PRESEZZO

Presezzo [pɾeˈzeʦːo] (Presèz o Presèss[6] [pɾɛˈzɛs] o Preséss [pɾɛˈzes] in dialetto bergamasco) è un comune di 4779 abitanti.
Presezzo ha una storia abbastanza lunga: si sa della sua esistenza fin dai tempi dei Romani. A quell’epoca il nome del paese derivava dalla parola latina Praesidium. Il nome fu mutato solo nel 1263.
L’attuale territorio comunale è il risultato dell’unione di due comuni, Capersegno e Presezzo, che si sono uniti nel XIII secolo. Capersegno rappresenta la parte più antica del comune; in quel territorio sorgeva un castello, di cui ora rimangono alcuni resti.
La storia di Presezzo durante in Medioevo è molto simile e legata a quella del capoluogo della provincia. Come gran parte della Lombardia, il comune è stato invaso dai Longobardi e dai Franchi, che si sono alternati nel dominio della zona.
Verso il XVI secolo la zona si impoverì fortemente a causa delle numerose guerre che coinvolsero gli Stati confinanti all’Italia e anche i milanesi e veneziani. Una svolta verso la normalità si ebbe sotto il governo dei veneziani, anche se il potere della Serenissima si fece sempre meno sentire. Ciò causò la crescita del potere dei Signori e della borghesia locale.
Un’altra piaga per il territorio fu l’epidemia di peste che si ebbe nel 1630 e che fu notata per la prima volta da Giovanni Maria Mazzi.
Successivamente il territorio presezzese e quello limitrofo fu ceduto all’Austria dal Regno d’Italia, in seguito al Trattato di Campoformio. Durante il fascismo il territorio era ancora piuttosto rurale e uno sviluppo del territorio si ebbe solo alcuni anni dopo la fine della seconda guerra mondiale.
A Presezzo si trovava inoltre una caserma militare, intitolata alla medaglia d’oro al valore militare Riccardo Moioli, fante italiano perito in Grecia nel 1944, nel corso della seconda guerra mondiale. Moioli, nonostante colpito una prima volta all’occhio da un proiettile nemico, continuò nella battaglia, finché non venne raggiunto da un secondo colpo, questa volta fatale, che lo uccise. Le sue ultime parole furono “Viva l’Italia” e proprio per questo gli è stato attribuito questo importante riconoscimento.
Il passaggio della caserma dallo Stato al Comune è stato portato a termine il 25 novembre 2006, quando il vice-ministro dell’Economia ha firmato il decreto che autorizza l’Agenzia del Demanio a cedere la struttura al Comune. Dei circa 32.000 m² della costruzione sono stati ceduti al comune ed i restanti 10.000 m² venduti a privati. Termina così un iter iniziato nel 1993. Il progetto di riqualificazione dell’area viene portato a compimento nel 2014. Dove un tempo fu la caserma sorge ora una piazza.
Altre importanti costruzioni sono il Palazzo Furietti-Carrara, che si affaccia sulla via principale ed è di costruzione seicentesca, restaurato tra il 1997 e il 1999. Il palazzo conteneva un ciclo di pregevoli affreschi di Gian Paolo Cavagna che, nonostante fossero sotto tutela del ministero competente, furono strappati tra il 1939 e il 1942 dagli ultimi proprietari del palazzo e tuttora dispersi. Degli affreschi rimangono solo delle fotografie in bianco e nero.
In ambito religioso molto importante è la parrocchiale di San Fermo e Rustico. Edificata nel 1875 in luogo di un precedente edificio di culto (oratorio), presenta numerose opere dedicate ai due santi protettori ricavate dalla precedente parrocchiale. La chiesa possiede un organo modificato dai fratelli Serassi intorno al 1801. L’organo è stato completamente restaurato nel 1984. Il sagrato è stato recentemente ristrutturato, lastricato e adornato da due olivi
Il paese è attraversato dalla strada provinciale 166, che praticamente taglia il paese da ovest a est. Lungo la strada provinciale (via Vittorio Veneto) si concentrano tutti i negozi e i bar principali. Anche la sede del municipio si trova lungo la stessa via. Il paese dista circa 8 km da Bergamo ed è attraversato dal torrente Lesina, che nasce ad Almenno San Bartolomeo, presso Carosso. Il regime del torrente è irregolare, e a causa di ciò sono frequenti le piene e le esondazioni, anche se l’amministrazione ha provveduto all’allargamento degli argini, per evitare gli incidenti degli anni passati, che hanno provocato anche danni alla scuola media, sita nelle vicinanze del torrente.
