ARDESIO

Ardesio [aɾˈdeːzjo] (Ardés [aɾˈdes] in dialetto bergamasco) è un comune di 3435 abitanti.
Il documento Damnatio ad metalla, di Plinio il Vecchio (23-79 d.C.) nel suo Naturalis historia sembra confermi la presenza di Ardesio e altri borghi in alta Valle Seriana, fin dall’epoca romana.
Certo è che l’alta valle venne occupata dai Celti, sicure sono le loro tracce in località Gandellino, ma il primo documento che nomina questa località è un atto del 15 maggio 409, nel quale si legge che Ardesio si sottomise alle orde di Alarico I re dei Visigoti. Quindi la località subì le invasioni nordiche, fino a che il territorio non venne conquistato da Carlo Magno re dei Franchi il quale donò il paese e le zone limitrofe all’Abbazia dei monaci di Tours, che a loro volta la permutarono, qualche anno più tardi, scambiando altri terreni del torinese e pavese, a favore del vescovo Ambrogio II di Bergamo nell’anno 1026.
Enorme fu la pressione fiscale operata dalla chiesa negli anni a seguire sulle miniere argentifere, lasciando la popolazione nella miseria. Il vescovo ampliò i suoi possedimenti nella zona, visto che sul territorio si trovavano miniere di argento, rame e ferro, tanto da costruirsi una residenza nella piazza centrale del paese. Di questo fastoso edificio sono rimasti pochi resti, anche a causa di un incendio appiccato qualche anno più tardi, quando la zona passò sotto il controllo dei comuni. Nel 1179 il vescovo Guala riconsegnò al comune tutti i beni, con la sola eccezione delle miniere d’argento in località Campello.
Nel 1427 tutta la valle, Ardesio compreso, passò sotto il dominio veneto che mantenne i privilegi in vigore e divise il territorio in due “Quadre”, quella di Ardesio e quella di Clusone. Francesco Donato, in un documento del 1551 narra di soldati di Ardesio schierati in difesa di Candia contro le invasioni turche a favore delle truppe venete.
Nel 1797 ebbe inizio l’occupazione napoleonica; rimane famoso il gesto di alcuni facinorosi, i carbonai di Ardesio, tra questi due fratelli abitanti di Ardesio, Luigi e Francesco Bana, che in piazza di Clusone, dove era stato innalzato l’Albero della libertà, lo abbatterono.
Di Ardesio fu anche Pietro Fornoni che con il compagno Ventura Fornoni venne condannato e recluso per aver tenuto discorsi sediziosi in pubblico contro il repubblicano governo.
Di interesse storico la famiglia Cacciamali per l’omonimo borgo, la famiglia Filisetti per la istituzione nel 1822 della Casa di Riposo “Infermeria Filisetti” per volontà testamentaria del Sig. Giacomo per anziani e disabili, e la famiglia Maninetti per la istituzione per lascito testamentario della Scuola Paritaria dell’Infanzia “Bari Maninetti” di ispirazione cristiana in funzione dal 1º ottobre 1908, eretta a Ente morale con Regio Decreto 27 marzo 1913.
Il santuario dedicato alla Beata Vergine Maria è stato costruito dopo l’acquisto della casa di Marco Salera, luogo dove avvenne l’apparizione in data 23 giugno 1607, deliberato dal Consiglio Comunale già il 13 gennaio 1608, destinando la somma di 4.300 Lire imperiali per la demolizione e la costruzione di una chiesa mantenendo però intatta la stanza dei Santi per formare la Cappella Maggiore della Chiesa.
Dedicata a san Giorgio la chiesa parrocchiale, ebbe come primo progettista Andrea Fantoni nel 1725,
fu costruita sopra una chiesa precedente datata 1176; nel 1455 fu infatti il vescovo Giovanni Barozzi a volerne la nuova costruzione e poi solo nel ‘600 venne adornata di affreschi e stucchi. La chiesa infatti è ricca di opere e pitture ben conservate. Le ampie volte in tufo di Nasolino che formano il presbiterio sostituirono nel 1737 l’antica sagrestia su disegno del Caniana.
Al di sotto dell’altare maggiore del santuario, troviamo lo scurolo dove si trova il “Sepolcro fantoniano” composto da ben sette statue di grandi proporzioni. Il Cristo morto posto su un giaciglio, con a fianco la Maria Addolorata, la Maddalena, Giovanni Evangelista, Maria di Cleofa, Giuseppe di Arimatea, e Nicodemo.
Un testamento del 1408 cita la chiesa dei Santi Pietro e Paolo con la Porta Camporum (porta del campo), a conferma che fosse già edificata. La chiesa è stata per molto tempo sconsacrata ed era adibita a sala prove per la Banda Musicale di Ardesio; recentemente è stata ristrutturata e nuovamente consacrata. Una volta al mese vi viene celebrata la santa messa.
La chiesa di S. Antonio è posta in località Zafalino nella parte più a nord del paese, costruita nel XVII secolo da Pietro Cacciamali per adempiere la volontà del defunto fratello don Bartolomeo. La costruzione è a croce greca con volta a tazza su quattro archi, così come il presbiterio; arricchita di affreschi ottocenteschi di Lattanzio Querena di Clusone. Sue sono anche le due tele laterali raffiguranti sant’Antonio.
