VALBONDIONE
Valbondione [valbonˈdjoːne] (Bungiù [bunˈʤu], Bundiù [bunˈdju] , Albundiù [albunˈdju] o Valbundiù [valbunˈdju] in dialetto bergamasco) è un comune di 1012 abitanti.
Recenti studi farebbero risalire l’origine dei primi insediamenti all’epoca romana. Pare difatti che le miniere di ferro, scoperte nella zona di Lizzola proprio in quel periodo, avessero portato un ingente numero di schiavi (i cosiddetti Damnata ad Metallam), le cui abitazioni avrebbero appunto creato il primo agglomerato urbano.
I primi nuclei sparsi vennero costituiti in posizioni elevate, come testimoniano i primitivi borghi di Lizzola, Redorta e Maslana, abbarbicati sulle pendici dei monti della zona, lasciando solo sparuti insediamenti nel fondovalle.
Tuttavia in seguito a forti dissesti geologici occorsi in epoche antiche, non si sa se provocati da frane o addirittura da un terremoto, le borgate di Maslana e Redorta furono distrutte. In quest’ultima sono visibili i resti dei vecchi insediamenti crollati, tra cui alcune antiche baite e la piccola chiesetta.
Nel 774 dopo Cristo, è documentata in Valle di Bondione l’esistenza di un oratorio dedicato a San Lorenzo, il quale risulterà poi la chiesa nel 1202.
A partire dall’epoca medievale, la popolazione si trasferì progressivamente sul fondovalle, in zone diventate sicure. Sorsero quindi numerosi agglomerati che crebbero fino a diventare contrade, che ben presto si raggrupparono in tre entità distinte tra loro: Bondione, Lizzola e Fiumenero.
Nel 1234 venne costruita la prima strada pubblica carrabile tra Fiumenero e Bondione, larga 2,63 metri. Rimase in uso fino al 1800, fino a quando il Governo Austriaco ne fece costruire una nuova nel tratto dal Mulino di Mola sino alla Casa del Dosso. La sua larghezza era di metri 4,10.
Nel 1427 Valbondione, con un atto di sottomissione, venne inclusa nei possedimenti di terra della Repubblica di Venezia che per contro, concesse numerosi sgravi e benefici alla zona. Con la Serenissima ritrovò nuovo impulso lo sfruttamento delle miniere di ferro della valle Bondione, che creò ulteriori opportunità nell’indotto grazie all’apertura di due forni di fusione presso le contrade Torre e Gavazzo, nei pressi di Fiumenero.
A livello amministrativo, nel 1516 i borghi della valle Bondione entrarono a tutti gli effetti a far parte del Gran Consiglio di Scalve, rimanendovi legate per oltre due secoli.
Tuttavia le varie comunità di Lizzola, Bondione (o Dieci Denari) e Fiumenero cominciarono a spingere affinché venisse loro riconosciuta anche l’autonomia amministrativa, situazione che si verificò contestualmente al passaggio dalla Serenissima alla napoleonica Repubblica Cisalpina, avvenuto nel 1797.
Dagli atti di vendita studiati, si evince che già nel 1806, Il Comune dei Dieci Denari è inserito nel Distretto delle Sorgenti del Serio, che è una sottodivisione del Dipartimento del Serio, corrispondente grossomodo alla Provincia di Bergamo. Sempre in questi documenti, si parla di “Municipali del Comune di Bondione”. Dunque, nel 1806, era stato costituito il Comune di Bondione, che aveva inglobato a sé Fiumenero, Lizzola e Dieci Denari.
A partire dal termine della prima guerra mondiale cominciò ad entrare in crisi l’industria estrattiva, con pesanti ripercussioni sulla vita degli abitanti. Gli anni seguenti videro infatti una progressiva diminuzione della popolazione che, dopo aver raggiunto le 2.002 unità rilevate nel censimento del 1931, scese fino alle 1.085 del 2011.
Soltanto nella seconda parte del XX secolo il territorio comunale venne interessato da un notevole sviluppo edilizio dovuto all’incremento dell’industria turistica, grazie alla presenza di piste da Sci alpino e sci di fondo, ma anche agli itinerari naturalistici e alla tranquillità del posto, nonché dalle Cascate del Serio, le più alte d’Europa.
Numerosi sono gli itinerari naturalistici che il paese offre. Su tutti è d’obbligo citare il Sentiero delle Orobie, traccia dalla rilevanza extra-provinciale, che transita per un lungo tratto sul territorio comunale e che tocca ben quattro rifugi alpini: il Baroni al Brunone, il Merelli al Coca, il Curò e il rifugio UEB-Consoli. Al di fuori di questo itinerario molto frequentato, vi sono anche il Rifugio Barbellino, presso l’omonimo lago, e il “Goi del ca”, posto in località Maslana. Tutti possono essere considerati punti d’arrivo o base per escursioni più impegnative sulle innumerevoli vette presenti.
Il sentiero dei carbonai collega diverse aree di Valbondione: partendo dal tipico borgo di Maslana, si passa a quello di Valbona, per poi intraprendere il lungo sentiero tra i boschi che conduce a Lizzola. Partendo da qui si prende un ulteriore sentiero molto antico che porta a Bondione, centro di Valbondione. Percorrendo questo itinerario, si fa tappa in ben 19 aral, ognuno dei quali presenta dei cartelli che spiegano come venivano realizzate le singole carbonaie e il loro funzionamento, parole provenienti da coloro che hanno lavorato all’interno di questo tipo di produzione, svolta anche in altre zone d’Italia, persino nella Svizzera italiana
Sempre in ambito turistico, di grande impatto sono le cascate del fiume Serio. Queste si sviluppano dal Lago del Barbellino, dove la centrale E.N.E.L. per cinque volte all’anno (sempre nel periodo estivo)[28][29] libera l’acqua in quello che era il suo originale corso precedente alla creazione della centrale stessa, per un triplice salto di ben 315 metri.
Uno spettacolo a cui ogni volta assistono migliaia di persone. Interessanti sono anche altri piccoli salti d’acqua, come quello del torrente Bondione a valle di Lizzola, quelli delle valli di Coca e di Fuga, così come il “Gorgo del Cane” e il “Gorgo dei Fondi”, creati da un salto del Serio tra Maslana e Beltrame
La Spada nella roccia. È un’autentica spada nella roccia, ma chi dovesse riuscire nell’impresa (impossibile) di estrarla non diventerebbe re d’Inghilterra come accadde ad Artù, bensì delle Orobie bergamasche: l’Excalibur del Curò si trova infatti a Valbondione, sulle sponde del lago artificiale del Barbellino, la diga che con i suoi 18.500.000 metri cubi d’acqua alimenta le Cascate del Serio, non lontano dal Rifugio Curò.
L’idea di collocarla in quel punto è venuta nel 2016 a Matteo Rodari, guardiacaccia della riserva faunistica locale, che ha preso spunto dall’iniziativa “Sentieri creativi” – promossa dal Cai di Bergamo con l’obiettivo di realizzare progetti artistici in quota – per richiamare una leggenda molto cara agli abitanti della zona, ovvero quella delle cascate del Serio. “Si racconta che un tempo ci fosse una nobildonna innamorata di un pastore del luogo, che a sua volta amava un’umile ragazza di Valbondione – spiegano dall’Ufficio turistico – La nobildonna, divorata dalla gelosia, rapì la sua rivale e la rinchiuse nel suo castello sulle alture del Barbellino. Lei pianse così tanto che le sue lacrime formarono un fiume talmente impetuoso da travolgere e far crollare il castello. Le lacrime precipitarono poi nella valle, dando origine alle cascate del Serio”.