CASNIGO

Casnigo [kazˈniːɡo] (Casnìgh [kazˈnik] in dialetto bergamasco) è un comune di 3133 abitanti.
Alcuni ritrovamenti il più antico dei quali scoperto nella parte dell’Agro posta a est dell’abitato risale al Paleolitico Medio ci raccontano che Casnigo è sempre stato un buon approdo, soprattutto grazie alla sua esposizione al sole. Si tratta di una punta in selce utilizzata dall’uomo di Neanderthal durante il periodo Musteriano per svolgere attività di caccia. Di notevole importanza a livello storico, dal momento che testimoniano come nella zona la presenza umana in quel periodo fosse stanziale, sono anche gli insediamenti rinvenuti in località “Castello”, riconducibili al Neolitico, e in località “Pèta”, risalenti all’Età del bronzo), questi ultimi accompagnati anche da incisioni. A partire dal VI secolo a.C., la presenza umana cominciò a farsi più costante, con l’arrivo di popolazioni di origine ligure, dedite alla pastorizia, tra cui gli Orobi. Dal secolo successivo a essi si aggiunsero e integrarono le genti di ceppo celtico, tra cui i Galli Cenomani.
La prima vera e propria opera di urbanizzazione fu invece opera dei Romani, che conquistarono la zona e la sottoposero a centuriazione, ovvero a una suddivisione dei terreni a più proprietari, a partire dal I secolo d.C.
Il centro abitato aveva dimensioni molto ridotte e si sviluppava ai piedi delle propaggini montuose che sovrastano l’altipiano, come testimoniato dai frammenti di ceramica rinvenuti nella zona dell’Agro. A questi reperti va aggiunta la necropoli a incinerazione, risalente al II secolo d.C. venuta alla luce nella zona di fondovalle compresa tra le località Mele e Ponte del Costone.
Con l’arrivo dei Franchi, avvenuto verso la fine dell’VIII secolo, il territorio venne sottoposto al sistema feudale, con il paese che inizialmente venne assegnato, al pari di gran parte della valle, ai monaci di Tours per poi essere infeudato nel 1041 al Vescovo di Bergamo. Anche il primo documento scritto in cui si attesta l’esistenza del borgo risale a quei periodi: era il 905 quando nel codice longobardo viene nominata la curte Casinico, mentre in atti di vendita di alcuni terreni nel 1069 vengono nominate anche le località casnighesi di Giondìt e Barcla, poste in posizione elevata rispetto all’abitato.
Già nell’XI secolo era anche presente una fortificazione, come testimoniato dall’atto datato 1084 con cui il vescovo Arnolfo donava ai canonici di sant’Alessandro alcuni suoi possedimenti all’interno e all’esterno del castello di Casnigo. Oltre a questo, sono documentate fortificazioni anche nella zona in cui attualmente si trova il santuario della Ss. Trinità e presso il pizzo Frol, dove era posto il confine con la Confederazione di Honio, un’entità sovracomunale che raggruppava numerosi centri della media val Seriana.
Ben presto tuttavia cominciarono a verificarsi attriti tra gli abitanti, divisi tra guelfi e ghibellini, che raggiunsero livelli di recrudescenza inauditi. Le principali famiglie casnighesi parteggiarono per la fazione ghibellina, subendo di conseguenza attacchi da parte dei membri della parte avversa.
Il principale di questi avvenne il 23 maggio 1380, quando una colonna guelfa composta da esponenti della valle Seriana superiore, dalla Val Brembana e dalla Val Canonica, irruppe nel paese saccheggiando il centro abitato con conseguenti ruberie e omicidi perpetrati ai danni della popolazione. Gli screzi, seppur di minore entità, continuarono per molti anni, al punto che san Bernardino si recò in tutti i paesi della valle per predicare la riconciliazione.
La Serenissima inserì Casnigo nella Quadra della val Seriana di Mezzo, con capoluogo Gandino, e diede il via a un periodo di tranquillità in cui l’intera zona riprese a prosperare, garantendo quegli sgravi fiscali concessi già in epoca viscontea, attuando una diminuzione della pressione fiscale e offrendo maggiori autonomie. Al primo statuto del paese, redatto nel 1405, ne seguì un secondo nel 1450 circa, nel quale venivano ribadite le dinamiche inerenti alla gestione del territorio e l’amministrazione del comune. Casnigo difatti era inserito in una sorta di confederazione sovra comunale che raggruppava tutti i paesi della Val Gandino. Questa era amministrata da un podestà (detto anche vicario) che, scelto tra la nobiltà della città di Bergamo, era affiancato dal consiglio degli anziani. Questo organo, composto da otto membri espressione dei paesi.