Ma nel comune vi sono molti altri luoghi di culto: la piccola chiesa della confraternita dei Disciplini o di San Bernardino, il Sacello di San Rocco al cui interno è conservata la vasca battesimale della vecchia parrocchia di Ardesio, l’oratorio intitolato a santa Caterina unito a quello di Monastero Matris Domini di Bergamo, La chiesa posta nella località di Ludrigno dedicata alla Visitazione della Maria Santissima.
Il MetA, Museo Etnografico dell’Alta Valle Seriana, ha lo scopo di analizzare il rapporto secolare tra territorio e le attività della popolazione della valle con riferimento in particolare alla filatura, al lavoro dei carbonai, dei muratori, dei boscaioli e dei minatori, suddividendosi in quattro sezioni.
Costituito nel 1982 ha variato la propria sede e viene collocato in piazza Monte Grappa. Ogni sala descrive le diverse attività che si svolgevano nella valle, dall’antico rito del poiat nella sala dei boscaioli e carbonari, ricostruendone l’ambiente, ai reperti rimasti delle antiche miniere della sala minatori, antichi telai nella sala tessitori, fino alla ricostruzione di un’antica costruzione della fine ‘800. Il museo è aperto al pubblico ogni sabato, domenica e festivi negli orari dalle 16 alle 18.
L’appuntamento che si svolge nei cosiddetti “giorni della merla”, al termine del mese di gennaio, è il 31 gennaio sera, che intende chiudere il periodo invernale. Denominato La scassada del zenerù (in italiano la cacciata del freddo gennaio), si svolge con un corteo per le vie del paese, nel quale i partecipanti provocano grandi rumori con campanacci, pentole e quant’altro, dando la caccia a un fantoccio che impersonifica il freddo gennaio. Una volta trovato, il fantoccio viene portato in piazza per essere bruciato in un gran rogo, per lasciarsi alle spalle il freddo dei mesi invernali.
Durante la notte di metà Quaresima, le strade vengono imbrattate da croci bianche. Sulla soglia di ogni casa dove abita una ragazza da marito ma ancora putaegia (zittella) viene dipinta una croce bianca, di dimensioni maggiori a seconda dell’età della fanciulla, non sempre più tale.
La fiera delle capre e degli asinelli, che trae spunto dall’appellativo dato agli abitanti del paese (“i cavre de Ardes”) è nata con l’obbiettivo di premiare l’animale più bello giudicato da una giuria e da veterinari. Numerose sono le bancarelle che espongono prodotti alimentari di produzione del territorio.
Nella frazione Valcanale erano presenti piste da sci servite da quattro skilift chiamati Piazza Alta, Piazza Bassa, Piani di Cavradacc e Baby e una seggiovia monoposto chiamata Valcanale-Piazza. Gli impianti partivano in località Pià Spis con la seggiovia ed erano raggiungibili percorrendo via Alpe Piazza, strada mai collaudata echiusa al traffico veicolare da una sbarra causa vari cedimenti strutturali. Il primo impianto, costruito nel 1972, fu la seggiovia e l’anno successivo gli skilift Piazza Alta e Bassa.
Gli impianti, di proprietà della società “Valcanale Srl” (in liquidazione), vennero ufficialmente inaugurati nel 1973. Seguì la costruzione dello skilift Piani di Cavradacc nel 1992 e della manovia Baby. Le piste avevano una lunghezza di circa 11 km. Nel 1997 gli impianti vennero chiusi. L’ex albergo SempreNeve è in stato di abbandono, mentre gli impianti sono stati smantellati dalla società proprietaria dell’area[41]. Per quanto riguarda le piste, esse sono soggette a un processo di rinaturalizzazione spontanea. I tracciati delle ex piste di discesa d’inverno sono meta di appassionati di sci d’alpinismo.
La conca di Ardesio è dominata a ovest dal monte Secco (2.266 m) e dalla cima del monte Vaccaro (1.958 m). Da qui si diparte la cresta “dolomitica” che, attraverso le cime di Fop e Valmora, giunge sino al Pizzo Arera A ovest il torrente Acqualina, tributario del Serio da destra, che nasce dal laghetto montano del Branchino, scorre nella val Canale, a nord dell’asse montuoso del monte Secco e dell’Arera, creando scorci ambientali di rara suggestione soprattutto in quei luoghi dove le folte abetaie sembrano nascere dalle stesse acque.
Il capoluogo giace sulla sponda sinistra del Serio, su un terrazzo fluviale circondato dai monti, che a grado a grado che si elevano, lasciano il posto a vasti prati, a ricchi ed estesi boschi, a pascoli. Il Comune è attraversato in senso longitudinale dal Serio. In senso latitudinale, a est, vi è la valle del torrente Rino che nasce dalle pendici del monte Timogno, taglia il dirupo della “Curt”, e prima di buttarsi nel Serio attraversa Ardesio.
Alice vive qui, a Piazzolo, una piccola frazione di Ardesio e alleva il suo piccolo gregge. Una Heidi moderna sulle Alpi Orobie in Val Seriana.
Quando si muove all’interno del recinto, che in sua assenza serve per non far disperdere gli animali, tutto il gregge la segue belando a piccoli balzi nel prato che ha una pendenza incredibile, da far fatica a rimane in piedi.Il gregge infatti si trova in cima a una ripida salita che Alice percorre con disinvoltura più volte al giorno.Il panorama che si gode da lassù ricorda quelli descritti da Johanna Spyri nel suo celebre romanzo per ragazzi “Heidi” a cui si ispira il noto cartone animato.
Ad ARDESIO è ambientato il romanzo IL LUPO di Nazareth Simoncelli che a maggio abbiamo presentato al Dehor della Pasqualina

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