FINO DEL MONTE

Fino del Monte [ˈfiːno delˈmonte] ([ fì ] in dialetto bergamasco, “del Monte” è stato aggiunto solo in tempi recenti, tra XIX e XX secolo) è un comune di 1142 abitanti.
Le prime notizie riguardanti Fino sono documentate nella “Historia quadripartita” di padre Celestino, vissuto nel dodicesimo secolo, il quale a sua volta fa riferimento ad antichi manoscritti anonimi. Non si sa con sicurezza (fine 1100) l’anno in cui tre nobili fratelli, figli di tale Venturino Da Fin, giunti in Italia con le armate Alemanne (si parla di un Enrico, che sia Enrico VI di Svevia durante il regno del padre Federico Barbarossa ?), si fermarono in loco e sull’impervio argine Nord della Valle Borlezza eressero un castello dominante l’allora unico accesso dalla valle omonima. Alcune parti dell’antica dimora sono ancora oggi visibili nell’attuale piazza Olmo, anticamente denominata del Castello. Il cognome di questi fratelli era Fin e la contrada di cui presero possesso, con beneplacito imperiale, acquistò il loro nome. A questo punto la storia è poco documentata, ma è certo che fino al 1337 tutti gli abitanti del castello e della contrada portarono il nobile cognome dei Da Fin e che solo più tardi, verso la fine del XIV secolo, cominciarono ad apparire nei documenti ritrovati i primi cognomi ancor oggi esistenti a Fino del Monte.
Da un antico documento:
“…nel 1337 gli abitanti cittadini si chiamavano tutti con il cognome Da Fin; …dopo, nel 1400, cresciuto il numero dei cittadini si mutarono anche i cognomi delle famiglie.”
“Mentre diffondevansi per tutta Italia perniciosi furori delle fazioni Guelfa e Ghibellina che nel territorio di Bergamo apportarono molti vicendevoli danni, fra gli altri che i Ghibellini abbruciassero l’accennato castello Fino con le terre di Torne, Roeta, Honore, Songavario e Cerete Alto e Basso; et i Guelfi per vendicare l’oltraggio, ingrossati il giorno seguente con quelli della Valli di Imania, Brembana ed altri luoghi in numero di tremila e inoltrandosi nelle terre degli avversari con danni e rapine e incendi le rendessero la pariglia”.
Altra descrizione del comune risale al 1820 ed è contenuta nel “Dizionario Odeporico” di Giovanni Maironi Da Ponte: “FINO: villetta di Valseriana superiore nel distretto e nella pretura di Clusone resta sulla strada provinciale, che da questo capo-luogo conduce in val di Scalve pel giogo detto di Castione. E’ sopra una bella eminenza, da cui si domina il contiguo villaggio di Rovetta, e la di lui pianura. Forma sezione della grande comunità di Songavazzo; ed ha un territorio piano e poco declive, che produce frumento e granturco; ed è fornito di prati, e di pascoli, ma di poca utilità. I suoi trecento abitanti sono quasi tutti o agricoltori, o addetti al gregge: cessato per essi il vantaggio di aver molti fra loro impiegati nelle pistorie di Venezia. La sua chiesa parrocchiale intitolata a S. Andrea apostolo, soggetta alla pieve di Clusone, è di vecchia costruzione; e d’osservabile ha la pala dell’altar maggiore attribuita all’insigne pennello del rinomato nostro Giambattista Moroni. Ha un’altra chiesa sussidiaria sotto la invocazione del Ss. Salvatore, presso la quale vi si veggono le reliquie di un monastero di Vergini soppresso a’ tempi di S. Carlo Borromeo. In questa chiesa ammirasi un quadro rappresen tante la Trasfigurazione di Gesù Cristo, opera di merito d’ignoto pennello. Vi è anche un’antica torre, che riconosce il suo innalzamento dal fervore che anche qui ebbero le celebri fazioni civili de’ secoli XIII. e XIV. Avvi una pia istituzione chiamata la Misericordia, cui hanno diritto i poveri, un sacerdote cappellano, ed alcune particolari famiglie. Altro legato v’ha a pagamento del maestro ad istruzione de’ fanciulli ne’ primi rudimenti. Fino è lontano due miglia da Clusone, e ventisei da Bergamo; ed ha di estimo censuario scudi 19649. 4. 3. 11. 2. e soli ottantatre possidenti estimati”.
