TORRE DE’ BUSI

TORRE DE’ BUSI
Torre de’ Busi [ˈtorːe deˈbuːzi] (Tór de Büs [ˈtoɾ dɛˈbys] in dialetto bergamasco) è un comune sparso di 2194 abitanti ritornato alla provincia di Bergamo dal 27 gennaio 2018, situato nella Valle San Martino e bagnato dal torrente Sonna. Il comune è tornato a far parte della provincia di Bergamo dopo un periodo di venticinque anni trascorso in provincia di Lecco (1992-2018).
Fa parte della Comunità montana Lario Orientale – Valle San Martino. Il toponimo deriva dalla presenza di una torre di proprietà della famiglia Busi.
Anticamente il territorio di Torre de’ Busi faceva parte del Comune della Bretta che comprendeva anche gran parte del territorio di Monte Marenzo. Nel XII secolo era molto potente la famiglia dei de Regibus de la Bretta di probabile origine longobardo-franca e che amministrò il territorio fino al XIV secolo quando, a causa delle lotte tra guelfi e ghibellini, fu costretta a rifugiarsi oltre l’Adda. I signori del Comune di quel tempo, comunque, furono i Capitani della Bretta di probabile origine “milanese” in quanto provenienti dalla opposta sponda dell’Adda. Probabilmente le vicende della fine del XII secolo e quelle del XIII, legate alle lotte tra la città di Bergamo e quella di Milano e agli intrighi di potere tra le varie consorterie nobiliari tutte tese ad accaparrarsi i favori degli esponenti ecclesiastici, segnarono la fine dei Capitani della Bretta e l’inizio delle fortune della famiglia dei Busi.
Una famiglia presente nel comune senz’altro dal 1100 e ben ammanicata con chi deteneva il controllo della città di Bergamo. A poco a poco seppe imporsi sul territorio al punto che la sua casa-torre divenne il fulcro di tutte attività, il centro di potere poi perpetuato nella memoria col nome che il paese assunse quando si separò da quella parte che diede vita al comune di Monte Marenzo.
Dal 1400, con l’avvento della Repubblica di Venezia, Torre de’ Busi seguirà le sorti dell’intera Valle S. Martino conservando comunque una identità singolare per altro difesa anche attraverso gli Statuti di Valle concessi dalla Serenissima. Alcuni suoi abitanti, in cerca di fortuna in quel di Venezia, ebbero modo di affermarsi professionalmente e politicamente. Un esempio per tutti la famiglia Fracassetti di Casarola che, arricchitasi col commercio dei panni lana, riuscì, nel XVIII secolo, a comprare il titolo nobiliare di conte in cambio di un cospicuo finanziamento a sostegno della guerra che Venezia stava sostenendo sul mare.
VALCAVA
Torre de’ Busi parrocchia di San Rocco confessore 1952-1986
Parrocchia della diocesi di Bergamo. Valcava, già vicariato autonomo, venne canonicamente eretta in parrocchia autonoma con decreto del vescovo Adriano Bernareggi 7 gennaio 1952 (decreto 7 gennaio 1952). L’erezione canonica venne riconosciuta civilmente con decreto presidenziale 18 giugno 1952, n. 492 registrato alla Corte dei Conti il 23 luglio 1952, registro n. 55, foglio n. 141. Fin dal momento dell’erezione in parrocchia autonoma, Valcava venne inclusa nella vicaria foranea di Caprino, nella quale rimase compresa fino alle successive modifiche dell’assetto territoriale della diocesi. Dal 1971,in seguito alla riorganizzazione territoriale diocesana in zone pastorali, fu aggregata alla zona pastorale VI,composta dalle parrocchie delle vicarie di Caprino e Calolzio (decreto 28 giugno 1971) Con l’erezione dei vicariati locali nella diocesi, è entrata a far parte del vicariato locale di Calolzio-Caprino (decreto 27 maggio 1979). Nel 1986, in seguito al decreto del ministro dell’interno che risolveva di conferire la qualifica di ente ecclesiastico civilmente riconosciuto alle parrocchie della diocesi di Bergamo, alla parrocchia di Valcava succedeva per l’intero patrimonio la parrocchia dei Santi Marco evangelista e Rocco confessore e Santa Maria delle Vittorie con sede in località San Marco di Pieia (decreto 20 novembre 1986).
