SELVINO

Selvino [selˈviːno] (Selvì [sɛlˈvi] in dialetto bergamasco) è un comune di 2023 abitanti.
La zona dove ora si trova il paese di Selvino, circa 220 milioni di anni fa, alla fine del periodo triassico, era ricoperta da un mare tropicale, conosciuto come oceano Tetide, con barriere coralline, lagune e piccole isole. Man mano che le acque cominciarono a ritirarsi, affiorarono le vette e le propaggini dei monti che compongono le Prealpi Orobiche, lasciando numerose tracce delle forme di vita esistenti in quel periodo. Tra le rocce del monte Purito sono difatti presenti ingenti quantità di reperti fossili, testimonianza di quella lontana epoca, tra i quali piccoli animali e conchiglie.
Si presume invece che le prime presenze umane siano riconducibili al periodo compreso tra l’età del bronzo finale e l’età del rame, come testimoniato da ritrovamenti rinvenuti in alcune cavità naturali, nelle quali si svilupparono alcuni tra i primi gruppi sedentari della valle Seriana. Tra queste grotte vi sono quelle conosciute con il nome di Bus de Scabla e Paradiso degli asini che, situate nella valle dell’Albina (nei pressi del confine con Aviatico e Albino), hanno portato alla luce segni di frequentazioni quali cocci, utensili e sepolture.
I primi insediamenti sul territorio risalgono invece all’epoca romana, quando i nuovi colonizzatori tracciarono sull’altopiano un sentiero utilizzato sia per il trasporto del materiale ferroso cavato nella vicina val Serina, e in particolare nella zona di Dossena, sia per il trasferimento degli schiavi utilizzati per l’estrazione. Lungo questa traccia che sale da Albino sono stati rinvenuti, nella grotta denominata Bus della Comar, reperti tra cui monete e suppellettili, riconducibili a quel periodo.
Con l’arrivo dei Franchi, avvenuto verso la fine dell’VIII secolo, il territorio venne sottoposto al sistema feudale. A tal riguardo nel 973, mediante un atto redatto dall’imperatore Ottone II di Sassonia, la zona, al pari di gran parte della valle, venne infeudato al vescovo di Bergamo.
Sul finire dell’epoca medievale anche sull’altopiano si verificarono diatribe tra le fazioni guelfa e ghibellina per la quale era schierata la maggior parte degli abitanti di Selvino. Il livello di recrudescenza raggiunse l’apice il 26 maggio 1344, quando i reggenti del paese cercarono di sopraffare quelli di Aviatico.
I decenni compresi tra la fine del XVIII secolo e la metà del XIX videro alternarsi la dominazione francese della napoleonica Repubblica Cisalpina a quella austriaca del Regno Lombardo-Veneto e infine il Regno d’Italia, senza che si verificassero situazioni di rilievo, nemmeno in ambito amministrativo, con i confini che rimasero immutati fino ai giorni nostri.
Soltanto durante il Risorgimento italiano, nel paese si vissero momenti particolari, con i sentimenti patriottici risvegliati dalla presenza di Daniele Piccinini, capitano nella Spedizione dei Mille. Originario del vicino paese di Pradalunga, trascorreva molto tempo nella sua casa di campagna nei pressi del colle del Botto, ospitandovi personaggi quali Benedetto Cairoli, Vittore Tasca, Luigi Dall’Ovo, Francesco Cucchi e Cesare Abba, che legarono il proprio nome alle vicende che portarono all’indipendenza dell’Italia.
Al termine della seconda guerra mondiale, Selvino balzò agli onori delle cronache per aver ospitato, presso l’ex colonia fascista denominata Sciesopoli[9] che prende il suo nome dall’eroe Amatore Sciesa, circa ottocento bambini ebrei sopravvissuti agli orrori dei campi di sterminio nazisti, in attesa che venissero indirizzati nella costituenda nazione di Israele. L’esperienza di questi bambini (oggi conosciuti in tutto il mondo come i bambini di Selvino) fu raccontata per la prima volta in un libro di Aharon Megged, Il viaggio verso la Terra Promessa. La storia dei bambini di Selvino, che ha portato Selvino a gemellarsi nel 1996, a cinquant’anni da quegli eventi, con il kibbutz di Tzeelim, fondato da un gruppo di quei bambini.
Ulteriori dettagli su questi racconti li potrete trovare nei libri di Aurora Cantini.
