VALNEGRA
Valnegra [valˈneːɡɾa] (Alnigra [alˈniɡɾa] o Valnigra [valˈniɡɾa] in dialetto bergamasco) è un comune di 215 abitanti.
Il toponimo deriva dal torrente presente sul territorio, che scorre all’interno di una fitta boscaglia, dove per negra si intende oscura. Il borgo ebbe il suo maggior sviluppo durante il periodo medievale, quando i propri abitanti seppero conquistarsi la fama di ottimi carbonai (ovvero produttori del carbone di legna), ed i loro prodotti varcarono anche i confini italiani.
Gli abitanti di Valnegra sono molto industriosi da sempre, seppero coltivare il piccolo territorio comunale a Biada, a Patate e a Gelsi.
L’economia, sempre basata su ciò che la natura offriva, subì un colpo negativo con la costruzione della Via Priula che attraversava la valle senza passare da Valnegra. Iniziò quindi un lento ed inesorabile processo di emigrazione dal paese, continuato fino ai giorni nostri.
Interessante notare però che il paese fu il primo dell’intera valle a dotarsi, nel 1866, di un edificio per l’insegnamento scolastico. Qui si formo’ per anni la classe dirigente della borghesia vallare, per cui l’istituzione veniva ironicamente definita “la Sorbona di Gogìs”. Oggi ospita la scuola media intercomunale e c’è da augurarsi che qualche “oculato” provvedimento ministeriale non intervenga a chiuderla, favorendo l’emigrazione di quanti, anche a costo di sacrifici, abitano la valle che amano, ma non pensano per questo di dover ulteriormente sacrificare i propri ragazzi a prolungati ed assurdi trasferimenti.
Nel 1927 il regime fascista fece una grande opera di accorpamento tra parecchi comuni del regno d’Italia. Fu il caso anche di Valnegra, che si trovò aggregato ai vicini Moio de’ Calvi, Piazza Brembana e Lenna in un unico comune denominato San Martino de’ Calvi. Soltanto nel 1956 i comuni si separarono nuovamente, assumendo la nuova conformazione.
Recentemente l’economia si è risollevata grazie all’industria del turismo, che tuttavia non ha snaturato l’anima del borgo.
Interessante è la chiesa parrocchiale che, intitolata a San Michele, risalta sulle altre costruzioni del paese anche grazie al campanile su cui svetta la statua del patrono. Edificata a metà del XV secolo e più volte ampliata e restaurata, l’edificio religioso custodisce al proprio interno dipinti di buon pregio, tra alcune opere di Carlo Ceresa.
L’altra chiesa presente sul territorio comunale è quella di San Carlo. Situata al di fuori dal centro abitato, risale al XVIII secolo e presenta un’architettura semplice, come semplici sono le opere in essa contenuc’è
La via principale di Valnegra, le scritte scolorite dei vecchi negozi ci ricordano quanto fossero diffuse le attività commerciali all’inizio del secolo, così come la vita sociale che si svolgeva in piazza, nelle numerose osterie e all’ombra del Frassino, l’albero secolare al centro della via principale. Alcuni edifici della medesima strada presentano balconi e finestre in cemento decorativo e su alcune pareti sono visibili raffigurazioni sacre.
Merita infine menzione la fontana posta nella piazzetta principale e costruita al termine del XIX secolo.
L’Ente comunale l’anno scorso ha emesso un bando per affidare ai soggetti terzi la gestione del Palazzetto dello Sport comunale costituito dal seguente impianto sportivo:
– fabbricato adibito a palestra per il gioco della pallacanestro, pallavolo calcetto e tennis,
annessi spogliatoi e locali accessori, sito in Via Provinciale.
La presenza dunque di uno storico palazzo scolastico, di un palasport attrezzato, di boschi e aree montane magnifiche, fanno di Valnegra un luogo ideale in cui sarebbe molto bello far rinascere la bellissima iniziativa delle colonie estive.
Nelle località marittime e montane italiane sono ancora presenti tantissimi contesti creati per il soggiorno estivo dei ragazzi.
Alcuni di questi edifici, i quali godono per altro di giardini e parchi privati, sono stati venduti e trasformati in situazioni residenziali.
Altri invece tentano di resistere all’abbandono e alle intemperie, ma soprattutto al vandalismo dei minkiabimbi che si divertono solo a spaccare, o di poveri disperati senza tetto che tentano di costruirsi una sorta di riparo notturno.
Ricostruire il circuito delle colonie non è assolutamente semplice e potrebbe avere anche costi elevati, ma sarebbe una grande grandissima fucina di posti di lavoro e di educazione civica
Una scommessa sul futuro potrebbe essere appunto riprendere le buone abitudini del passato