ROGNO

Rogno [ˈroɲ(ː)o] (Rógn [ˈɾoɲ] in dialetto camuno Rògn [ˈɾɔɲ] in dialetto bergamasco) è un comune di 3 885 abitanti dell’Alto Sebino che anticamente era legato alla provincia di Brescia, tanto da farne ancora parte a livello di diocesi.
Il territorio, situato sulla destra orografica del fiume Oglio è prevalentemente formato da montagne. Il comune raggiunge il suo apice alla cima del monte Pora.
I primi insediamenti umani risalirebbero al Mesolitico (circa nel VI millennio a.C.), quando gruppi di cacciatori si insediarono in queste zone (famosi sono i resti rinvenuti poco distante del cosiddetto “uomo camuno”), in una località denominata Coren Pagà. Qui sono stati rinvenuti importanti reperti ed incisioni rupestri di notevole fattura, risalenti anche al Neolitico
«Più oltre in amena pianura si incontra Rogno, Terra, benché non molto grande, però di cospicua fama per esser capo di una grande pieve e sede arcipresbiteriale…»
(Gregorio Brunelli, «Curiosi trattenimenti contenenti ragguagli sacri e profani dei popoli camuni», 1698[8])
Scavi archeologici e fotografie aeree hanno rilevato la presenza di un antico porto risalente a questo periodo.[senza fonte]
Di tale periodo rimangono una lapide celebrativa dedicata a Druso, il figlio dell’imperatore Tiberio, e una pietra tombale dei coniugi Reae Trumiae, sacerdote del culto di Cesare e Ennae Tresiae che si trova ora murata sulla sommità del campanile della pieve di Santo Stefano.
Rogno fu il capoluogo di una delle quattro circoscrizioni (pievatici) in cui era suddivisa la Comunità di Valle Camonica. Il pievatico di Rogno comprendeva i comuni di Rogno, Darfo, Gianico, Artogne, Erbanno, Gorzone, Sciano, Anfurro, Angolo.
Seguirono numerose lotte che portarono a comandare su Rogno i Visconti, ed i loro alleati locali la famiglia ghibellina dei Federici, il breve periodo di Pandolfo III Malatesta, fino all’arrivo della Serenissima che di fatto pose termine alle dispute medievali tra guelfi e ghibellini, assicurando pace sino al 1797.
In seguito, il comune di Rogno passò alla Repubblica bresciana, alla Repubblica Cisalpina e al Napoleonico Regno d’Italia. Il comune fu poi soppresso nel 1809 e aggregato come frazione al comune di Darfo. Fu ricostituito nel 1816 durante la riorganizzazione del Regno Lombardo-Veneto ed insieme agli altri comuni della Valcamonica (localizzati a est del fiume Oglio) fu aggregato al distretto di Breno e alla delegazione provinciale di Bergamo.
Nel 1838 Rogno fu separato d’autorità dal distretto di Breno e aggregato al distretto di Lovere. Con la proclamazione del Regno d’Italia, il distretto di Breno tornò in provincia di Brescia, ma Rogno, essendo ormai aggregato a Lovere, rimase in provincia di Bergamo, dov’è tuttora.
Si annoverano ripetuti tentativi del consiglio comunale, tra il 1871 e il 1912, di modificare la denominazione dell’ente da “Comune di Rogno” in “Comune di Castelfranco di Rogno” oppure “Comune di Castelfranco Camuno”, sempre falliti per diniego delle superiori autorità
Molto importante è la chiesa di Santo Stefano Protomartire, nota anche come pieve di Rogno. Riedificata ed ampliata più volte, conserva ancora la facciata originaria dell’edificio sacro risalente alla fine del VII secolo. Fra le opere degne di nota, all’interno è presente una pala ad olio su tela raffigurante il Martirio di Stefano, eseguita da Domenico Carpinoni, un grande olio su tela raffigurante il Discorso di Stefano di Pietro Corbellini, due oli su tela di scuola lombarda del XVII secolo raffiguranti lo Sposalizio di Maria e il Riposo durante la fuga in Egitto, una Via Crucis seicentesca in stile popolare, un grande olio su tela seicentesco raffigurante la Madonna Assunta con i santi Fermo, Rocco, Carlo e Antonio in stile popolare. I medaglioni della volta portano affreschi di Enrico Peci (1927) su temi della vita di santo Stefano. L’organo a canne è pregevole opera di Giovanni Tonoli (1875).
