PUMENENGO

Pumenengo [pumeˈnɛŋɡo , pumeˈneŋɡo] (Pömenèngh [pømɛˈnɛŋk] o Pümenèngh [pymɛˈnɛŋk] in dialetto bergamasco) è un comune italiano di 1 712 abitanti situato nella pianura orientale bergamasca, al confine con la provincia di Brescia
Pumenengo, difatti sta a significare proprietà di Pumeno, con la caratteristica desinenza longobarda -engo.
Si sa che questi territori vennero donati in feudo, unitamente alle zone circostanti, al Vescovo di Cremona già nell’XI secolo.
Fu però con l’arrivo della signoria dei Barbò che il borgo ebbe un periodo di notorietà, durante il quale, risentendo delle lotte di fazione tra guelfi e ghibellini, ritenne necessario dotarsi di numerosi edifici fortificati. Tra questi il principale era indubbiamente il castello dei conti Barbò, facente parte di una serie di fortificazioni poste a difesa delle rive occidentali del fiume Oglio
Il castello di Pumenengo sorge su un terrapieno posto a ridosso della vallata che conduce al fiume Oglio; è inoltre lambito dal Naviglio Pallavicino, che poi continua nel suo percorso verso Cremona.
La storia di questo edificio è fortemente legata a quella della signora di Milano Beatrice Regina della Scala, che acquistò questo territorio, insieme a quello di Calcio e di Floriano, la cosiddetta Calciana Inferiore, da tale Cabriolo Aliprandi nel 1366, che a sua volta lo aveva ricevuto in permuta dai monaci del convento di San Lorenzo di Cremona due anni prima. Benché la signora di Milano abbia fatto erigere diversi castelli nei suoi territori, ad esempio quello di Pandino, come struttura di villeggiatura, nessun documento attesta che il castello di Pumenengo sia stato voluto da lei; è molto probabile invece che esistesse una fortificazione risalente al XII secolo, resasi necessaria a causa dei continui conflitti con il borgo di Rudiano, per motivi legati al passaggio sul fiume. Regina della Scala, nel tentativo di far ripartire da un punto di vista economico e sociale i suoi possedimenti, ottenne dal marito Bernabò Visconti delle agevolazioni fiscali che sarebberodurate fino al 1796. Tutto questo non servì a rilanciare l’economia del territorio e fu così che la signora di Milano, fra il 1380 e il 1382, smembrò e vendette il suo feudo ad alcune famiglie nobili, che avevano il compito di gestire insieme la Calciana Inferiore, dando vita al Condominio, dove varranno sempre le agevolazioni fiscali volute dalla precedente proprietaria. Pumenengo venne ceduta alla famiglia di origine soncinese dei Barbò, che subito si insediarono nel castello e vi rimasero fino agli inizi del XX secolo. La posizione sul terrapieno ha fortemente condizionato la planimetria dell’edificio: a differenza di altri castelli di pianura, che presentano una pianta quadrata con una torre per ogni angolo, il castello di Pumenengo ha una pianta trapezoidale, con sole tre torri. Per supplire alla mancanza della torre sud-est si è provveduto a rinforzare il muro con una massiccia scarpatura. Tutto l’edificio è circondato da fossato. L’ingresso si trova ad ovest e permetteva l’ingresso in un rivellino, ancora ben conservato. L’accesso avveniva mediante un ponte levatoio, oggi sostituito da un ponte fisso, e da una pusterla, oggi murata. Oltre il rivellino si apriva la corte interna del castello, su cui si affaccia la torre di nord-ovest, un tempo utilizzata come prigione, cui si accedeva per mezzo di una scala esterna. La famiglia Barbò ha vissuto esclusivamente nell’ala meridionale dell’edificio, apportandovi delle modifiche: nelle sale che oggi ospitano la biblioteca si possono ammirare i soffitti con volte ad ombrello risalenti al XVII secolo; nel seminterrato si trova una grande sala rettangolare voltata a botte, che affianca la cappella castellana, che conserva al suo interno degli affreschi piuttosto rovinati, risalenti con tutta probabilità al XVI secolo. I piani superiori invece conservano decorazioni del XIX secolo
Nel castello si trova un pozzo dove si dice venissero cacciati i nemici in fase di attacco.
