PIARIO

Piario [piˈaːɾjo] Piér [piˈeɾ] in dialetto bergamasco è un comune italiano di 1 070 abitanti. Situato nella Valle Seriana superiore, si trova a circa 35 chilometri a nord-est del capoluogo orobico ed è compreso nella Comunità montana della Valle Seriana
Compreso tra i circa 490 m s.l.m. della porzione meridionale e gli 844 metri del monte Né è delimitato ad ovest dal corso del Serio, che lo suddivide amministrativamente da Villa d’Ogna (tratto a monte) e Parre nella zona di Martorasco (tratto più a valle). Sull’opposto versante della valle i limiti della municipalità ripartono dalla zona in cui inizia la pineta fino a risalire le pendici dei monti Cucco (771 m s.l.m.) e Sapèl Né (844 m), piccole propaggini che delimitano il paese da Clusone e dal suo esteso altipiano.
La prima vera e propria opera di urbanizzazione fu opera dei Romani, che conquistarono la zona e la sottoposero a centuriazione, ovvero ad una suddivisione dei terreni a più proprietari, a partire dal I secolo d.C.. Fu in quel periodo che nelle montagne limitrofe cominciarono ad essere sfruttate numerose miniere, per lo più di ferro, che portarono un notevole incremento demografico.
I Longobardi a partire dal VI secolo si radicarono notevolmente sul territorio, influenzando a lungo gli usi degli abitanti: si consideri infatti che il diritto longobardo rimase “de facto” attivo nelle consuetudini della popolazione fino alla sua abolizione, avvenuta soltanto nel 1491.
Con il successivo arrivo dei Franchi, avvenuto verso la fine dell’VIII secolo, il territorio venne sottoposto al sistema feudale, con il paese che nel 774 venne assegnato, al pari di gran parte della valle, ai monaci di Tours per poi essere infeudato al Vescovo di Bergamo a partire dal 1026. Dopo l’anno mille, cominciarono a svilupparsi un nucleo ben definito in quelli che adesso è il centro storico del paese. Per trovare un documento che attesti l’esistenza del paese bisogna aspettare fino all’anno 1405, in cui vengono registrate alcune transazioni per conto della Misericordia di Clusone. Nel 1414 una sentenza di morte ai danni di Antonio di Capitani di Scalve rende giustizia del tentato omicidio con furto di un certo Giovanni di Andreolo di Piario.
All’inizio del XVI secolo la comunità riuscì ad ergersi a parrocchia, come testimoniato dalla cronotassi dei parroci, mentre per l’indipendenza a livello amministrativo si dovette aspettare fino al 1636, quando Oltrascenda si separò da Clusone: la Senda era difatti la strada che separava il capoluogo baradello dagli altri borghi. La nuova entità inizialmente comprendeva anche Valzurio, Nasolino, Villa ed Ogna, borghi da cui Piario si separò nel 1648, con la denominazione di Pierro
Ma i commercianti del borgo di Piario cominciarono a farsi conoscere anche al di fuori dei confini della Serenissima, grazie al commercio del Panno grosso, per il quale ottennero nel 1714 dall’imperatore Carlo VI la concessione a:
«Condurre e dimorare senza alcuna molestia o impedimenti in tutte le province dell’impero, con armi e cavalli, per il commercio dei panni e del ferro in Moravia, Austria e Boemia.
Tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX Piario fu interessato da un importante crescita demografica, complice l’insediamento della manifattura Festi e Rasini nel comune confinante di Villa d’Ogna. Questa situazione permise di raddoppiare il numero degli abitanti, che passarono dai 271 del 1881 ai 581 del 1921
L’edificio di principale interesse è la chiesa parrocchiale, dedicata a sant’Antonio abate. Edificata nel XV secolo in luogo di un precedente edificio di culto dalle dimensioni più ridotte, fu soggetta ad una quasi totale ricostruzione avvenuta nel 1671. All’interno si possono trovare opere di grande pregio, tra cui una tela di Domenico Carpinoni, una tempera su tela raffigurante la Natività attribuita a Giacomo Borlone de Buschis, l’altare maggiore in legno intagliato e dorato di Giovanni Piccini da Nona (1690–1710) ed un altare in legno nella Cappella della Vergine del Rosario, opera di Grazioso Fantoni il Giovane del 1774. Di interesse anche la pala d’altare di Enrico Albrici da Vilminore (1714–1775) e gli affreschi datati fra 1466 e 1494. Il campanile, edificato in pietra squadrata nel 1499, possiede un concerto di cinque campane datate tra il 1799 ed il 1809.
Interessante è l’edificio in via Mazzoletti, forse un tempo utilizzato come monastero e considerato la struttura più antica del paese, che si presenta con arcate ed affreschi del XIII secolo solo parzialmente conservati.
Merita inoltre menzione la casa Museo dei Rundenì, nella quale sono ricostruiti gli ambienti e gli stili di vita della gente di Piario della fine del XIX secolo. Dotata di cortile con porticato, possiede quattro stanze suddivise su due piani con scale in legno, tutto rigorosamente autentico.
