VALLEVE
Valleve [vaˈlːeːve] (Alév [aˈlef] o Valléf [vaˈlːef] in dialetto bergamasco) è un comune di 128 abitanti
La prima citazione storica documentata sul centro di Valleve è risalente al 1181, quando i primi abitanti praticavano la pastorizia e si dedicavano alla cura delle mandrie durante i periodi estivi.
Durante il periodo medievale la zona di Valleve era posta sotto il controllo feudale dei monasteri di Astino e Pontida, ai quali gli abitanti dovevano riconoscere un tributo annuo proveniente dai profitti dell’estrazione di ferro, rame e argento delle miniere locali.
Altre date significative per questo piccolo centro sono il 1780 e il 1815 e in entrambi i casi furono sinonimo di tragedie, legate ai ricordi di due enormi valanghe che investirono la cittadina stessa.
Nel 1780 la valanga di neve e terra devastò la chiesa parrocchiale dei santi Pietro e Paolo, facendo numerose vittime.
Nel 1815 la valanga invase invece il letto del fiume Brembo, causandone lo straripamento, sempre nei pressi della chiesa e, anche in questo caso, produsse danni e fece diverse vittime
Successivamente, nel 1874, la chiesa parrocchiale ritornò al centro della vita vallevese, diventando rifugio contro la peste del vaiolo che colpì quelle zone, come testimoniano le iscrizioni presenti ancor oggi nella stessa chiesa.
Durante gli anni sessanta numerosi interventi modificarono la morfologia dell’antico borgo medievale, interventi atti a poter accogliere i numerosi turisti diretti alle località sciistiche di Foppolo, San Simone e Carona. Fino a qualche anno fa le tre località erani unite in Bremboski, uno dei principali comprensori sciistici della bergamasca.
Albergo Ristorante Gran Baita e la Trattoria Afra sono due tra i ristoranti di questo piccolo borgo
Dal fallimento del progetto del sogno Brembosky questi borghi hanno visto un calo notevole di visitatori e turisti. Un altro duro colpo lo hanno ricevuto quest’anno con la chiusura di tutte le attività sportive e ricettive, la terza valanga sul comune dunque
Ma i nostri luoghi meritano una visita non quando e perché sono mete di folle modaiole.
Non quando e perché ci si struscia sulla piazza con gli occhiali da sole e l’abbronzatura prefabbricata
Questi sono i luoghi per le camminate, per ricongiungersi alla montagna, alle erbe ed ai fiori spontanei. Per il panorama è l’aria buona, per il canto del mondo ed il silenzio dell’urbanità.
La neve d’inverno, la frescura d’estate. La pioggia che lava in autunno e il sole che abbaglia in primavera. La polenta sulla stufa e le coperte di lana. Il ritorno a dimensioni in cui poco serviva e poco era indispensabile.
La canottiera di lana e un parapioggia sempre nello zaino.
In montagna siamo riusciti a portare di tutto:
Le ostriche fresche, la rete wifi, le spa stile caraibi…
ma spesso ci si è dimenticati di andare in montagna per la montagna..