Visibile nella struttura originaria fino al 1957, venne poi demolita, insieme al campanile, dalla Provincia, per necessità di traffico stradale. Infatti, il vecchio campanile, che era già stato demolito per metà a causa dell’inclinazione che aveva assunto, costituiva un serio pericolo, strozzando la strada a solo 3 metri scarsi. Alla primitiva chiesa, fatta di pietra battuta, con archi di sostegno del tetto a travi scoperte, e che era nella maggior parte coperta di affreschi del quattro e cinquecento, in epoca posteriore, sia per ingrandirla, sia, più verosimilmente, per seguire il giusto del tempo, si volle ornarla di lavori a stucco e farle la volta in muratura. Pertanto, occorrendo altri muri per le lesene e per sostenere gli archi che dovevano proteggere le cappelle e gli altari distribuiti alle due pareti laterali, ne risultò una fabbrica a doppi muri.
Col susseguirsi delle travagliate vicende storiche legate al paese, la vecchia chiesa col passare degli anni risente del tempo e degli eventi, e nel 1729 per ordine dell’autorità civile vengono messe le chiavi alla volta che era pericolante.
Si fa così avanti l’idea di una chiesa più sicura e ampia e nel 1894 don Giovanni Zucchelli (parroco) prospetta la necessità di una nuova chiesa. Volendo dare una chiesa sufficiente alla sua gente e avendo riscontrato un’opposizione decisa, da parte della Provincia, ad un ampliamento di quella esistente, don Zucchelli decide di costruirne una nuova: iniziata nel 1903 e consacrata nel 1911. La vecchia chiesa viene così abbandonata e conosce un graduale degrado, fino a quando si decide di demolirla nel 1957.
Dalle ricerche fatte in loco risulta però che, durante i recenti restauri della Chiesetta di S.Salvatore ad opera del Consorzio della Misericordia (1979), fu ritrovato sul tetto un grosso cippo in pietra sul quale sono scolpite due date.
La storia delle Monache di Clausura di Fino del Monte non finì però del tutto con il loro trasferimento perché, alcune decine di anni dopo, esse dovettero affrontare una causa legale contro il Consorzio della Misericordia, che a loro dire si era appropriato di alcuni beni legati alla celebrazione di una Messa perpetua presso la Chiesetta di S.Salvatore.
La Chiesetta annessa al Convento quattrocentesco delle Monache Terziarie è stata rimaneggiata nel ‘600-‘700, con modanature e tondi con il volto ribassato. Pure la facciata è stata toccata per introdurvi una finestra rettangolare. Con un restauro è stato rimesso alla luce, recentemente, un arco a sesto acuto posto sopra l’architrave all’interno del quale vi è un affresco purtroppo molto rovinato: è la sinopia di un affresco che raffigura la trasfigurazione. La struttura è dotata di un campaniletto in ceppo; sotto la cornice della cella campanaria è posta la data 1515. In questa chiesetta, secondo una pergamena dell’Archivio della Curia Vescovile, è avvenuto un miracolo: pare infatti che siano scese alcune gocce di sangue dall’ostia, durante la celebrazione della Messa.
