PALAZZAGO

Palazzago [palaˈʦːaːɡo] (Palassàgh [palaˈsak] o Palassàch in dialetto bergamasco) è un comune di 4502 abitanti.
La prima vera opera di urbanizzazione fu opera dei Romani, i quali sfruttarono la posizione strategica del paese, posto nei pressi di un’importante strada militare che collegava Bergamo a Como.
Successivamente fu soggetto alla dominazione dei Longobardi, i quali inserirono la zona nel ducato di Bergamo.
I secoli del periodo medievale furono abbastanza problematici per il borgo, che si trovò al centro di numerose dispute tra guelfi e ghibellini.
A tal riguardo furono eretti numerosi edifici fortificati. Dopo numerose battaglie il potere finì ai Visconti di Milano, che decisero la distruzione di ogni costruzione adibita a funzioni belliche.
Tuttavia perché nel paese ritornasse la tranquillità bisognò aspettare l’arrivo della Repubblica di Venezia che, nel corso del XV secolo, pose fine alle ostilità.
Al termine della dominazione veneta il paese venne inserito nel Regno Lombardo-Veneto, gestito dagli austriaci. Ed è contro questi ultimi che gli abitanti del paese si sollevarono, in quella che è ricordata come la guerriglia di Palazzago che, nel 1849, vide protagonisti Carlo Agazzi e Federico Alborghetti. Questi, con pochi mezzi riuscirono a tenere impegnate le forze imperiali per più di due mesi, dopodiché dovettero cedere. Era il preludio dei moti rivoluzionari che avrebbero portato all’unità d’Italia.
Palazzago è stato da sempre legato all’agricoltura, con la produzione di uva, vino, miele, castagne e legname. Un tempo erano sviluppate anche alcune attività artigianali, tra cui la produzione delle pietre coti e l’industria tessile, con la presenza di due filande. Numerose donne si recavano alla filanda, posta tra Burligo e Palazzago, per la lavorazione della seta.
Si coltivavano, allora, i gelsi per l’allevamento dei bachi da seta onde ottenere i bozzoli.
La filanda, di cui ancora oggi si possono vedere il fabbricato e la ciminiera, fu costruita nei primi anni del 1800, rimodernata e ingrandita all’inizio del 1900; funzionò fino all’anno 1947.
Molto importante è la chiesa prepositurale di San Giovanni Battista, costruita a partire dal XV secolo e che si caratterizza per la sua imponenza. Tra i dipinti, la pala dell’Assunta, eseguita da Giovan Battista Moroni e altre tele di Abramo Spinelli e Giovanni Scaramuzza (San Giovanni Battista che predica alle turbe]. Da segnalare la cosiddetta “Cappella del diavolo”, sul cui soffitto è rappresentato appunto Satana. Il campanile della chiesa, alto quasi cinquanta metri, risale al XIV secolo e fu ricavato da una torre difensiva. Ospita un concerto campanario di 8 campane in tonalità di si bemolle maggiore fuse da Giorgio Pruneri di Grosio in Valtellina nel 1902. Le due campane maggiori, più recenti, sono state reintegrate nel 1954 dalla fonderia G. B. De Poli di Udine a seguito della requisizione bellica del 1943. Sempre nella chiesa, è presente un organo Serassi di raro pregio, costruito nel 1851 e recante numero Opus 608, tuttora funzionante e utilizzato.
Degna di nota è anche la chiesa parrocchiale di Gromlongo (una delle frazioni di Palazzago), dedicata ai Santi Rocco e Sebastiano. Risalente al XVII secolo, si caratterizza per la splendida facciata in pietra arenaria riccamente scolpita e adornata con statue di Antonio Maria Pirovano nel 1731 e per la cupola piramidale che caratterizza il campanile, il quale ospita 5 campane in tonalità sol bemolle maggiore fuse da Angelo Ottolina di Bergamo nel 1947.
Sempre in ambito religioso merita menzione la chiesa sede della parrocchia di Burligo che, dedicata a San Carlo Borromeo, custodisce opere di buon pregio, tra cui le pale di Gian Paolo Cavagna e un organo Bossi del 1797, in prestigiosa cassa lignea di scuola fantoniana, restaurato nel 2004.
