PONTE NOSSA

Ponte Nossa [ˈponte ˈnɔsːa] (Nòssa [ˈnɔsa] in dialetto bergamasco) è un comune di 1739 abitanti.
I primi insediamenti umani sarebbero riconducibili al VI secolo a.C. quando nella zona si stabilirono popolazioni di origine ligure dedite alla pastorizia, tra cui gli Orobi. Ad essi si aggiunsero ed integrarono, a partire dal V secolo a.C. le popolazioni di ceppo celtico, tra cui i Galli Cenomani che, secondo una leggenda perorata da Luigi Furia, si insediarono nei pressi delle sorgenti della Nossa, considerando la fonte d’acqua un luogo sacro dove svolgere riti propiziatori ed amministrare la giustizia.
Si trattava tuttavia di presenze sporadiche, che non formarono mai un nucleo abitativo definito. La prima vera e propria opera di urbanizzazione fu invece opera dei Romani, che conquistarono la zona e la sottoposero a centuriazione, ovvero ad una suddivisione dei terreni a più proprietari, a partire dal I secolo d.C. Questa opera assegnò appezzamenti più o meno vasti a coloni e veterani di guerra, di origine o acquisizione romana, i quali bonificarono i terreni al fine di poterli sfruttare per coltivazioni agricole ed allevamento di bestiame.
Con l’arrivo dei Longobardi si radicò notevolmente sul territorio il diritto longobardo, che rimase “de facto” attivo nelle consuetudini della popolazione fino alla sua abolizione, avvenuta soltanto nel 1491.
Con il successivo arrivo dei Franchi, avvenuto verso la fine dell’VIII secolo, il territorio venne sottoposto al sistema feudale, con il paese che inizialmente venne assegnato, al pari di gran parte della valle, ai monaci di Tours per poi essere infeudato al Vescovo di Bergamo.
Nel tardo medioevo si verificarono importanti innovazioni tecnologiche, che diedero notevoli risvolti anche in ambito economico. Sfruttando la vicinanza delle miniere e la ricchezza d’acqua di cui disponeva il territorio, lungo il corso del torrente Nossa vennero introdotti alcuni magli che permisero la lavorazione di metalli, dai quali si ottenevano utensili ed attrezzi.
Alla definitiva pacificazione si arrivò nella prima metà del XV secolo, grazie al passaggio alla Repubblica di Venezia, avvenuto nel 1427 dopo un’espressa richiesta di Bergamo e delle sue valli, e ratificato dalla Pace di Ferrara del 1428. La Serenissima garantì una diminuzione della pressione fiscale ed offrì maggiore autonomia, dando inizio ad un periodo contrassegnato da tranquillità in cui l’intera zona riprese a prosperare.
Tra gli eventi negativi sono da ricordare due epidemie di peste, entrambe anticipate da violente carestie: la prima ondata vi fu tra il 1503 ed il 1506, mentre la seconda, raccontata da Alessandro Manzoni, scoppiò tra il 1629 ed il 1631 e causò la morte di sole tre persone. L’epidemia mortifera, che dimezzò il numero degli abitanti di numerosi paesi della media e bassa valle Seriana, fu limitata soprattutto grazie alle misure precauzionali adottate dalla popolazione, che stabilì posti di guardia a Sud del paese presso il ponte del Costone ed a Nord presso lo sbocco della val Nossana, bloccando anche ogni tipo di commercio.
Il blocco però limitò notevolmente le attività artigianali ed ebbe effetti negativi sui commerci, situazione che peggiorò ulteriormente la già problematica condizione dei nossesi. Questi, nella descrizione redatta nel 1596 dal capitano veneto Giovanni Da Lezze, sono difatti così descritti:
«Questa gente è povera, lavorano nella ferarezza nel fare chiodi in diverse botteghe facendosi in questo luogo circa 5000 pesi de chiodi…».
Ma il potere della Repubblica di Venezia era ormai agli sgoccioli, tanto che nel 1797, in seguito al trattato di Campoformio, venne sostituita dalla napoleonica Repubblica Cispadana. Il cambio di dominazione comportò nel 1809 una revisione dei confini mediante un’imponente opera di accorpamento dei piccoli centri ai più grandi: in questo frangente Ponte Nossa venne accorpata, unitamente a Premolo, al vicino comune di Parre.
