “Pagine Bergamasche” sono state realizzate per dare lavoro alle ospiti di Casa Samaria. Il logo di Pagine Bergamasche è stato stampato sulle Borsine della Solidarietà da Madaprint Italiana di Grassobbio.
Un particolare ringraziamento per il patrocinio a
Comune di
Camerata Cornello
Comune di
Entratico
Città di Dalmine