DALMINE

Guzzanica (in bergamasco Giösanga) è un quartiere di Dalmine di 617 abitanti
Sull’origine del nome l’Olivieri pensa che si debba partire da un primitivo aggettivo Iustianica, derivato dal nome personale Iustianus, da cui sarebbero derivati da un lato Ussanega (donde poi Guzzanica), dall’altro Giussanega, donde la forma concomitante di Gioeussanga.
Guzzanica (Vicus Jusanica), nel 970, era una delle 15 terre bergamasche fortificate con un castello prima dell’anno mille e nel secolo XIII i cinque abitati di Dalmine, Guzzanica, Mariano, Sabbio e Sforzatica, essendo formati ciascuno da almeno dodici famiglie e versando adeguati tributi a Bergamo, acquisirono tutti il titolo di Comuni.
Nel 1962, su richiesta della popolazione, la frazione di Guzzanica, con DPR 3 dic. 1962 n°1835 si stacca dal Comune di Stezzano ed è aggregata al Comune di Dalmine al quale già apparteneva in concreto per molte realtà pratiche.
La Parrocchia di Guzzanica dei Santi Vito, Modesto e Crescenza martiri è la chiesa più antica di questa frazione delimitata essenzialmente dagli assi interrurbani.
Guzzanica è delimitata a ovest l’A4, Autostrada della Serenissima, che l’ha definitivamente divisa da Stezzano. A nord dalla SS 470 che connette la pianura alle Valli e a sud est dalla SS 525 da cui si accede al piccolo borgo
Quando si incontrano persone anziane e gli si chiede di dove sono, da dove provengono, queste rispondono sempre: sono di Mariano o di Sabbio, di Brembo o di Guzzanica, di S.Maria o S.Andrea se vivono a Sforzatica, perché il comune di Dalmine, pur essendo diventato il polo industriale bergamasco per eccellenza, è un comune giovane, un comune con poco più di ottant’anni.
Se la stessa domanda la si fa ai ragazzi giovani, allora la risposta sarà sempre Dalmine, qualunque sia la loro frazione di provenienza o residenza.
La frazione di Guzzanica è la più piccola tra i borghi di Dalmine ed anche la meno conosciuta rispetto alle altre, ma è comunque un pezzo di territorio che vanta secoli di storia anche se la piccola comunità di Guzzaniga fu canonicamente eretta con recente decreto del vescovo Clemente Gaddi in data 31 marzo 1965.
Tra le fonti di carattere generale, esiste menzione di una chiesa in località Guzzanica fin dal XIII secolo. In una lista delle chiese di Bergamo sottoposte a un censo imposto dalla Santa Sede circa il 1260, infatti, risultava inserita nel primiceriato di Lallio (Chiese di Bergamo sottoposte a censo). Nel 1304, tra i partecipanti al Sinodo diocesano di quell’anno, è attestata la presenza di “Petrus de Roetta clericus” della chiesa di San Vito e Modesto di Guzzanica (Chiese di Bergamo sottoposte a censo).
Sempre tra le fonti di carattere generale, successiva attestazione di una chiesa in Guzzanica risale al XIV secolo e precisamente a una serie di fascicoli che registrano le taglie e le decime imposte al clero dai Visconti di Milano e dai papi; un’ordinanza del 1360 di Bernabò Visconti riportava una “nota ecclesiarum”, delle chiese e monasteri di Bergamo, specificandone le rendite e la tassa, e nominando di ogni beneficio il titolare. In questa fonte troviamo attestazione della chiesa dei Santi Vito e Modesto di Guzzanica, nella pieve di Lallio. Dall’attestazione dei redditi ricaviamo che nella chiesa dei Santi Vito e Modesto erano censiti due benefici (Nota ecclesiarum 1360). Guzzanica restò compresa entro la pieve di Lallio, anche in seguito all’istituzione dei vicariati foranei nella diocesi, decretata dal vescovo Cornaro in occasione del II sinodo diocesano di Bergamo del 1568, in ottemperanza alle risoluzioni del primo concilio provinciale del 1565. Tali disposizioni vennero ridefinite nel III sinodo del 1574, negli atti del quale i confini pievani di Lallio risultavano ricalcati dalla nuova circoscrizione ecclesiastica (Acta synodalia bergomensis ecclesiae).
Nella giurisdizione sulla chiesa dei Santi Vito e Modesto di Guzzanica, nell’epoca post-tridentina, si susseguirono dapprima la parrocchia di Sabbio e poi quella di Sforzatica d’Oleno. Durante la visita pastorale del vescovo Giovanni Emo, la comunità di Sforzatica Santa Maria e la chiesa di Guzzanica erano citate come rette e curate dallo stesso parroco. In questa occasione il vescovo incoraggiava gli uomini del luogo a continuare la fabbrica della chiesa e a provvedere a munirla dei paramenti sacri (Visita Emo 1612-1613). Nel corso del XVII secolo l’oratorio di San Vito e Modesto di Guzzanica serviva a circa 300 anime che vi si radunavano solitamente per il culto divino (Effemeride). All’epoca della visita pastorale del vescovo Dolfin, vi celebrava messa un cappellano residente (Visita Dolfin 1778-1781). Nel 1820 i parrocchiani che gravitavano intorno a questo