L’unione tra i tre borghi durò poco, dal momento che nel 1816, in occasione del nuovo cambio di governo che vide subentrare l’austriaco Regno Lombardo-Veneto alle istituzioni francesi, questi vennero nuovamente scissi.
Nella seconda parte del XIX secolo, contestualmente all’Unità d’Italia, si verificò uno sviluppo dell’industria, favorito dall’attività dei magli che permettevano di alimentare numerose attività legate alla produzione ed al commercio di materiale siderurgico. Il principale elemento estratto era la calamina, un miscuglio di minerali a base di zinco molto presente nei monti attorno al paese, che veniva poi depositata nella piazza principale del centro abitato (l’attuale piazza Giovanni Paolo II), dove erano collocate forni per la lavorazione del materiale.
Ad esse si affiancarono numerose realtà operanti nell’ambito tessile che in breve si insediarono e radicarono sul territorio, la principale delle quali fu il “Cotonificio Bergamasco”. Fondato nel 1870 e diretto dalla famiglia di industriali Zopfi, cominciò ad attrarre in modo significativo gli abitanti dei paesi vicini, permettendo un vertiginoso aumento del numero dei residenti nel comune. Difatti il numero, rimasto pressoché invariato tra il 1861 ed il 1881 (si passò da 515 a 590), esplose letteralmente sul finire del secolo, toccando quota 2213 nel 1901.
L’espansione del paese riguardò anche i confini comunali, dal momento che nel 1919 vennero aggregate le località di “Spiazzi” ed “Oltreserio”, poste sul versante orografico sinistro, mentre nel 1925 fu incluso il borgo di Nossa, posto a Nord del corso del torrente Nossa e fino a quel momento di competenza del municipio di Parre.
A partire dalla seconda metà del secolo gli stabilimenti tessili (rinominati prima De Angeli-Frua e poi Cotonificio Cantoni), si ridimensionarono gradualmente fino ad arrivare alla completa chiusura, situazione che influì sul numero dei residenti, che dalle 2543 unità del 1961 scese sotto “quota 2000” nei primi anni del nuovo millennio.
Nel frattempo le realtà legate all’industria tessile vennero affiancate e sostituite da attività operanti nei settori meccanico, meccano-tessile ed artigianale. Tra queste si segnalano la FIRST, del gruppo Itema Holding-Promatech, poi chiusa nel 2009 e lo stabilimento Pontenossa s.p.a., prima conosciuto come Sapez e poi come SAMIM e AMMI (tutte legate alla produzione di minerali a base di zinco), che si occupa del recupero e dello smaltimento delle polveri prodotte dalle acciaierie.
In ambito religioso, il principale edificio è senza dubbio il santuario della Madonna delle Lacrime, detto anche Chiesa parrocchiale di Santa Maria Annunziata, considerato monumento nazionale.
La struttura ad unica navata suddivisa dapprima in 3 campate, poi in cinque, all’esterno presenta una facciata a capanna con un rosone centrale posto al di sopra il portale d’ingresso, ai fianchi del quale sono collocate due monofore. All’interno spiccano gli archi ed il soffitto in legno finemente affrescati, i dipinti di Giovanni Cavalleri, così come i numerosi ex-voto testimoni della devozione popolare.
Altro edificio di culto di grande rilevanza è la chiesa di San Bernardino, intitolata al santo che tanto si adoperò per la pace in queste zone in epoca medievale. Edificata nel corso del XVII secolo in luogo di una precedente struttura religiosa, si trova stretto tra la strada provinciale della valle Seriana (ex SS 671) ed il corso del fiume Serio. Il corpo è dato dalla fusione di due chiese addossate e molto simili tra loro.
