PEIA
Peia [ˈpɛːja] (Pèa [ˈpɛa] in dialetto bergamasco) è un comune di 1780 abitanti.
primi stanziamenti fissi risalirebbero invece al VI secolo a.C., quando in quest’area si stabilirono gli Orobi, popolazione di origine ligure dedita alla pastorizia, a cui si aggiunsero ed integrarono, a partire dal V secolo a.C., le popolazioni di ceppo celtico, tra cui i Galli Cenomani. Segni della loro presenza sono tangibili nel nome del torrente Rino, il quale deriva da Rei, che in lingua gallica significava scorrere.
Data fondamentale per lo sviluppo economico e sociale dell’intera zona fu senza dubbio il 6 luglio 1233, data in cui Arpinello Ficieni, dopo aver ereditato dal padre il feudo della val Gandino, decise di cedere in perpetuo tutti i suoi diritti feudali al comune di Gandino, rappresentato dall’Arengo, ovvero un’assemblea composta dalle famiglie più in vista di ognuna delle contrade che componevano il territorio comunale.
Questa indipendenza favorì ulteriormente lo sviluppo della produzione e dei commerci della lana qui prodotta. Ed ognuna delle contrade sviluppò una differente peculiarità nell’ambito della produzione dei panni lana: Peia ebbe la supremazia nell’allevamento di pecore, la cui lana era così pregiata e richiesta sul mercato che, per descriverne il tipo di tessuto qui prodotto, venne coniato il nome di lana peina (ovvero lana di Peia).
Verso la fine del XV secolo a livello sociale cominciarono a verificarsi attriti tra gli abitanti, divisi tra guelfi e ghibellini. Contrariamente al resto del territorio comunale dove si raggiunsero livelli di recrudescenza inauditi, nella contrada di Peia non si verificarono episodi di rilievo, anche se alcuni abitanti del borgo parteciparono a rappresaglie e spedizioni punitive organizzate dai gandinesi contro i paesi vicini. Furono comunque erette alcune fortificazioni nella zona alta dell’abitato, tra le quali la cosiddetta Cittadella, della quale ancora oggi esistono dei ruderi nell’omonima contrada, che ne testimoniano l’esistenza.
A partire dalla seconda metà del XVI secolo fino alla fine del successivo, il mercato della lana toccò l’apice dello splendore, con numerose famiglie gandinesi (tra cui anche i Biadoni ed i Rottigni, originari di Peia) che posero le basi dei propri commerci in differenti zone della penisola italiana e dell’Europa, con il nome della lana di Peia che varcò i confini locali.
A tal proposito, per favorire le esportazioni, venne decisa la costruzione di una strada che dal centro abitato di Peia raggiungesse Ranzanico, posto in val Cavallina, da cui poi era possibile abbreviare notevolmente il percorso dei mercanti verso Nord, accedendo alla val Camonica e quindi ai mercati del Nord Europa.
La strada, conosciuta con il nome di “mulattiera della Forcella” o “via della Lana” e con una larghezza media di due metri, venne completata al termine del 1466.
Nel 1561, gli abitanti di Peia riuscirono a spezzare l’ultimo vincolo che ancorali li legava a Gandino, ergendosi a parrocchia autonoma, intitolata a sant’Antonio da Padova.
Nella seconda metà del XVIII secolo il paese fu invece colpito dalla crisi della produzione dei panni di lana, dovuta all’importazione di prodotti esteri a prezzo più basso, che mise in ginocchio la pastorizia ed il commercio della materia prima.
Da visitare assolutamente la Chiesa dedicata a Sant’Antonio. La facciata esterna, mossa da linee settecentesche, presenta quattro nicchie entro le quali vi sono le statue, intagliate da Emilio Bettinelli nel 1906), dei santi Antonio, Giuseppe, Nicola e Lucia. All’interno è arricchita da stucchi e dorature, da quattro medaglie raffiguranti scene della vita del santo patrono, nonché da tele e dipinti tra i quali meritano menzione la Santissima Trinità di Gian Paolo Cavagna (dipinta nel primo quarto del XVII secolo), la Crocifissione di Gian Giacomo Pandolfi (1612), la Deposizione di Francesco Zucco (1626) e l’Estasi di sant’Antonio di Ponziano Loverini. Attigua alla parrocchiale, con cui condivide il sagrato, si trova anche la piccola chiesetta Beata Vergine Immacolata.
Sempre in campo religioso, è presente anche la Chiesa della Beata Vergine delle Grazie, sita nella contrada Cà Rottigni e risalente alla fine del XVI secolo, quando fu edificata al posto di un’edicola probabilmente durante l’epidemia nota come Peste di San Carlo. All’interno si possono ammirare un dipinto raffigurante la Madonna con Gesù Bambino e san Giovanni, opera cinquecentesca del Callegari, ed un affresco di Pietro Servalli.
Le altre chiese sussidiarie presenti sul territorio comunale sono la secentesca chiesa di santa Lucia e sant’Appollonia (ma comunemente conosciuta solo con il nome della prima), situata nella contrada Cà Bosio e che presenta linee semplici; la chiesa di sant’Urbano nella contrada Peia Bassa, ed infine la chiesetta di san Rocco, in contrada Cima Peia ma in posizione isolata rispetto al centro abitato, edificata al termine dell’ondata di peste del 1630 e restaurata nel 1796.
Sorta nel corso del XVI secolo in un punto strategico per la sua vicinanza con Gandino e governata da un romita, la chiesa di Santa Elisabetta sorge in prossimità della Via della Lana: antica strada commerciale costruita nel 1466 che, attraverso il passo della Forcella, arrivava a Riva di Solto per attraversare il lago d’Iseo e Casazza e raggiungere Brescia e Venezia, e per il Tonale e la Mendola, Bolzano e Trento.
Nella parte più a monte, nei pressi della Forcella, si trova la pozza del Lino antica sorgente anch’essa recuperata (grazie al Fondo Europeo Agricolo), dove un tempo avvenivano gli incontri e gli scambi tra le comunità delle due vallate. Poco distante si trova la sommità del monte Pizzetto, nei pressi della quale merita una visita la statua della Madonna della Vita, nota anche come Madonna del Pizzo, con posizione dominante sulla val Gandino.
Peia, piccolo borgo parte delle Cinque Terre della Valgandino, vi stupirà con la sua peculiarità; infatti, a differenza degli altri comuni della ValSeriana che sono divisi in vie, Peia è diviso in quattordici contrade che prendono il nome dalle antiche famiglie che lì vivevano: Ca’ Zenucchi, Ca’ Marino, Ca’ Orazio, Ca’ Bosio, Ca’ Rottigni, Ca’ Bettera, Ca’ Biadoni, Ca’ Brignoli, Ca’ Bertocchi, Ca’ Fragia, Ca’ Predali, Ca’ Basi oltre a Cima Peia e Peia Bassa.