Tuttavia a partire dalla metà del XVIII secolo il paese fu colpito dalla crisi della produzione dei panni di lana, dovuta all’importazione di prodotti esteri a prezzo più basso, che mise in ginocchio la pastorizia e il commercio della materia prima.
I cambiamenti politici tuttavia non erano finiti, dal momento che nel 1815 il Congresso di Vienna rivoluzionò nuovamente l’assetto delle nazioni europee, assegnando la bergamasca all’austriaco Regno Lombardo-Veneto. Questi repentini cambi di dominazione interessarono solo marginalmente la realtà casnighese, che proseguì seguendo la propria vocazione agricola, con uno sguardo alla produzione laniera, attività della quale nella prima parte del XIX secolo vennero censite ben cinque fabbriche di panni di lana, e all’estrazione mineraria, con una cava per l’estrazione di lignite.
dopo l’avvento dell’unità d’Italia, nel territorio comunale si verificò l’insediamento di importanti realtà industriali legate alla tessitura della seta e del cotone. Tra queste diedero un deciso impulso all’economia locale la filatura Dell’Acqua, posta nei pressi del confine con Colzate, e il Cotonificio Valle Seriana che, situato in località Serio, nel 1890 arrivò a occupare oltre 500 operai, con conseguente aumento della popolazione.
I primi decenni del XX secolo videro dapprima la costruzione dell’acquedotto comunale, costruito nel 1910, e poi la crisi economica che nel 1936 obbligò alla chiusura la filatura Serio, con pesanti ripercussioni sulle condizioni economiche degli abitanti, molti dei quali furono costretti all’emigrazione.
Il territorio comunale è disseminato di numerosi edifici sacri che ricoprono grande importanza dal punto di vista artistico e religioso. Il principale di questi è la chiesa arcipresbiteriale plebana di san Giovanni Battista, attorno alla quale si è sviluppato il centro storico del paese. La sua origine è riconducibile al periodo compreso tra la fine dell’XI e l’inizio del XII secolo, come testimoniato dall’incisione, ricavata sui gradini dell’altare, recante i numeri romani MC (1100 appunto), che la rendono la più antica chiesa battesimale della Valgandino.
In stile gotico-lombardo, venne consacrato nel 1471, con numerosi affreschi eseguiti nel 1484 dalla bottega dei Marinoni, e innalzato a rango di chiesa arcipresbiteriale nel 1460.
Di notevole importanza è il santuario della Santissima Trinità, posizionato su una terrazza naturale sulle pendici del monte Farno a un’altitudine di 700 m s.l.m. in posizione dominante sul paese e la bassa valle Seriana.
La struttura risale a tre differenti epoche: quella primitiva dovrebbe risalire al termine del XV secolo, seguendo l’indicazione posta sulla parete sud che riporta la data 1491. In origine la chiesa aveva dimensioni ridotte, tanto che la struttura originaria oggi fa parte del portico antistante l’ingresso, che ancora conserva interessanti affreschi. Un successivo ampliamento, eseguito tra il 1575 e il 1596, donò al santuario una struttura a navata unica. L’ultima ristrutturazione rese la chiesa più spaziosa con una pianta a croce latina e uno stile romano-gotico.
A monte del paese, presso l’omonima località posta frontalmente al borgo di Bondo a un’altitudine di 783 m s.l.m., si trova il santuario della Madonna d’Erbia, eretto in seguito a due apparizioni della Madonna. Il primo episodio accadde il 5 agosto 1550 quando nel luogo si trovava una stalla su cui era dipinta un’immagine ritenuta miracolosa di Maria con Gesù.La chiesa venne ampliata nel 1881 in seguito al voto fatto dagli abitanti durante l’epidemia di colera del 1867, donandole l’aspetto attuale. La struttura, a tre navate, presenta una facciata sulla quale sono poste le statue dei santi Pietro e Paolo, opera di Giuseppe Siccardi. All’interno si trovano opere quali la tela Natività di Gesù con pastori di Lattanzio Querena, l’affresco nel presbiterio raffigurante l’Apparizione di Ponziano Loverini, anche se ciò che caratterizza la chiesa sono gli innumerevoli ex-voto presenti, memoria della fede della popolazione.
Mantenendosi in ambito religioso, degna di nota è anche la piccola chiesetta dedicata alla Madonna Addolorata e meglio conosciuta come La Barbada. Posta al limite dell’abitato, risale al XVI secolo quando tale Barbata de Colzatis, esponente di una delle famiglie più importanti del paese, la fece costruire come oratorio campestre.