Ma c’è una leggenda: un pianto misterioso di bambina si sente ogni anno in particolari occasioni.
Il fantasma del pozzo
Accanto al castello si trova la chiesa parrocchiale settecentesca, dedicata a San Pietro & San Paolo Apostoli. Originariamente era una cappella gentilizia dell’attiguo castello, e fu ampliata nel XVIII secolo quando venne destinata ad uso pubblico. All’interno si possono trovare opere di alto pregio.
In direzione di Calcio si trova il santuario della Madonna della Rotonda eretto in occasione di un’apparizione, presenta dipinti di Giulio, Vincenzo ed Antonio Campi. Costruito grazie alle donazioni dei conti Secco e Barbò, il santuario è opera dell’architetto controriformistico Pellegrino Tibaldi. Ad aula centrale, questo spazio è circondato da un deambulatorio; al di sopra si apre il matroneo, dove sono presenti ancora affreschi tardocinquecenteschi. Molto bello è l’altare maggiore, che si scorge subito, entrando in chiesa, caratterizzato da finti panneggi in stucco che incorniciano la pala d’altare, realizzata negli anni Trenta del Novecento. Alle pareti del deambulatorio trovano collocazioni quattordici quadri rappresentanti le Stazioni della Via Crucis, purtroppo piuttosto rovinate, di anonimo autore settecentesco.
Si narra che il 24 maggio 1585, ad un sordomuto di Calino, trasferitosi da poco a Pumenengo e di nome Zamboni Francesco, apparve la Madonna, e gli impose di invitare il proprietario del fondo, conte Francesco Barbò, di erigerle un tempio dove allora esisteva una semplice cappelletta campestre.
Il sordomuto, riacquistata improvvisamente la favella, compiva la celeste missione comprovando in se stesso la verità di quanto asseriva; onde il piissimo Signore, convinto, si affrettava ad effettuare il desiderio della Vergine Santissima, e a tre anni (nel 1588) col concorso del conte Antonio Secco, uno dei Condomini di Calcio e con le offerte del popolo di Pumenengo, dava costruito il sacro edificio.
La Madonna mostrò subito di gradire tanta prontezza nell’aderire al suo volere col concedere molte grazie, delle quali stavano a testimoniare centinaia di tavolette votive che ornavano le pareti del tempio. La pietà e la munificenza della Nob. Famiglia Barbò, patrona del magnifico tempio, lo aveva pure fornito abbondantemente di dote e lo restaurò più volte. Nel 1873 il conte Giacomo, riparatolo a nuovo, vi aggiungeva sulla sommità della cupola una statua dorata che il tempo in breve consumò perché di materiale non resistente. A tutti è noto il doloroso abbandono in cui fu lasciato il Santuario durante la guerra e nell’immediato dopoguerra. Dopo 10 anni di pratiche laboriose, nel gennaio 1932, il Parroco e la Fabbriceria ebbero la consolazione di firmare un istrumento in forza del quale la Nob. Famiglia Barbò disponeva un capitale per la riadattazione del tempio e per un parziale adempimento degli oneri di culto, rinunziando altresì a qualunque diritto di patronato.
Nello stesso anno la R. Sovraintendenza dei monumenti di Milano procedeva alle opere di restauro con generoso concorso dei fedeli, i quali vollero pure il tempio sormontato da nuova statua della Vergine in rame dorato a perpetuo ricordo della rivendicazione del Santuario di Lei. Ora, dalla riconoscente gratitudine del popolo per le grazie che la Divina Madre ha di nuovo ripreso a dispensare, si attende il concorso alla riparazione dei preziosi affreschi della cupola e dei cornicioni a stucco deperiti assai per le filtrazioni avvenute nel lungo tempo della desolazione.
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Pumenengo: castelli e fantasmi, arte e sacro, natura e cibo, storia ed eleganza.

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