Infine è presente anche la villa Belvedere che, posta nell’omonima località, è dotata un grande giardino.
Palazzago è uno dei paesi più grandi della Bergamasca per estensione di territorio.
La sua superficie territoriale è di km² 13,98.
La sua popolazione conta circa 4200 abitanti, di cui 500 nella zona di Burligo.
L’altitudine passa da una minima di 270 m (frazione S. Sosimo) alla massima di 1392 m (Monte Linzone).
Il capoluogo è al centro di una piccola valle denominata “valle di Palazzago”; questa, a sua volta, fa parte della Valle S. Martino, mentre posteriormente (dietro il Monte Linzone) si estende la Valle Imagna.
La parte più alta del comune di Palazzago è costituita da Burligo e Collepedrino.
Le colline che lo circondano fanno da splendida corona verde, delineando un suggestivo paesaggio.
La vallata principale, che scende dal Monte Linzone, si chiama Valle della Malanotte e da qui nasce il torrente Bregogna, detto anche Borgogna, che attraversa tutto il territorio di Palazzago.
Altre valli minori si chiamano: Valle della Sera, che scende dalla Forcella, Valle della Mais ad ovest, Valle della Gaggia a sud, Valtassera sotto il monte Spino.
La vegetazione a Burligo è molto florida: il verde intenso dei boschi avvolge in un manto tutto il paese e rende il clima assai gradevole in ogni stagione.
Le piante tipiche del luogo sono: castagni, ciliegi, noci, noccioli, roveri (o querce), robinie, betulle, carpini, aceri, faggi, frassini nella zona più alta.
Nella zona più bassa vengono coltivati la vite, un tempo anche frumento e granoturco, diversi ortaggi, frutta di vario tipo.
A monte di Burligo, sopra la Valle della Malanotte, si scorgono, anche da lontano, delle chiazze bianche e rossastre tra il verde della montagna: sono le rocce bianche del sasso calcale con cui si produce il cemento, le rocce delle pietre coti, le rocce del quarzo e del diaspro.
Di tutti questi minerali rimane ora attiva solamente la cava di estrazione del materiale per il cemento.
Gli anziani ricordano quando è iniziata l’attività estrattiva dei sassi per cemento.
Questa nuova risorsa di lavoro nella nostra zona risale all’anno 1927.
La prima cava venne aperta in Valtassera, poco distante da Pratomarone.
La società Italcementi, che ha la sua sede a Bergamo, fu la promotrice nella zona di un’industria che produce cemento in grande quantità; basti guardare allo stabilimento di Calusco d’Adda, ove, giunge il materiale da Collepedrino.
Negli anni quaranta si apri’ la cava a Collepedrino e, successivamente, il lavoro si portò ancora più in alto, nella Valle della Malanotte, per abbassarsi poi, gradualmente a strati, come avviene attualmente.
Dapprima venne installata la teleferica che da Burlgo portava il materiale a Calusco d’Adda.
Poi si collegò la cava di collepedrino con Burligo (zona Valtassera) con un altro tronco di teleferica.
Verso il 1960 si rinnovò la teleferica con un tracciato nuovo; linea che va da Collepedrino direttamente a Pontida e da qui a Calusco d’Adda.
Attualmente la teleferica non è più in funzione grazie ad un tunnel di nastro trasportatore sotterraneo che mette in comunicazione tutta la linea.
Se l’insediamento della grossa cava ha portato a Burligo occupazione e un certo benessere, per contro bisogna considerarne l’impatto paesaggistico e sull’ecosistema. L’attività estrattiva porta un danno diretto sulla morfologia del territorio e un transito di mezzi pesanti che causano un certo inquinamento.
È stato riaperto venerdì 21 maggio, dopo diversi anni di chiusura, il bar presso l’area socio-ricreativa di Palazzago, di proprietà del Comune, sito in via Annunciata, ora chiamato BarBelì. I nuovi titolari sono quattro giovani di Palazzago e di Almenno San Bartolomeo che hanno vinto il bando comunale di assegnazione in Comodato modale della struttura, riproposto all’inizio di quest’anno, con un taglio adatto a favorire l’avvio di una nuova attività.

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