LALLIO

Lallio [ˈlalːjo] (Lai [ˈlai] in dialetto bergamasco) è un comune di 4104 abitanti.
L’origine di Lallio risale all’epoca della dominazione romana, come si evince dal toponimo stesso che deriva dal latino alea, traducibile con il termine di dado.
Si racconta infatti che sul territorio erano presenti piccoli insediamenti adibiti a luoghi di divertimento (tra cui si praticava appunto il gioco dei dadi) in cui i legionari si radunavano durante il periodo invernale: a tal riguardo anche oggi lo stemma comunale raffigura una scacchiera da gioco. In quel periodo si pensa che vi fosse anche un castrum adibito a luogo di avvistamento e ad avamposto difensivo della città di Bergamo.
In epoca medievale, nel paese si verificò un elevato aumento della popolazione ed un conseguente sviluppo delle unità abitative. Ed è a quegli anni che risale il primo documento scritto che ne attesta l’esistenza: l’11 settembre 875 viene menzionato il territorio di Lalio in un atto contenente il testamento di un abitante del vicino borgo di Stezzano che qui aveva possedimenti territoriali.
In quel periodo il potere era detenuto dal Sacro Romano Impero che, istituendo il feudalesimo, affidò la gestione del territorio alla diocesi di Bergamo. Tuttavia la situazione politica divenne parecchio instabile dal momento in cui cominciarono ad imperversare le battaglie tra guelfi e ghibellini, tanto che su tutto il territorio comunale cominciarono a sorgere numerosi edifici fortificati ed a scopo difensivo, tra cui un castello.
La posizione strategica del paese, considerato una sorta di porta d’accesso al capoluogo orobico, lo rese molto ambito dalle potenze del tempo, tra cui i Suardi, con conseguenti attacchi e battaglie. In una di queste vennero addirittura incendiati sia il castello che la chiesa (situata all’interno del maniero stesso), che allora ricopriva un ruolo molto importante in ambito religioso e giuridico sulle parrocchie vicine, essendo sede plebana ed arcipresbiteriale. La situazione ritornò alla normalità quando, nel corso del XV secolo, il paese venne posto sotto la dominazione della Repubblica di Venezia che, con una serie di importanti decisioni, riuscì a migliorare la condizione sociale ed economica. A tal riguardo, il territorio venne interessato dalla costruzione di canali irrigui, su tutti la roggia Colleonesca, che permisero di incrementare la produzione agricola. Da quel momento non si verificarono più episodi rilevanti sul territorio di Lallio, che seguì le sorti politiche della città di Bergamo.
Soltanto durante la Seconda guerra mondiale nel paese accaddero situazioni che, suo malgrado, lo riportarono al centro delle cronache del tempo: qui venne infatti creato un campo di concentramento tedesco per i soldati catturati.
Nel dopoguerra invece il paese vide un progressivo abbandono dell’attività rurale, che aveva sempre caratterizzato l’economia locale, a favore di un sempre crescente sviluppo industriale, che ha portato anche un consistente incremento demografico.
Uno dei luoghi di maggior richiamo è indubbiamente la chiesa di san Bernardino. Edificata nel corso del XV secolo, presenta un gran numero di opere tra le quali spiccano numerosi episodi della vita di Maria e affreschi opera di Gerolamo Colleoni e da Cristoforo Baschenis il vecchio. Restaurata nel XX secolo, è stata considerata monumento nazionale.
È inoltre presente la chiesa parrocchiale di San Bartolomeo e Santo Stefano, costruita su progetto di Elia Fornoni nella prima parte del XX secolo in luogo di un altro edificio di culto risalente al XVIII secolo.
Quest’ultimo era stato a sua volta edificato per sostituire la precedente parrocchiale del XIV secolo, posta in una posizione troppo decentrata rispetto al principale nucleo abitativo e per questo abbandonata. Successivamente sulle sue rovine venne edificata una cappelletta, denominata “dei mortini”, a ricordo delle numerose sepolture avvenute in quel luogo.
Il moderno ed elegante ristorante Bolle in seno allo showroom di Pentole Agnelli, l’oasi di bontà bergamasca si arricchisce di alcuni elementi. In primis in cucina, con l’ingresso dello chef Marco Stagi, curriculum di prim’ordine nonostante la sua giovane età, con esperienze, oltre che all’Osteria della Brughiera di Stefano Arrigoni, da Enrico Crippa, Giancarlo Perbellini e dal belga tristellato Hof Van Cleve. Lo chef di origini bergamasche, con Filippo Cammarata, e la rinnovata brigata, proporranno dal 4 settembre un’offerta gastronomica versatile pensata, collaudata e realizzata “a quattro mani”, che candida Bolle a diventare sempre di più un interessante punto di riferimento gourmet.
Un “cooking tandem” quello dei due chef che nasce dalla fusione del loro stile e delle loro esperienze professionali, in cui materie prime di qualità scovate da tutti gli angoli dell’Italia e del mondo vengono perfezionate in cottura per dare vita ad una “sinfonia” di piatti dai sapori originali, nuovi, ma soprattutto buoni.
Ricerca e passione, atmosfera raffinata con servizio in sicurezza, ma discreto e accogliente, rimangono le parole chiave della mission di Bolle Restaurant per coccolare i propri ospiti in un ambiente elegante, in un “salotto del gusto”, in cui sentirsi bene fin dall’accoglienza.
Anche la carta dei vini di Bolle, alla riapertura, si arricchisce di nuove etichette delle migliori aree vocate d’Italia e del mondo per soddisfare le esigenze degli ospiti, abbracciandoli con una selezione enologica che soddisfa intenditori e appassionati, a tutto tondo e per tutte le tasche.
«Ci piace pensare ad un locale sempre accogliente, elegante, ma informale, propositivo nella sua formula gourmet, sempre impegnato nella proposta di qualcosa di nuovo, concreto anche se ricercato, in base alle stagioni, ai prodotti freschi – spiegano dal rinnovato Team di Bolle – Tutto questo grazie alla passione che ci guida, oltre la alla cura e l’attenzione che mettiamo nel trasformare le preziose materie prime dei nostri fornitori, che rimangono i principali e fedeli alleati, per rinnovare sempre di più il piacere dei nostri ospiti».

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