FAVIRANO Torre de’ Busi 1802-1805
Il comune di Favirano, non compreso nelle compartimentazioni della repubblica cisalpina, figurava, nel 1802, tra i comuni dell’ex provincia bergamasca “aventi attualmente l’estimo particolare” (Tabella comuni provincia Bergamasca, 1802).
Nel progetto del consiglio generale dipartimentale per la concentrazione dei comuni del dipartimento del Serio (che venivano organizzati in XI distretti). Favirano era unito a Roncaglia a formare un comune del distretto X di Pontita (Progetto di distrettuazione 1802, Serio); a tale progetto segui un piano dell’amministrazione dipartimentale, che prevedeva l’articolazione del dipartimento in XVIII e non in XI distretti “non potendosi prestare un sol cancelliere distrettuale al servizio di tante comuni”. Il prefetto di Bergamo si trovò d’accordo con le osservazioni dell’amministrazione dipartimentale, ma insistette che dovessero ‘rettificarsi alcuni nomi, che essendo nomi di parrocchia, comprendono o più comuni, o solo parte di essi”, e che si dovessero tuttavia tenere ‘separati tra loro que’ comuni che hanno distinto l’estimo e le attività, troppo facilmente aggregati in un solo dall’amministrazione, e che sono per lo più rivali gli uni degli altri, specialmente ne’ monti, dove gli abitanti tengono tenacemente alle loro abitudini ed opinioni”: nel progetto dell’amministrazione dipartimentale, Favirano e Roncaglia era un comune del distretto della Sonna con capoluogo
Caprino (Progetto di distrettuazione 1803, Serio).
Il progetto di distrettuazione basato su XVIII distretti proseguì, nel corso del 1803, con l’individuazione della popolazione per i singoli distretti e comuni, ma in data 30 novembre 1803 il capo della commissione d’organizzazione della repubblica italiana scriveva al ministro degli affari interni che “non avendo ancora la commissione la cognizione locale del dipartimento del Serio, le riesce necessario d’avere alcuni schiarimenti relativi alla progettata distrettuazione”; la stessa ignoranza era ribadita il 16 maggio 1804, salvo “quanto riguarda la classe delle comuni, il loro numero e la quantità della popolazione inclusa in ciascun distretto; la commissione si pronunció infine per il piano prefettizio del 24 maggio 1804, approvato dal consigliere ministro dell’interno e pubblicato il 28 giugno 1804: Favirano era aggregato a Roncaglia a formare un comune, con 183 abitanti, nel distretto XIV della Sonna (piano 27 giugno 1804). Con l’organizzazione del dipartimento del Serio nel regno d’Italia (decreto 8 giugno 1805 a), Favirano era unito a Roncaglia, comune di III classe con 183 abitanti, nel cantone VII di Caprino del distretto I di Bergamo. In base alle prescrizioni del decreto 14 luglio 1807, venne richiesto alla prefettura un nuovo progetto di compartimento territoriale (Progetto di compartimento 1807, Serio), integralmente recepito nel 1809: a seguito dell’aggregazione dei comuni del dipartimento del Serio (decreto 31 marzo 1809), Favirano figurava, con una popolazione di 75 abitanti, comune aggregato al comune denominativo di Monte Marenzo nel cantone VII di Caprino del distretto I di Bergamo.
Nel 1813 il ministro dell’interno propose a sua altezza imperiale “da sanzionarsi alcune rettificazioni del comparto territoriale del dipartimento del Serio, suggerite in parte dalla esperienza, ed in parte dalle circostanze singolari di alcuni comuni”: “a Monte Marenzo erano unite Roncaglia e Favirano, che per nessun titolo potevano appartenere a quel comune denominativo, ma bensi appartengono a Torre de’ Busi. Si sono dunque staccate da Monte Marenzo e riunite a Torre de’ Busi” (Progetto di rettificazione 1813, Serio).
Ancora nel 1814, tuttavia, formalmente la situazione non era mutata rispetto al 1809 (Compartimento Serio, 1814).