In tempi recenti, in particolar modo nella seconda metà del XX secolo, il paese ha conosciuto un notevole sviluppo edilizio dovuto a un boom del turismo, che ha portato Selvino a essere una delle stazioni climatiche più affollate delle Orobie. A tal riguardo, è stata determinante la costruzione della funivia per Albino, inaugurata nel 1958.
In ambito artistico e architettonico il luogo più importante è il santuario della Madonna del Perello. Posto sulle pendici dell’omonimo monte, sulla strada che da Selvino porta alla val Serina, pur appartenendo amministrativamente al territorio di Algua, è da sempre considerato il principale edificio di culto della zona.
Anticamente denominato Oratorio della Beata Vergine Maria ed Elisabetta nel Bosco del Perello e collocato in mezzo ai boschi, fu edificato nel XVI secolo in un luogo in cui la leggenda vuole che a un contadino locale apparve per quattro volte la Madonna (o Santa Elisabetta) chiedendo la costruzione di una chiesa.
La struttura è costituita da tre chiese quasi sovrapposte, un campanile e locali per ospitare i pellegrini. All’interno si trovano affreschi del XVI secolo.
Sempre in ambito religioso merita menzione anche la chiesa parrocchiale, dedicata ai santi Filippo e Giacomo. Edificata nel corso del XV secolo e poi rifatta nei primi decenni del XX secolo, presenta interessanti opere pittoriche databili tra il XVI e il XVIII secolo, con un’interessante croce in rame argentato quattrocentesca.
Degne di nota sono anche la chiesa Santa Maria della Salute, di recente costruzione, e il santuario della Madonna della Neve.
Selvino è noto anche per via dei numerosi cristalli di quarzo presenti sul territorio, (I quarzi di Selvino libro di Aurora Cantini) rinvenibili nello strato roccioso risalente all’età quaternaria che ricopre le rocce mesozoiche (soprattutto Dolomia Principale e Calcari marnosi), descritti anche dagli storici Celestino Colleoni, Mario Muzio e Giovanni Maironi da Ponte.
Storicamente rilevanti sono anche la villa Piccinini, dove soggiornò il garibaldino Daniele, adibita a caffetteria, e la villa Ardiani. In quest’ultima operò il celebre artista Giacomo Manzù che, negli anni 1932 e 1933, vi dipinse numerosi temi quali la mitologia, il teatro, la filosofia, la musica, la poesia, la pittura, la bellezza, l’amore, la maternità, i frutti della terra e il mondo pastorale. Questi affreschi, sul finire del XX secolo, furono prima restaurati e poi traslati nella collezione della famiglia Ardiani, presso Milano.
Vi sono anche il parco Roccolino e la pineta di via Elvezia. Il paese, considerato una delle stazioni climatiche più frequentate della provincia di Bergamo, offre una serie di servizi volti a incentivare l’industria del turismo. Oltre al centro del nucleo abitativo, corredato da numerose attività commerciali quali negozi e hotel, vi sono parchi pubblici, aree verdi e spazi dove svolgere attività sportive quali nuoto, tennis, minigolf.
Nell’ambito degli sport invernali, è presente un piccolo comprensorio sciistico dotato di una seggiovia.
Sul territorio si snodano numerosi sentieri che si diramano verso le zone limitrofe e i fondovalle. Oltre alle più semplici passeggiate ai margini dell’abitato, su tutte quelle verso Salmezza e il Perello, nonché il periplo del monte Purito, vi sono molti altri itinerari contrassegnati da relativo segnavia del CAI. Tra questi il numero 514, che si inoltra nella valle del Cantor fino al santuario del Perello; il 515 e il 536, che raggiungono rispettivamente Albino e Trevasco (frazione di Nembro) passando dal Pià della Luera e il monte Cereto; il 533, con il quale si sale a Salmezza e ci si può spingere fino al Canto Basso e alla Maresana; il 535 e il 537, che arrivano fino a Lonno e infine il 550 che, sottostante alla funivia Albino-Selvino, solca la valle dell’Albina ricalcando il percorso un tempo utilizzato dalla via Mercatorum.
Il paese è noto nel mondo del ciclismo per la rinomata salita che vi giunge da Nembro, sul fondovalle della val Seriana, inerpicandosi per 10.5 km con 19 panoramici tornanti ma con pendenze non troppo impegnative: la massima è del 9.3% e la media del 5%. La salita è dedicata al ciclismo bergamasco, infatti in corrispondenza di ogni tornante è presente una targa che, oltre al numero progressivo e all’altitudine, riporta la dedica ad un ciclista orobico del passato.

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