GRASSOBBIO
Grassobbio [ɡɾaˈsːɔbːjo] (Grassòbe [ɡɾaˈsɔbɛ , ɡɾaˈhɔbɛ] in dialetto bergamasco) è un comune di 6487 abitanti
Il primo documento che ne attesta l’esistenza risale addirittura al 1186, quando fu menzionata in un atto redatto per conto dell’imperatore Federico Barbarossa. Fu in questo periodo medievale che il borgo venne interessato da un consistente sviluppo abitativo e demografico, favorito dalle migliorate condizioni economiche
Tuttavia la popolazione visse ancora momenti di grande difficoltà, tra cui alcune epidemie di peste (la più devastante nel XVII secolo), carestie e straripamenti del fiume Serio, che distrussero parte del centro abitato nel 1646 e nel 1920.
I secoli successivi videro l’arrivo della dominazione francese al termine del XVIII secolo, a cui poi subentrarono gli austriaci, per poi passare definitivamente al Regno d’Italia nel 1859, senza che nel paese di Grassobbio avvenissero episodi di rilevanza politica.
Soltanto a partire dalla seconda metà del XX secolo il territorio comunale vide una progressiva trasformazione economica, che lo portò ad abbandonare l’anima rurale che lo aveva contraddistinto per secoli, per trasformarsi in un piccolo centro industriale, a cui margini sorge l’aeroporto “Il Caravaggio” di Orio al Serio, con un grande sviluppo demografico, edilizio ed industriale
Rilevante è la nuova Chiesa dedicata alla Santa Famiglia di Nazareth costruita nelle adiacenze del santuario e consacrata nel maggio 2010 da Monsignor Francesco Beschi, vescovo della provincia di Bergamo. Fino ad oggi è l’unica chiesa della provincia ad essere in stile completamente moderno (basti vedere l’altare, il Cristo risorto o la croce sulla facciata anteriore esterna).
Notevole è anche il Santuario dedicato a Santa Maria Assunta, all’interno dell’oratorio, edificato nel 1250, contenenti pregevoli opere di scuola bergamasca. Gli affreschi all’interno della chiesa riguardanti scene di vita di Maria, risalenti al XVI secolo, sono stati trascurati durante la Prima Guerra Mondiale, a causa delle mancate opere di manutenzione avvenute solo nel 1940. Nel 1962 Belle Arti decise di recuperare i suoi affreschi e architetture, insieme alla ricostruzione dell’oratorio e della casa parrocchiale. La chiesa vede una facciata in pietra al cui centro si erge un portone in marmo di Zandobbio; a sinistra e sopra il portone sono presenti due finestre svasate munite di inferriate. È rivolta verso Oriente: l’ingresso principale era posizionato sul lato occidentale, di modo che i fedeli camminassero verso oriente, che simboleggia l’ascesa di Cristo
Merita menzione la chiesa parrocchiale di sant’Alessandro: edificata nel XIII secolo e poi ricostruita quasi completamente, in seguito allo straripamento del Serio nel 1646, presenta al proprio interno una serie di opere pittoriche di artisti locali dall’alto valore artistico
Molto importante in ambito storico è ciò che resta del castello medievale, identificato in un edificio rustico posto a sud del centro abitato, nel quale si possono ancora riconoscere elementi della vita di allora.
Degno di nota è il settecentesco Palazzo Belli, una grande costruzione voluta dal Conte Giampaolo Belli, come sua dimora, ora sede della Biblioteca Comunale e del Museo Ricordi delle Guerre mondiali. Al suo interno sono conservate e esposte sale dall’alto valore artistico e molte delle più importanti testimonianze dei reduci dei combattenti dei due conflitti mondiali.
In località Padergnone è presente un edificio settecentesco, ai tempi rinomata residenza nobiliare dotata di opere di grande valore e di un grande parco.
Al comune di Grassobbio afferisce la frazione
Capannelle, che dista 2,60 chilometri dal centro ed è composto da 388 abitanti, e la località Padergnone, mentre le contrade in cui è diviso il paese sono: Centro, Colpani, Fornacette, Nava, Pale, Riboli, Rocca.
La Technogel di Grassobbio ha ottenuto una commessa da 665 mila euro per un mega impianto per la produzione di gelati in Mongolia, là dove nella steppa, la colonnina di mercurio scende spesso a precipizio sotto lo zero. Eppure la voglia di un prodotto simbolo del made in Italy è più forte di tutto. Per l’azienda «c’è l’orgoglio di portare in Asia la nostra tecnologia».