SAN GOTTARDO Torre de’ Busi
1589-[1989]
Parrocchia della diocesi di Bergamo; fino al 1787 appartenne alla diocesi di Milano. Secondo quanto riportato da Pagnoni, si ha notizia che nel dicembre 1589 l’arcivescovo di Milano Gaspare Visconti abbia eretto la nuova comunità di San Gottardo, smembrandola dalla chiesa matrice di San Michele di Torre de’ Busi (Pagnoni 1992). Tra il 1784 e il 1787, venne perfezionato il passaggio alla diocesi di Bergamo di alcune parrocchie della pieve di Brivio, tra cui San Gottardo. Il processo di ridefinizione dei confini diocesani tra Bergamo e Milano, iniziato nel 1784 per provvedimento dell’autorità civile, vide anche l’intervento della Sacra Congregazione Concistoriale. L’autorità pontificia, con atto del 13 novembre 1786, autorizzava la procedura di passaggio della parrocchia di “San Gottardo” dalla pieve milanese di Brivio alla diocesi di Bergamo, ufficializzata dalle autorità episcopali nel 1787 (Atti del passaggio 1784-1787). In un elenco del clero secolare e regolare della città e diocesi di Bergamo redatto nel 1801, la parrocchia di San Gottardo risultava compresa nella vicaria di Carenno (Elenco clero 1801), cosi come nel registro relativo allo Stato del clero della diocesi per il 1822 (Stati del clero 1734-1822).
Nel 1861, la parrocchia di “San Gottardo” risultava compresa nella vicaria VII di Caprino. A quest’epoca la comunitá contava 281 anime, ed era rella da un parroco definitore della vicaria e da un cappellano. Entro la circoscrizione parrocchiale era compreso un oratorio dedicato a San Defendente (GDBg).
La parrocchia di San Gottardo rimase compresa in tale circoscrizione vicariale fino alle successive modifiche dell’assetto territoriale della diocesi. Dal 1971, in seguito alla riorganizzazione territoriale diocesana in zone pastorali, fu aggregata alla zona pastorale VI, composta dalle parrocchie delle vicarie di Caprino e Calolzio (decreto 28 giugno 1971). Con l’erezione dei vicariati locali nella diocesi, è entrata a far parte del vicariato locale di Calolzio-Caprino (decreto 27 maggio 1979).
Località in cui è frazionato Torre de’ Busi
Valcava
San Marco
Sogno
San Gottardo
Favirano
San Michele
Baita
Ca Bonasco
Casello
Tegiola
Torre de Busi non sarà famosa come base per escursioni, ma le sue alture celano itinerari davvero belli: il sentiero 821 che porta a Valcava si rivela un’autentica sorpresa, la successiva salita al Monte Tesoro con ritorno alla base passando per Colle di Sogno fanno di questo giretto un’escursione di tutto rispetto quanto a dislivello e lunghezza. Da Caprino Bergamasco mi porto a Torre de Busi, lascio però la macchina sul fondovalle nello spiazzo di fianco la frana regolata da senso unico alternato: davanti a me ecco la frazione San Michele, salgo fino alla chiesa con una mulattiera acciottolata che si inerpica tra le case, già questo primissimo tratto offre belle suggestioni. Sbuco alla caratteristica torre dedicata ai caduti, la oltrepasso per pochi metri e mi infilo sulla scalinata di sinistra, ovvero Via Torre: sfioro la chiesina dell’oratorio e seguo la via fino ad incontrare un cartello che a sinistra indirizza su Via Ovrena, sentiero 823 che però sarà il mio itinerario di ritorno. Alt fermi tutti, stranamente il cartello tace sul sentiero 821: attenzione, bisogna incamminarsi sulla gradinata a destra, salendo tra le ultime case del paese. Non mi dilungo in minuziose spiegazioni, il tracciato che porta a Valcava si svolge per gran parte su una bella mulattiera che in molti punti si lascia ammirare per la sua ottima fattura: percorre per intero il costolone che sfiorando la frazione San Marco porta al piccolo nucleo di Piazzolo, dove virando a destra in breve si raggiunge il centro di Valcava. Aggiungo solo che a volte il tracciato sfiora case e si “modernizza”, in un’occasione si trasforma per breve tratto in stradetta