UBIALE CLANEZZO

Ubiale Clanezzo [uˈbjaːle klaˈnɛʦːo] (Clanès[5] [klaˈnɛs] o Übiàl Clenèss[6] [yˈbjal klɛˈnɛs] in dialetto bergamasco) è un comune sparso di 1385 abitanti.
Composto dai due borghi di Ubiale e Clanezzo, e situato all’imbocco della Val Brembana.
La posizione, che colloca i due borghi in una zona in cui si verifica la confluenza tra le valli Brembilla, Imagna e Brembana, ha creato i presupposti per insediamenti umani fin dalla preistoria. Risalgono infatti al paleolitico superiore (databili attorno al X millennio a.C.), alcuni reperti archeologici riconducibili ad abitanti che si ritiene appartenessero ad insediamenti numericamente rilevanti e con una buona organizzazione, rinvenuti in località Piane o nelle grotte di Costa Cavallina, o in quelle denominate Büs dei Cornei e Büs di Laür.
Le vie di comunicazione collegavano Clanezzo (ritenuto il centro più antico tra i due che compongono il comune) agli importanti territori di Lemine (l’attuale zona di Almenno), passando per Ubiale, attraversando il corso del fiume Brembo con un ponte di cui ancor oggi rimane un pilone.
Con la fine dell’impero romano il territorio vide un periodo di scarsa antropizzazione, almeno fino all’arrivo dei Franchi che, istituendo il Sacro Romano Impero, diedero vita al feudalesimo.
Inizialmente assegnate al Vescovo di Bergamo, queste terre cominciarono ad essere teatro degli scontri tra guelfi e ghibellini, tanto che in tutta la zona sorsero castelli e fortificazioni, tra cui spicca come imponenza ed importanza il castello di Clanezzo: di proprietà della famiglia ghibellina dei Dalmasano, che vide tra i suoi esponenti Beltramo e Unguerrando, fu al centro dei principali eventi che riguardarono le contrade limitrofe.
La Serenissima ordinò la distruzione del castello della famiglia Dalmasano, rea di essersi opposta all’arrivo dei veneti, ma diede anche notevole impulso alla basse valle Brembana creando la via Priula, strada che, attraversando l’intera valle, collegava il capoluogo orobico con i territori del canton Grigioni.
Questa diede grande impulso ai borghi di Clanezzo ed Ubiale che, nonostante la strada passasse sull’opposto versante della valle in località Sedrina, poterono migliorare i trasporti ed i commerci.
Con l’instaurazione della Repubblica Cisalpina il territorio viene nuovamente riunito in comune, con la denominazione di Clenesso con Ubiale. Da allora i confini non vennero più cambiati: le uniche modifiche riguardarono il nome che cambiò prima in Clenesso (durante la dominazione austriaca), poi in Clanezzo (con l’avvento del Regno d’Italia), ed infine nell’attuale Ubiale Clanezzo.
In ambito medievale merita menzione il ponte di Attone, edificato per conto del conte di Lecco Attone di Guiberto, interessato da un recente intervento di recupero, bellissimo esempio di architettura che permetteva il superamento del torrente Imagna collegando Clanezzo con Almenno.
Nelle immediate vicinanze si può ammirare anche la dogana di Clanezzo, anch’essa in ottimo stato di conservazione.
In ambito religioso meritano menzione sia la Chiesa dei Santi Bartolomeo e Bernardino di Ubiale che la chiesa parrocchiale di San Gottardo di Clanezzo. La prima, costruita nel 1738, custodisce opere di tutto rispetto, tra cui spicca un dipinto di Maria con i due santi patroni, opera di Vincenzo Angelo Orelli. La seconda chiesa invece risale al XVII secolo, anche se presenta un sostanziale rifacimento di due secoli più tardi: al proprio interno si trovano dipinti di Gioacchino Manzoni e della scuola di Carlo Ceresa.
Clanezzo era servita dall’omonima stazione posta lungo la ferrovia della Valle Brembana, attiva fra il 1906 e il 1966.
Pochi sforzi per stupendi panorami. Il monte Ubione è una modesta vetta della Valle Imagna che può regalare, sopratutto in questa stagione, bellissimi scorci sulla pianura Padana, fino agli Appennini. La bassa quota permette di compiere una passeggiata nella natura, tra il profumo dei fiori, le farfalle e il risveglio della primavera, sebbene le recenti nevicate a bassa quota ne abbiano imbiancato il cocuzzolo. Un facile percorso ci guiderà fino alla sua cima, scrigno di leggende, racconti dimenticati e gesta eroiche.L’escursione vede il suo via dal borgo di Clanezzo, in prossimità di un piccolo parcheggio poco distante dall’agriturismo Belvedì. Il percorso è marchiato dal segnavia CAI 571 ed è comune, per alcuni tratti, al Sentiero Partigiano Angelo Gotti. Imboccato il sentiero, saliamo alle spalle dell’agriturismo entrando nel fitto bosco di castagni. Pochi minuti e un bivio ci invita a piegare a destra, con chiare indicazione per il monte Ubione. Abbandoniamo il Sentiero del Partigiano e la salita si fa più decisa, proseguendo nel bosco. Costeggiamo un capanno da caccia e dopo 45 minuti di cammino raggiungiamo la cresta della montagna, dove sono presenti alcune baite, ormai abbandonate, e dei grossi bacini addossati alla parete. Ormai ruderi, queste vasche seminterrate furono costruite all’inizio del ‘900 per uso idroelettrico e sono in disuso da tempo.
Continuiamo fino a raggiungere un dosso erboso, balcone sulla bassa Val Brembana e il vicino Canto Alto, e in pochi minuti tocchiamo il Passo della Regina. Una ripida scalinata ci porterà, con ultimo sforzo, al bivacco Monte Ubione e alla sua cima, dove a 895 metri di altezza spicca una grande croce, costruita dal Gruppo Amici Monte Ubione e dal Gruppo Alpini di Clanezzo-Ubiale. Il grande pianoro si presenta come un balcone panoramico sulla vita frenetica delle nostre città, luogo perfetto per un pic-nic tra il sole e la bellezza che questo piccolo cocuzzolo riesce a regalare.

UBIALE CLANEZZO

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