A sud dell’abitato si trova l’ospedale civile stabile recuperato dei locali dell’antico sanatorio, risalente all’inizio del XX secolo, presenta un ampio parco e dei lineamenti in stile liberty.
Il nuovo Sanatorio di Groppino fu inaugurato nel marzo 1929 nella località Groppino del comune di Piario, e doveva ospitare i pazienti aventi malattie polmonari prevalentemente la tubercolosi. Quando fu inaugurato poteva ospitare 186 pazienti nei due reparti, maschile e femminile. Dal 2008 lo stabile ospita i reparti dell’Ospedale M.O. A. LOCATELLI
La località di Groppino prende il toponimo dal territorio che si presenta come piccolo promontorio detto groppo staccato dall’altopiano clusonese, anche se il suo nome anticamente era Grupinum che significherebbe gruppo di pini, il territorio presenta, infatti, un ricco bosco conifero. Sul luogo, dagli atti della visita pastorale del 1575 di san Carlo Borromeo, risulta che vi era una piccola chiesa intitolata a Santa Croce: Oratoriun item S. Crucis loci Gruppini quod pat
Il territorio aveva una ricca sorgente d’acqua che, a detta della cittadinanza, aveva portentosi poteri terapeutici venendo chiamata la funtanéla de màlacc, tanto che il 6 ottobre 1895 Gualteroni Giuseppe di Ornica, medico generico, acquistò il terreno dove si trovava la sorgente dai fratelli Legrenzi Giovanni, Matilde e Il Gualteroni pensò di sfruttare le qualità benefiche della fonte, con l’apertura delle terme benefiche, la produzione e l’imbottigliamento, attività inaugurata il 10 giugno 1906 Successivamente costruì edifici adibiti ad albergo. Alle bottiglie veniva posto lo stemma raffigurante il bosco di pini circondato da un nastro con le stritte lux-Aer volendo indicare non solo il valore delle acque ma anche la locazione salubre delle terme
Alla fine della grande guerra Sebastiano Zilioli sindaco di Bergamo, vedendo l’aumento del numero degli ammalati di tubercolosi a causa delle gravi situazione economiche in cui versavano le famiglie, con l’aiuto di personaggi esperti in campo medico, e con la convinzione che la guarigione richiedeva accertamento-cura-isolamento fondò le Opere Antitubercolari Bergamasche scegliendo come località per le cure quell’albergo da tempo in disuso in alta Val Seriana
Ma nel 1925 il sanatorio ormai a pieno regime passò sotto l’amministrazione della Provincia di Bergamo, e a novembre del 1928 fu inaugurato il nuovo Sanatorio di Groppino. Il giornale La Voce di Bergamo scrisse:
«al sanatorio di Groppino, Bergamo può guardare come ad una conquista […] dobbiamo sentire con tutta fierezza che questo sanatorio è una grande opera…la più moderna ed attrezzata di quante consimili ne contino la e province italiane»
(La Voce di Bergamo)
Nel parco del reparto maschile furono piantati 190 cedri del libano, in quello Casali due chilometri di siepe di ligustro già alta 2,50 m. e si consideri la presenza di 15.000 piante conifere. Questo per garantire un’ottima ossigenazione del territorio ma anche un ambiente piacevole per i pazienti
Nel 1926 il manifesto pubblicitario dell’Albergo Milano a Groppino, fu esposto alla mostra milanese del 1926, che curava la ricostruzione della storia delle terme. Da questo si deduce che era costruito in stile Liberty dall’impronta molto floreale.
Il nuovo ospedale di cura fu composto da un fabbricato dalla forma detta ad aeroplano, composto da due ali laterali rivolte a sud aventi un ampio sottotetto a copertura della grandi terrazze poste su due livelli. La camerate erano di grandi dimensioni e potevano ospitare fino a sei letti. Serve considerare che la degenza era sempre per lunghi periodi, e che le verande dove i malati potevano trascorrere parte del tempo curativo, era importante che fossero abbastanza capienti per ospitare ogni paziente. I locali per i medici si trovavano al piano terra. Furono aggiunti altri stabili, per le caldaie, un’officina, e quanto serviva per il personale infermieristico
Questo lungo racconto, incentrato sul Sanatorio ha la volontà di ricordare che già gli anticorpi e un aria salubre ed ottimamente ossigenata possono guarire anche le epidemia più forti.
A Groppino i malati di curano ancora oggi con:
Tempo e pazienza
Presenza sul territorio
Personale medico preparato ed accogliente
Spazi salubri e cure della persona
A Groppino si ferma il tempo per dare tempo alla Guarigione, del corpo e dell’anima
Proprio stamattina ho letto una lettera di ringraziamento a tutto il personale dell’ospedale scritta da una persona guarita ed assistita egregiamente in questo ospedale.
Abbiamo bisogno di medici, di strutture sanitarie capillari ed efficiente, a misura d’uomo
Tutto ciò che purtroppo, da vent’anni a questa parte, la destra italiana e lombarda hanno distrutto
A questi formigoniani, berlusconiani, popolani padani, non interessa la cura efficacissima di prossimità, ma quella economicamente efficientissima dei grandi poli ‘commerciali’ in cui la salute è diventata una grande fonte da cui attingere denaro. Guarigioni prezzolate

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