In ambito civile, ciò che invece caratterizza in modo importante il centro dell’abitato è la cosiddetta Piazza Vecchia, attualmente denominata piazza San Giovanni Battista. Presso di essa si trovano numerosi edifici storici, tra cui la chiesa parrocchiale, la casa degli arcipreti, il Fontanone e il vecchio palazzo municipale, a fianco del quale si trova un’altra piazzetta denominata Ol Caneasc (da canova, bottega per la vendita del vino).
Rimanendo nel centro storico, in quello che è il sagrato della chiesa parrocchiale, si trova la casa del suffragio, costruita nel XIV secolo. Inizialmente utilizzata come portico per il cimitero, venne prima impiegata come sede per la confraternita del suffragio e poi come chiesa. Attualmente sconsacrata, presenta una facciata esterna con affreschi settecenteschi raffiguranti san Michele Arcangelo, Maria sotto la croce, l’Angelo custode e Gesù Crocifisso coi Disciplini. Poco distante si trova casa Bonandrini, edificio risalente al XVI secolo e appartenuto a una delle famiglie più in vista del paese. Oggi sede del circolo Fratellanza, una società di mutuo soccorso, è dotata di un teatro liberty decorato risalente al primo ventennio del novecento e ristrutturato nel 2005.
Per quanto riguarda il tempo libero, è d’obbligo citare la Ciclovia della Valle Seriana che transita nella zona alluvionale a ridosso del fiume Serio. Questa permette passeggiate e pedalate nella natura, lontano da traffico e inquinamento, permettendo la riscoperta e la valorizzazione di spazi un tempo abbandonati nell’incuria. Dal 2013 è stata aperta una diramazione di questo itinerario principale che, in località Baia del Re, segue il corso del torrente Romna e, mantenendosi sempre all’interno dei confini casnighesi, solca la zona denominata Romnei e termina presso le piscine poste nei pressi del confine con Leffe.
Il paese è conosciuto per essere stato la principale località in cui il baghèt, particolare tipo di cornamusa bergamasca, ha avuto origine. A tal riguardo nel 2009, con delibera del consiglio comunale, Casnigo è ufficialmente diventato il Paese del baghèt – antica cornamusa bergamasca. Per favorire iniziative legate alla conoscenza e diffusione di questo strumento, nel 2004 in paese è sorta l’associazione Il baghèt, con sede presso il circolo della fratellanza, che si prefigge di organizzare numerose iniziative tra cui incontri, rassegne, mostre, raduni e concerti.
Casnigo ha due Santi Patroni:
San Sebastiano: è il Patrono Civico di Casnigo e, dal 2008, lo è anche dell’Amministrazione Comunale.
San Giovanni Battista: è il Titolare della Chiesa Arcipresbiterale Plebana e Patrono della Parrocchia.
La spiccata differenziazione del dialetto casnighese è avvenuta probabilmente a causa della posizione isolata dell’abitato rispetto alle vie di comunicazione principali e della gestione comunitaria della campagna circostante che permetteva da un lato l’autosufficienza alimentare, e dall’altro la creazione di un forte senso di identità che, nonostante le profonde trasformazioni sociali dell’ultimo secolo, permane tuttora.
Tipici esempi di peculiarità della parlata locale sono riscontrabili in molte parole derivate dal latino. È difatti presente il nesso pl, scomparso invece nell’italiano e nel dialetto della città di Bergamo: un esempio, in Casnigo il termine italiano piove (dal latino pluvit) è reso come plöf, a differenza del corrispondente cittadino piöf.
Un carattere di tipo fonetico che rende questa parlata difficilmente comprensibile a un non casnighese, è la sostituzione del fono ‘i’ non accentato con ‘e’ chiusa in fine di parola, compreso l’articolo determinativo plurale ‘i’, che in casnighese è reso con ‘e’ chiusa o aperta a seconda dei casi. Un esempio di quanto detto è fornito dal maschile plurale di fradèl (fratello), che nella forma casnighese appare come fradèe. La regola è valida anche nel pronome interrogativo: il chi della città è traslato in ce a Casnigo. La preposizione semplice in diviene én, e il pronome secondario della terza persona plurale da i passa a é: quindi un cittadino dirà lur i parla (essi parlano), mentre un casnighese dirà lu é bàia.
La forma del genitivo, storicamente condivisa con le località limitrofe della Val Gandino, si esprime con la caduta della occlusiva dentale d e il raddoppiamento della prima consonante della parola. Ad esempio, il cittadino l’ort de Gioanì (l’orto di Giovanni) in casnighese suona l’ort eggioanì.
Il casnighese è noto anche per modi di dire particolari. L’esempio più lampante è fornito dalla formula per esprimere il concetto italiano di chi sei figlio?, che viene reso letteralmente come sei il figlio di chi?. Il raddoppiamento e l’elisione dell’occlusiva compare tra de e ce, quindi la formula suona come set ol pöt eccè?.

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