cementata, più volte attraversa la provinciale senza però venirne minimamente disturbato: da rimarcare la bellezza di lunghi segmenti della mulattiera, che pur non proponendo strappi eccessivamente cattivi, non si addolcisce però mai su pendenze riposanti, se non negli ultimissimi metri in piano sull’uscio di Valcava. Tristemente famosa per i suoi giganteschi ripetitori, Valcava svela un piccolo e grazioso centro storico che merita sicuramente una visita: tappa successiva è il passo sovrastante, dove aggancio verso sinistra il sentiero 571 che con rilassante salita mi conduce sulla vetta del Pizzo, dove mi si spalanca la visuale sul Monte Tesoro, punto più alto dell’intera catena dell’Albenza, nonchè Cima Coppi dell’escursione odierna. Mi abbasso alla successiva sella perdendo circa un centinaio di metri di dislivello , ecco perciò che quando tocco i 1432 metri della vetta del Monte Tesoro nel carniere sono finiti ben 1150 metri di salita: la macchina infatti è parcheggiata a quota 380, sono praticamente ad un passo dalla pianura, ma questa si rivela davvero un’escursione di tutto rispetto..!! In vetta chiudo un occhio sul mostruoso sacrario, ma l’altro lo spalanco a dovere per ammirare il bellissimo panorama verso i laghi della Brianza: sul crinale dritto sotto di me ecco adagiato Colle di Sogno, è ora di fare dietrofront fino alla sella precedente, dove vado a destra per scendere alla frazione Cà dei Magnani. Sbuco sulla provinciale e la percorro in discesa per soli 100 metri, alle case di Combelì trovo il segnavia del sentiero 823: giro a destra, una nuova bella mulattiera si abbassa con un lungo e variegato traversone dalla pendenza molto rilassante, scollino ad un abbandonato capanno e dopo un tratto decisamente più ripido tutto si spiana, ancora qualche centinaio di metri belli pianeggianti ed ecco che la mulattiera si trasforma in un viottolo che si addentra tra le case di Colle di Sogno, arrivo subito ad una piccola cappella. Mi immetto così sull’unica viuzza della piccola frazioncina di Carenno, inaccessibile alle auto: restano rigorosamente nel parcheggio fuori dall’abitato, qui si viaggia a piedi, che bello..!! Da ammirare il bell’affresco di casa Carenini e gli innumerevoli nidi della casa delle rondini, non manca una piccola trattoria e un bel panorama verso le Grigne e il Resegone: tornato alla tribulina prendo la mulattiera che scende a Sogno, la raggiungo per ultimo percorrendo la strada asfaltata e scorciatoie. Prendo la strada sotto la chiesa, girando a destra quando incontro il sentiero Via Martiri della Libertà, continuando a traversare verso sinistra mi porto su una stradetta cementata che scende da Tegiola e mi abbasso con tratti gradinati strettamente a fianco di case: ecco che tutto ridiventa un’ampia e bella mulattiera lastricata, che inoltrandosi nella Valle Ovrena mi porta dapprima ad un bel ponticello in pietra che scavalca un ruscello secondario, poi raggiungo la chiesetta dei Morti della Peste. Torre de Busi ormai è ad un passo, appaiono le prime case di via Ovrena, mi ritrovo al bivio col sentiero 821: ripercorro via Torre e ridiscendo a San Michele, con negli occhi la scritta che recita ” Questa valle ispirò al Manzoni il Castello dell’Innominato “. Ma è anche una valle sicuramente in grado di ispirare belle escursioni…
Diverse centinaia le persone che nella giornata di domenica 10 novembre 2019 si sono riversate a Torre de’ Busi per visitare Castello Fracassetti, un’antica villa per anni chiusa a causa delle sue precarie condizioni. Secondo molti dimora del celebre Innominato manzoniano, Castello Fracassetti ha così accolto degustazioni di vini, mercatini di prodotti locali e biologici e un numero straordinario di persone nel corso dell’iniziativa “Tour del Gusto, Impronte di Storia”, organizzata all’interno del progetto di promozione territoriale Via Giovannea.