oratorio erano circa 120 (Maironi da Ponte). La contrada di Guzzanica assunse una sua indipendenza solo nel 1958 quando, per divisione dalle parrocchie di Sforzatica Santa Maria e Sforzatica Sant’Andrea, venne a costituirsi in vicariato autonomo (decreto 25 luglio 1958), poi eretto canonicamente in parrocchia con decreto vescovile 31 marzo 1965 (decreto 31 marzo 1965); ottenne il riconoscimento civile il 29 novembre dello stesso anno (decreto 29 novembre 1965). Inserita nella vicaria di Dalmine, con la riorganizzazione territoriale diocesana in zone pastorali, fu compresa nella zona pastorale X (decreto 28 giugno 1971). Con l’erezione dei vicariati locali nella diocesi, la parrocchia dei Santi Vito, Modesto e Crescenza martiri è entrata a far parte del vicariato di Dalmine-Stezzano(decreto 27 maggio 1979).
La Chiesa Nuova è stata inaugurata molto recentemente, nel 2004, ed è stata dedicata a Papa Giovanni XXIII. La costruzione è nuova e assolutamente particolare. Presenta infatti una forma circolare non certo comune per gli edifici religiosi. La struttura è situata nella frazione di Guzzanica, frazione che dista solamente poco più di un chilometro dal comune di Dalmine cui essa appunto appartiene.
Nel 2016, In occasione del 39° anniversario dell’assassinio dei due agenti di pubblica sicurezza Luigi D’Andrea e Renato Barborini, uccisi il 6 febbraio 1977 nei pressi del casello autostradale della città, Dalmine ha onorato la memoria delle due Medaglie d’Oro al Valor civile intitolando loro il nuovo parco comunale di via Tre Venezie, nella frazione di Guzzanica. Alla cerimonia di scoprimento della lapide, erano presenti oltre al sindaco di Dalmine Lorella Alessio e a tutta la Giunta comunale, il vice ministro dell’Interno sen. Filippo Bubbico, il prefetto di Bergamo Francesca Ferrandino, il Questore di Bergamo, Gerolamo Fabiano.
Da quattro generazioni vivono nella torre colombaia di Guzzanica, in via Tre Venezie, un edificio storico di grande pregio al quale la famiglia Boroni è legata da 117 anni. «Mio nonno Battista ci è venuto ad abitare con la moglie nel 1900 – racconta Fabrizio Boroni, che sta in questa particolarissima costruzione insieme alla mamma Pierina, 83 anni – Qui sono nati i loro nove figli, tra cui mio padre Tobia, scomparso lo scorso febbraio». Battista lavorava la terra per conto della Casa Pia di Ricovero, all’epoca proprietaria della torre colombaia, della villa padronale che le sorge accanto, della casa rurale, ora in parte ristrutturata, e dei campi circostanti. Anche Tobia ha seguito le orme del padre ed è rimasto a vivere nella torre con la sua Pierina e i figli Fabrizio e Agostino. «Quando ormai la maggior parte dei terreni erano stati venduti – prosegue il padrone di casa – mio padre è andato a lavorare alla Dalmine, ma la casa non l’abbiamo lasciata».
L’acquisto. Nel 1983 la famiglia Boroni compra la torre e un pezzetto di terra dove ora Fabrizio coltiva l’orto: «Vivendo qui avevamo il diritto di prelazione, ma la prima volta che i proprietari hanno chiesto a mio padre di acquistare la proprietà, lui ha rifiutato perché non aveva tutto quel denaro – spiega – Sei mesi dopo l’ultimatum, o la compri o ve ne dovete andare». «Abbiamo dovuto chiedere un prestito – aggiunge Pierina – e abbiamo dovuto ristrutturare, rendere le mura più solide».
Un mistero da risolvere. La particolarità di questo edificio è che, nonostante la torre sia rotonda, le stanze al suo interno sono quadrate. O meglio, i muri interni del lato nord sono dritti, mentre quelli sul lato sud seguono la forma circolare della torre, che è alta nove metri, stessa lunghezza del diametro. Ci sono tre piani e ognuno misura circa 45 metri quadrati. Dopo la ristrutturazione, la parte del sottotetto, quella che serviva per il ricovero e l’allevamento dei piccioni, è stata chiusa. Ma qual è l’origine della torre colombaia? A che epoca risale? Un mistero storico che Enzo Suardi e gli altri amici dell’Associazione Storica Dalminese stanno cercando di risolvere.
La ristrutturazione. Si sa che la torre fu ristrutturata o costruita insieme alla villa padronale «alla venetiana», detta Vailetta, dall’ultimo proprietario, Luigi Vailetti Salvagni, avvocato, che alla fine del 1700 le diede l’aspetto attuale. La villa passò poi di mano diverse volte, fino alla Casa Pia di Ricovero, la cui sede era situata in via Borgo Palazzo, negli edifici che attualmente ospitano l’Asl . Ora la torre è di proprietà dei Boroni, acquistata dalla Casa Pia di Ricovero per la quale lavoravano i terreni, la villa «alla venetiana» e la casa rurale sono di proprietà privata, appartengono ad altre famiglie e sono abitate

DALMINE, GUZZANICA

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