FOPPOLO

Foppolo [ˈfɔpːolo] (Fòpol [ˈfɔpol] in dialetto bergamasco) è un comune di 182 abitanti.
I primi abitanti furono i pastori mandriani che, sin dall’epoca medievale, trasferivano le mandrie presso gli eccellenti pascoli di Foppolo durante i mesi estivi, per poi abbandonare la zona durante la fredda stagione invernale, che qui presentava temperature gelide anche a causa della conformazione territoriale del luogo, inserito tra anguste vallette, che assumevano l’aspetto di cavità del terreno. Ed è da questa caratteristica, che in dialetto locale si esprime con Foppa che vuol dire piccola conca (traslato poi in Foppolo), dal quale deriva il toponimo. All’allevamento dei bovini, nell’economia tradizionale di Foppolo, si accompagnava la fabbricazione dei formaggi, smerciati alla frequentatissima fiera di Branzi.
Nel 1452 Foppolo si staccò come comune da Valleve, e nel 1481 venne fondata una piccola chiesa parrocchiale con tre altari: monsignor Federico Corneli nella visita pastorale del 1624 riportando i dati di una pergamena allora in possesso del Parroco, scrive:
«Hoc templum anno 1481 consecratum est a Paganino A.S.Paulo episcopo Dultenensi (?) a Ludovico Donato Bergomi episcopo deputato qui statuit eius amniversarium fieri debere die 9 septembris, at suplliciter efflagitantibus incolis huius parocchiae ut majori cultu celebraretur Petrus Lipomanus in diem S. Rocchi videlicet die Augusti ennuens eorum supplicationibus transtulit anno 1525 die 21 Iulii.
La vita del borgo si sviluppava anche intorno a due confraternite: quella della S.S. Sacramento, eretta dal Rev. Visitatore di S. Carlo durante la sua visita (3 ottobre 1575) e l’altra del S. Rosario. Dell’Oratorio di San Rocco di Foppolo in monte, nominato dal suddetto visitatore, esistono forse appena le fondamenta. L’attuale chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta venne ricostruita nel 1735 sotto il parroco Don Giovanni Maria Dominoni, a seguito della distruzione della precedente da parte di una valanga, e consacrata da Mons. Vescovo Redetti durante la visita pastorale del 2 luglio 1737.
Al Passo Dordona sul confine tra la provincia di Sondrio e Bergamo è possibile ancora osservare i resti delle trincee risalenti alla prima guerra mondiale. Queste trincee poste sul crinale Orobico non furono costruite lungo il fronte del combattimento, ma servivano come seconda linea difensiva, in caso di sfondamento austriaco attraverso l’alta Valtellina, per evitare che le truppe asburgiche raggiungessero in breve tempo Milano. Il generale Cadorna ordinò pertanto la costruzione di trincee e postazioni d’artiglieria lungo il tratto occidentale del versante Orobico che offriva alcuni passi di facile accesso, come il Passo di San Marco e il Passo Dordona.
In preparazione dello sforzo bellico, venne anche costruito un tratto di carrozzabile militare da Valleve a Cambrembo. Il tratto, allargato e risistemato, venne prolungato fino a Foppolo in epoca fascista, su impulso del podestà Antonio Bianchi, ed inaugurato nel 1934 intitolandolo ad Arnaldo Mussolini (fratello di Benito).[7] La strada carrozzabile tolse dall’isolamento il paese, fino ad allora raggiungibile soltanto tramite anguste e pericolose mulattiere da Valleve, e permise più avanti la realizzazione degli impianti di risalita per la stagione invernale con il conseguente sviluppo turistico con hotel e nuovi appartamenti.
A partire dal secondo dopoguerra il paese ha visto un rilevante incremento turistico, facendo diventare il paese una delle mete più rinomate delle montagne bergamasche per quanto riguarda gli sport invernali. Ciò ha permesso a Foppolo di non risentire, al pari dei paesi vicini, del fenomeno dell’emigrazione e dello spopolamento del territorio.
Il territorio di Foppolo si divide in parecchie contrade: Arale, Costa, Moretti, Piano, Rovera, Sponda, Teggie, Cortivo, e Vendulaperto. Molte di queste sono disabitate, ma mantengono intatto lo stile rurale che le ha contraddistinte nel corso dei secoli.
Il nucleo storico invece ha visto stravolgere il proprio aspetto nel nome del turismo: migliaia di appartamenti (1800 non abitati), adibiti alla funzione di “seconde case”, costruiti un po’ ovunque, hanno completamente snaturato l’originale paesaggio.
In estate si possono compiere numerosissime escursioni, adatte ad ogni tipo di utenza, tra le quali spiccano quelle ai vicini Monte Toro e Pegherolo, al passo di Valcervia, del Porcile e del Dordona, dove si possono ancora vedere le trincee verso la Valtellina, ma anche ai laghi Moro, Foppa e Delle Trote, tutti abbondantemente al di sopra di quota 2000 metri s.l.m.
In effetti i veri amanti della montagna, quelli che ne hanno pieno rispetto non concordano con lo sventramento fatto a danno di questa ed altre località alpine. Un giro d’affari, tra i costruttori ed i gestori degli appartamenti e degli impianti sciistici, che ha mosso gruzzoletti da leccarsi le dita.
Nel 2017 la società Brembo SuperSki srl a cui erano affidati gli impianti di risalita viene dichiarata fallita e gli oneri ricadono sui tre comuni Foppolo, Valleve, Carona che ne erano i soci totalitari; La maggioranza delle quote apparteneva a Foppolo che si farà carico dell’ingente deficit procurato dalla sua partecipata. A seguito di questa e altre vicende la giunta comunale si è dimessa e il Comune di Foppolo, come già quello di Valleve è stato commissariato.
Con la chiusura per covid delle attività sportive si sono persi molti contratti di lavoro, ma la montagna ha ringraziato.
Per costruire un paese, tra appartamenti e strade bastano pochi anni, per costruire un bosco ce ne vogliono decine di anni
C’è da domandarsi fino a che punto abbiamo bisogno di costruire nuovi paesi o invece si dovrebbe cominciare a pensare di riutilizzare tutto il costruito per fare rinascere la montagna ed i nostri spettacolari luoghi di concerto con la natura.

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