CAVERNAGO
Cavernago [kaveɾˈnaːɡo] (Caernàgh [kaɛɾˈnak] in dialetto bergamasco) è un comune di 2639 abitanti.
Le origini del paese risalgono all’epoca romana, come si evince da testimonianze inerenti alcuni insediamenti umani stabili risalenti a quel periodo storico.
Al termine della dominazione romana il territorio risentì delle invasioni barbariche, vivendo una fase di parziale spopolamento. La situazione migliorò con la stabilizzazione politica dei secoli successivi e l’avvento dei Longobardi prima e dei franchi poi, i quali, istituendo il Sacro Romano Impero, diedero il via allo sviluppo del feudalesimo.
Su questo territorio gli scontri tra le fazioni dei guelfi e dei ghibellini raggiunsero aspri livelli, volti soprattutto al predominio di una zona considerata strategica, essendo posta ai limiti della pianura, ma allo stesso tempo nelle immediate vicinanze della città di Bergamo. Inizialmente il possesso di questi territori fu affidato alla diocesi di Bergamo e le entrate gestite dai canonici della cattedrale orobica, ai quali subentrò poi la signoria della famiglia dei Colleoni, grazie all’acquisto dei terreni da parte di Bartolomeo, valente condottiero capostipite della dinastia. Il castello di CAVERNAGO venne utilizzato come residenza signorile dalla discendenza del condottiero passando al ramo Martinengo-Colleoni.
Vennero inoltre costruiti numerosi canali irrigui per facilitare le attività agricole: su tutte spicca la roggia Borgogna, creata dal Colleoni stesso, che a sua volta genera le rogge Martinenga, Borgogna di Cavernago ed una fitta serie di canali minori.
Questa situazione, inserita nel contesto politico in cui il potere era detenuto dalla Repubblica di Venezia (alleata con la famiglia Colleoni), il paese visse una situazione di tranquillità, anche se nell’anno 1630 la popolazione fu più che dimezzata a causa dell’ondata di peste che colpì l’intera Europa.
Dopo l’avvento della Repubblica Cisalpina, a cui passò nel 1797, Cavernago cominciò ad assumere le caratteristiche di borgo agricolo: le coltivazioni predominanti erano quelle di frumento e granoturco. Restano, ai margini del centro abitato, numerosi esempi di cascinali, alcuni utilizzati, altri caduti in disuso.
Di epoca recente, precisamente della seconda metà del XX secolo, sono invece gli insediamenti industriali che hanno contribuito ad un notevole accrescimento economico del paese.
Bartolomeo Colleoni acquistò nel 1456, dal Comune di Bergamo, il castello diroccato di Malpaga con l’intenzione di farne la propria residenza e il centro del suo dominio.
Ristrutturò e trasformò il castello rendendolo una inespugnabile fortezza, campo di alloggiamento per i suoi soldati e magnifica residenza: corte principesca, testimonianza di un successo socio-militare, oltre che centro politico nello scenario spesso confuso della geopolitica italiana dell’epoca, e allo tempo stesso un buon ritiro per gli anni del tramonto.
Il mecenatismo era una tendenza, un costume di vita che i condottieri seguivano.
Ogni condottiero di successo era partecipe di questa tendenza e aveva disponibilità enormi di denaro contante con cui finanziare grandiose opere civili e militari, acquistare o commissionare opere d’arte, pagare e mantenere, diremo oggi sponsorizzare, poeti e letterati, eccelsi e minori, tra i quali basta ricordare Petrarca e Dante Alighieri
Anche il Colleoni seguì quella che si potrebbe chiamare una moda rinascimentale, ampliò e abbellì il Castello di Malpaga, ne commissionò gli affreschi a maestri di scuola francese forse borgognone, ne fece un lussuoso ed elegante ritiro, adeguato al riposo di un grande guerriero, oltre che centro culturale e politico.
Nacque così una Corte, una Reggia fastosa, testimone di avvenimenti storici e della presenza di grandi personaggi, nonché luogo di delizie in senso tutto rinascimentale, che i suoi eredi cercheranno di migliorare, esaltando le gesta dell’illustre avo, a maggior gloria e vanto della casa.
Per le sale di Malpaga passarono, splendidamente ospitati, Borso d’Este, i figli di Francesco Sforza, Carlo il Temerario duca di Borgogna (la cui corte raggiunse apici di magnificenza che tutta l’Europa cercò d’imitare), e il Re Cristiano I di Danimarca.
Malpaga ospitò anche degli umanisti, prevalentemente bergamaschi come Jacopo Tiraboschi e Giovanni Michele Carrara oltre che forestieri come il Pagello e Antonio Cornazzano. Quest’ultimo scrisse la biografia di Bartolomeo Colleoni, certamente commissionatagli dallo stesso. Anche in questo amore per la biografia, ovviamente più encomiastica che storica, il nostro condottiero indulse seguendo il gusto dell’epoca.
La Chiesa parrocchiale di San Marco, edificata nel corso del XVI secolo, era inizialmente una chiesa privata della famiglia Martinengo-Colleoni.
La Chiesa di San Giovanni Battista, recentemente ristrutturata, risale al XV secolo e possiede al proprio interno opere di buon pregio.
L’Oratorio dei Morti, che ospita la prima opera in ordine cronologico del pittore Vincenzo Angelo Orelli, la Trinità, la Vergine e anime purganti, dipinta nel 1772.
Nel paese di Cavernago è presente la Polisportiva Cavernago nata nel 1981, che propone diverse attività: pallavolo, judo, karate, tennis tavolo, zumba, dedicate soprattutto allo sport giovanile.
A Malpaga è presente l’ASCT, dedita al gioco del Tamburello.
Nel 2018 è stata consacrata la nuova chiesa di Cavernago. Si tratta di una vera e propria opera d’arte particolarmente suggestiva soprattutto al suo interno. UN centro pastorale, una specie edificio polifunzionale e uno spazio di riferimento che fa da centro di un insediamento urbano in espansione.
All’interno, la luce proveniente da cannoni architettonici è l’amalgama principale di una bella assemblea. Con interventi artistici di Gianriccardo Piccoli sono stati pensati da subito con l’architettura stessa: l’immagine mariana, le quattordici garze della Via crucis, non disposte nel solito itinerario lungo la navata ma concentrate in un unico punto in fondo alla chiesa pensato come spazio riservato alla devozione, il tabernacolo in vetro e l’affascinante, cielo stellato con l’invenzione della grande parete dove i genitori a graffito possono scrivere il nome del loro bimbo e la data del Battesimo.
L’arte ha sempre bisogno di sostenitori e di osservatori devoti