“Fondato avanti l’anno 1520 da donna Caterina, figlia dei Nobile Signor Giovanni fu Simeone Da Fin, cittadino di Bergamo, la quale prese l’abito del 31 Ordine, col nome di Suor Arcangela e, congregate altre sorelle col medesimo abito, vivendo in una casa, in congregazione con autorità pontificia, fece edificare la Chiesa sotto il titolo ed indicazione di S. Salvatore, vivendo esse suo re con il titolo di Monache di S.Chiara. Il 26 maggio 1520, detto Sig. Giovanni di Fino, padre di detta Suor Arcangela, in rinunciatione (sic) dei benefici avuti in vita dalla figliola … le fece donazione di una casa contigua alla detta Chiesa, la quale fu, poi, annessa a quel piccolo convento … Nell’anno 1575 San Carlo Borromeo, parendogli che detto convento delle Monache di Fino, fosse segretato dal consorzio delle genti e troppo sottoposto, perciò, alle ingiurie degli uomini scellerati, decretò di levarle e unirle con le monache di Lovere e… dietro supplica delle medesime Monache di Fino, in data 19 gennaio 1576, furono unite a quelle di Clusone”.
All’entrata del paese ci sono due abitazioni signorili caratteristiche costruite all’inizio del XX secolo. Sono interamente in pietra squadrata, con numerosi affreschi in prossimità delle finestre e sotto i portici
Fino del Monte fu definito in passato “una villetta della Valle Seriana, facente parte del mandamento di Clusone, sito sulla strada che conduce in Val di Scalve, pel giogo detto di Castione, su di un poggio che domina il contiguo villaggio di Rovetta e la sua Pianura”.
E’ un calendario ricco di appuntamenti quello proposto dalla Biblioteca di Fino del Monte per l’estate appena iniziata.
Tra le iniziative ci sono quelle che riguardano passeggiate e letture nella natura: “Si parte il 3 luglio con una passeggiata di riconoscimento delle piante organizzata con ‘gli Orsini’, il ritrovo è previsto alle 15 al parcheggio di via Masù e Pret. Si tratta di una passeggiata non impegnativa di circa tre ore in cui si osservano le erbe del territorio sul campo – spiega la presidente Greta Scandella – e si approfondisce l’aspetto del riconoscimento, le tecniche di raccolta e i possibili utilizzi in cucina, erboristeria e cosmesi. Poi due eventi realizzati in collaborazione con la cooperativa Origami, l’11 luglio alle ore 9 proseguiamo con la giornata nella natura dedicata a famiglie con bambini di ogni età. Una passeggiata esplorativa su semplici sentieri e strade agro silvo pastorali locali, pranzo al sacco, giochi all’aria aperta e attività esperienziali. Dal 20 luglio al 13 agosto alle 10:30 al Parco di viale delle Rimembranze, tutti i martedì e i venerdì, ci saranno letture e laboratori a tema rivolti ai bambini dai 3 ai 7 anni. Infine, il 7 agosto, alle 16, sempre al Parco di viale delle Rimembranze si terrà la lettura di brani e storie dedicate alla natura e ai suoi elementi, rivolta ai bambini dai 3 ai 6 anni”.
E poi i mercoledì della biblioteca: “Proponiamo la decima edizione della rassegna dei cinema all’aperto che catturerà l’attenzione di grandi e piccini. La location sarà sempre l’ex Convento e proponiamo ‘La battaglia dei sessi’ e ‘Cars 3’ rispettivamente il 21 luglio e il 4 agosto. Per quanto riguarda invece le Degustazioni musicali, l’11 agosto attraverso un racconto appassionato e competente (coadiuvato da immagini e musica) Paolo Mazzucchelli ha costruito una serie di incontri monotematici durante i quali ripercorre la nascita e l’evoluzione della musica pop rock. Infine riportiamo l’arte e un tocco di musica live nella programmazione estiva con la mostra di Emanuele Grazioli (1-22 agosto) che si esibirà in una performance di muciso-pittura insieme a Nagaila Calori (voce, djembé, synth) e Fidel Fogaroli (chitarra, pianet) il 18 agosto. Due arti intime e comunicative in un flusso di emozioni, raccontano un viaggio fatto di trasformazione, sguardi, d’acqua”.

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