La chiesa parrocchiale di Castelfranco è dedicata ai santi Pietro e Paolo, e all’interno si possono ammirare sculture ed intarsi di scuola fantoniana. Della bottega dei Fantoni è un grande gruppo scultoreo raffigurante la crocifissione. Si può inoltre visitare, nella località Rondinera, la chiesa sussidiaria di santa Maria Ausiliatrice e san Francesco d’Assisi. In questa si può ammirare un mosaico raffigurante quest’ultimo santo.
Architetture militari
Nella frazione Castelfranco si possono ammirare pochi resti delle mura medievali poste a protezione del borgo.
Numerose sono le escursioni che si possono compiere sui monti circostanti, adatte ad ogni tipo di utenza, specialmente partendo dalle frazioni di San Vigilio e Monti (mete di turismo), da cui si possono ammirare le zone del fondovalle, con splendidi colpi d’occhio. Rogno è anche noto per le ripide pareti di Verrucano Lombardo che dominano il paese, molto popolari fra gli appassionati rocciatori.
Ruggero Conti e il suo film su Rogno:
“Sei sindaci che raccontano il paese. Un viaggio commovente e storico”
l’idea di Cristian Molinari sindaco di Rogno dal 2019, era quella di narrare la storia del Comune attraverso la voce dei suoi 7 sindaci ancora in vita.
Mario, Ernesto, Ferruccio, Aldo, Guerino, Dario e Cristian. Sindaci che coprono infatti un periodo ininterrotto di 60 anni alla guida del paese, dal 1960 ai giorni nostri.
C’era chi dopo aver ricevuto l’invito ha pazientato, si è seduto al tavolino ogni sera, e per settimane ha ricostruito la storia dei suoi mandati. E pensava di non sentirsela di parlare, ha scritto una lettera al posto dell’intervista, poi invece si è convinto, ed è stato un fuoriclasse. C’era chi era già molto scafato nell’arte del farsi intervistare. Chi si è fatto un po’ desiderare, ma non troppo. Chi ha saputo aspettare le lungaggini dell’intervistatore. Chi è andato a spulciare nei vecchi ricordi di quando era in amministrazione.
Mario è stato “contento di essersi ricordato tutto”, e l’ho “fatto tornare giovane” (ma lui è ancora giovane), Aldo si è messo il maglione elegante di quando va a teatro, Dario ha dedicato un intero pomeriggio di un giorno feriale, e so che vuol dire tanto. Guerino si è commosso più di una volta. Ernesto ha aperto le porte del suo ufficio da mega-direttore-galattico, Ferruccio ha messo a posto quel piccolo difetto estetico, tutti hanno aperto le porte di casa loro con la massima disponibilità. E li ringrazio tantissimo”. “Rogno 1960,2020 – Storia moderna di un piccolo paese” è un doc in ordine semi-cronologico: si svolge seguendo il corso degli ultimi 60 anni, ma sovente ci sono battute che riportano indietro o avanti nel tempo. Tra una voce e l’altra, quasi per caso, si inserisce una figura femminile: prima bambina, poi ragazza, quindi giovane donna, adulta, matura. E’ l’immagine del Comune che con gli anni si forma, prende coscienza di sé, come una persona in carne e ossa. Il documentario è commentato dalla splendida colonna sonora originale di Andrea Serventi.
Il messaggio di fondo è che l’amministrazione
NON c’entra (quasi) niente con la politica;
è la difficoltà di amministrare un piccolo comune che così piccolo poi non è;
è la volontà di perseguire il Bene Comune
Una delle ultime scene di questo documentario è stata girata alla Fontana dei Motociclisti, tra le frazioni montane di San Vigilio e Monti. E se guardate bene, su una delle pietre di quella fontana, ci sta scritto: fonte di salute e di pace. Mi sembra un buon augurio per il futuro.
Il film è andato in onda a dicembre su Tele Boario.

ROGNO

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