Con la presenza di numerosi istituti superiori, Presezzo risulta un punto di riferimento per i comuni del Consorzio dell’Isola bergamasca; la scuola media, invece, è situata in via Montessori.
Il grande Palazzo Furietti Carrara che si affaccia su via Vittorio Veneto a Presezzo. Oggetto in anni recenti di un importante e lungimirante recupero voluto dal Comune, che promette – in un futuro si spera non troppo lontano – di lasciare alle spalle l’esperienza della pandemia. Trasformandolo così nel polo culturale e museale di riferimento dell’Isola.
Il nucleo originario, che lo connotava come dimora di campagna circondata da estesi terreni, sorse tra il 1580 e il 1590 per volontà di Guarisco dei Sonzogni, detto “Furietti”, facoltoso mercante originario della media Valle Brembana. Nel Settecento, il complesso passò nelle mani della famiglia Gualandris senza subire sostanziali modifiche, ma fu con la famiglia Carrara che il suo aspetto mutò radicalmente.
La fisionomia architettonica attuale, infatti, è frutto della riorganizzazione neoclassica operata da Nicolino da Calepio che, alla fine del Settecento, trasforma l’edificio per dotarlo di tutti i requisiti architettonici e di status symbol di una residenza urbana. Oggi il palazzo al piano terra conserva nella struttura il suo aspetto rinascimentale, mentre il piano nobile è frutto della sistemazione tardo settecentesca.
Attraverso un elegantissimo portico con volta a vele, decorata a grottesche con i temi delle Stagioni e delle Virtù Teologali e Cardinali, si accede al grande salone di rappresentanza affrescato con le Fatiche di Ercole e alle tre salette più piccole, sulle cui volte sono raffigurati il Carro di Apollo, Susanna al bagno e Giuditta e Oloferne.
Il ciclo pittorico è documento prezioso per gli studi della grande decorazione dei palazzi signorili a Bergamo nel Cinquecento. Ed è particolarmente interessante perché una delle testimonianze più significative dell’attività di frescante del pittore bergamasco Giovan Paolo Cavagna, che qui mette chiaramente in scena un ambizioso programma iconografico che incrocia episodi biblici e mitologici, sacri e profani.
Di questo ciclo, purtroppo, oggi possiamo ammirare soltanto tracce – ben leggibili ma pur sempre tracce – che è quanto ci ha lasciato lo strappo degli affreschi eseguito tra il 1939 e il 1942 su richiesta della famiglia Carrara, in accordo con il Comune di Presezzo cui veniva subito dopo ceduto l’edificio.
Qui la vicenda si fa molto curiosa, in quanto da quel momento dei dipinti murali strappati si è persa ogni traccia. Soltanto di recente, alla fine del 2014, una inattesa segnalazione ha consentito di individuare il luogo in cui sono stati custoditi in tutti questi decenni. Ad acquistare l’intero ciclo dalla famiglia Carrara, infatti, fu Tomaso Buzzi, eccentrico e affascinante personaggio, architetto, artista e uomo di cultura tra i più importanti e visionari del Novecento. Buzzi a Montegiove, tra le colline di Montegabbione in Umbria, ha ideato e realizzato la cittadella de La Scarzuola, una sorta di sua città ideale, surreale e impossibile da descrivere, sorta attorno a un duecentesco convento francescano.
Progettata per costruzioni tutte in tufo, raggruppate in sette scene teatrali, il “villaggio” di Buzzi è una metafora della vita, sovraccarica di riferimenti simbolici, riferimenti e citazioni, tutti da decifrare, come era tipico del linguaggio ermetico dell’aristocrazia massonica del Settecento.
È in questa città incantata, sacra e profana, unica al mondo, che hanno trovato posto anche gli affreschi bergamaschi del Cavagna, uno dei quali ha fatto anche da testiera al letto in cui ha soggiornato Giovanni Paolo II in visita alla Scarzuola.
Palazzo Furietti Carrara oggi non è visitabile, se non in occasione dell’apertura di mostre temporanee e iniziative, ma Promoisola organizza visite guidate in programma una domenica al mese. Il Palazzo costituisce, inoltre, una delle tappe d’obbligo di un itinerario alla scoperta di ville e castelli dell’Isola Bergamasca, proposto sempre da Promoisola e da percorrere in autonomia.

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