Per ciò che concerne l’architettura civile, è d’obbligo citare il Museo dei Magli, situato nei pressi di via san Bernardino, sulla sponda orografica destra del torrente Nossa, nella struttura chiamata maglio minore (o maglio Beltrami), attivo fino al 1964. Il museo intende quindi ricostruire e valorizzare l’utilizzo dei magli che, sfruttando l’energia idraulica del corso d’acqua, hanno permesso lo sviluppo di una fiorente attività durata secoli.
Il comune è attraversato dalla Ciclovia della Valle Seriana, una pista ciclopedonale che si snoda nella Val Seriana. Il percorso, che permette di collegare l’hinterland nord della città di Bergamo con gran parte dei paesi della valle Seriana fino a Clusone, è composto da una rete di piste ciclopedonali pari a 47 chilometri.
Numerosi sono gli itinerari che raggiungono la cima di Grem, l’Arera, il Corno Guazza (su cui è collocata la Madonna degli Alpini) ed il Pizzo Formico. Merita menzione anche la traccia, contrassegnata da segnavia del CAI numero 242, che si dirama dall’abitato, sale imboccando la val Nossana (o Dossana), raggiunge le baite dette di Sotto e di Sopra e termina presso il rifugio Santamaria in Leten (1.720 m s.l.m.), da cui è possibile riallacciarsi a numerosi altri itinerari.
Diversi sono gli eventi religioso-culturali che animano questo villaggio
La festa del Mas(festa del Mazzo, ovvero l’albero di maggio): questa tradizione ha origini antichissime che, secondo gli etnologi, risalgono ad antichi riti pagani volti a celebrare il risveglio della vita in primavera. Si svolge in tre giornate distinte: la prima domenica un gruppo di abitanti del paese taglia un abete alto più di dodici metri e lo porta in paese. Un tempo il trasferimento veniva effettuato con carri trainati da cavalli, mentre con la modernità questo mezzo è stato sostituito da camion. Una volta arrivato nel paese, prima viene condotto in corteo lungo le vie del borgo, poi viene benedetto presso il piazzale del santuario dell’Apparizione, ed infine portato ai piedi del Corno Guazza, dove rimane fino al primo maggio. In quella giornata l’albero (ol Mas ), simbolo della vita e della fecondità, viene portato sulla cima della montagna, sostenuto da dieci abitanti, aiutati da un nutrito gruppo di persone che dall’alto lo trascina con l’aiuto di una robusta corda. Raggiunta la vetta, il Mas viene ripiantato, per essere tagliato e fatto a pezzi nella serata del 1º giugno. Nell’occasione si accende un falò, mentre in paese inizia uno spettacolo pirotecnico che introduce la festa dell’Apparizione del giorno seguente.
La festa dell’Apparizione: questa intende celebrare l’Apparizione della Madonna avvenuta nel 1511, quando una pastorella vide piangere la Madonna raffigurata in un dipinto posto sulla facciata della chiesetta medievale. La festa cade il 2 giugno, al termine della festa del Mazzo, in una particolare mescolanza tra sacro e profano. Nel 2011 è ricorso il 500º Anniversario dell’Apparizione, evento che è stato celebrato con numerosi eventi di carattere religioso e culturale.
Il falò di San Bernardino: I festeggiamenti si svolgono il primo fine settimana precedente al 20 maggio, giorno in cui si commemora san Bernardino. Nei giorni precedenti all’evento la popolazione raccoglie legna, carta e stracci, ammucchiando il tutto presso il ponte attiguo alla chiesa al santo intitolata. La sera della vigilia, al termine della solenne processione, seguita dalla Santa Messa solenne animata dalla corale, viene dato fuoco al materiale in un grande falò, a cui poi vengono accompagnati i fuochi d’artificio e il concerto bandistico del corpo musicale del paese.
La festa dell’Annunciazione della Beata Vergine Maria: festa della patrona del paese, ha luogo il 25 marzo.
È presente una squadra sportiva Nossese Ciclismo.
Lo Sci Club Ponte Nossa è riconosciuto come il primo sci club nato in Italia.
A Ponte Nossa è presente uno dei moto club e scuderie di enduro più importanti della provincia chiamato Moto Club Ponte Nossa.
È presente anche un moto club per moto stradali chiamato Moto Club M.G.

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