“La buona riuscita di questo evento per noi era molto importante: abbiamo potuto riaprire per la prima volta al pubblico questo castello, il cui restauro sarà presentato in primavera alla fiera MIPIM di Cannes all’interno del bando indetto da Regione Lombardia – ha commentato Eleonora Ninkovic, sindaco di Torre de’ Busi -. Castello Fracassetti si aggiunge dunque alle bellezze da scoprire del nostro territorio, tra cui si annoverano già Borgo Casarola, la nota chiesa di San Michele e l’Oratorio Santo Stefano, la chiesa di San Defendente e l’ex Funivia della Valcava, di grande interesse storico in quanto si tratta della seconda in Italia. Proprio riguardo a quest’ultima speriamo di poter trovare quanto prima un accordo con la proprietà per poterla mettere a disposizione del turismo, con l’auspicio di poter realizzare un museo. Importantissimo naturalmente è anche il reperimento dei fondi necessari a questi interventi: speriamo che questa visibilità e questo interesse attirino l’attenzione degli investitori” “La buona riuscita di questo evento per noi era molto importante: abbiamo potuto riaprire per la prima volta al pubblico questo castello, il cui restauro sarà presentato in primavera alla fiera MIPIM di Cannes all’interno del bando indetto da Regione Lombardia – ha commentato Eleonora Ninkovic, sindaco di Torre de’ Busi -. Castello Fracassetti si aggiunge dunque alle bellezze da scoprire del nostro territorio, tra cui si annoverano già Borgo Casarola, la nota chiesa di San Michele e l’Oratorio Santo Stefano, la chiesa di San Defendente e l’ex Funivia della Valcava, di grande interesse storico in quanto si tratta della seconda in Italia. Proprio riguardo a quest’ultima speriamo di poter trovare quanto prima un accordo con la proprietà per poterla mettere a disposizione del turismo, con l’auspicio di poter realizzare un museo. Importantissimo naturalmente è anche il reperimento dei fondi necessari a questi interventi: speriamo che questa visibilità e questo interesse attirino l’attenzione degli investitori”
Un patrimonio legato a edifici storici di rilievo, dunque, ma non solo: “Oltre ad arte e fede, il nostro territorio è ricco di agriturismi e aziende agricole, che si concentrano in particolare nella frazione di San Marco. All’evento, tutto plastic-free e attento all’ambiente, hanno partecipato diverse realtà locali che hanno presentato i loro prodotti davvero a km 0, della Valle San Martino: la possibilità di acquistare alimenti biologici vicino a casa è una bella opportunità per la salute, per l’ambiente e anche per il territorio. Interessante è anche il contributo giovanile al comparto agricolo e di tutto ciò che ruota attorno a questa realtà”.
Stupito e piacevolmente colpito dall’altissimo afflusso di pubblico anche Dario Roncelli, Roncelli Group Srl, che già pensa a una prossima riapertura del Castello, magari su più giorni: “A noi che rappresentiamo l’attuale proprietà fa immensamente piacere aver potuto ospitare questa iniziativa che consente di far conoscere un pezzo di storia molto importante: si tratta di un bene da scoprire, che fino a qualche anno fa era in rovina. La struttura, ora a rustico, è stata messa in sicurezza perché possa essere utilizzata quantomeno parzialmente, ma necessita senz’altro di importanti interventi di restauro: l’idea è quella di mettere il Castello a disposizione del pubblico per eventi sia pubblici sia privati, con un’importante ricaduta sia dal punto di vista storico e culturale, sia perché possa produrre un reddito nel rispetto delle sue caratteristiche. Da sottolineare l’eccezionalità dimensionale di questo luogo che, grazie alla sua posizione inaccessibile, è rimasto inalterato nel suo complesso”.
Castello Fracassetti, palazzo agricolo realizzato a cavallo tra ‘600 e ‘700, sorge in località Casarola, frazione del Comune di Torre de’ Busi. Strutturato attorno a tre cortili, si estende su una superficie di oltre 2000 mq: nello specifico, presenta un piano terra e un primo piano ciascuno di 1000 mq e un secondo di 300 mq. A questi si aggiungono una cantina unica nel suo genere (7,5 per 15 metri, per raccogliere l’immensa produzione vinaria della zona) e un terreno che si estende per ben 15.000 mq. Il progetto intende far sì che possa essere riaperto al pubblico per eventi e manifestazioni. Dopo diversi anni di chiusura (fino a poco tempo fa la struttura era completamente in rovina) è stato possibile ora rimetterlo in sicurezza e ha dunque potuto accogliere il pubblico per la prima volta in via straordinaria proprio in occasione del “Tour del Gusto, Impronte di Storia”.
Il progetto di ristrutturazione del Castello è stato presentato al bando di Regione Lombardia “Manifestazione di interesse per selezione di progetti di investimento e di rigenerazione urbana da presentare in occasione della manifestazione fieristica MIPIM” che si terrà a Cannes dal 12 al 15 marzo 2020. Lo scopo è proprio quello di trovare degli investitori che consentano di portare avanti l’ambiziosa riqualificazione di tutti gli spazi. L’edificio, attualmente al rustico, è stato messo in sicurezza per poter essere accessibile al pubblico: sono visibili le cantine e anche alcune stanze affrescate, oltre alle sale in cui è stato organizzato il servizio di ristorazione. La posizione isolata e di difficile accessibilità ha fatto sì che tutto il Castello e il borgo che lo circonda, di dimensioni considerevoli, siano rimasti inalterati nel tempo e presentino caratteristiche davvero peculiari.
Se il Castello ha raccolto senza dubbio il maggiore interesse, da non dimenticare tra le bellezze del territorio aperte al pubblico nel corso della giornata di domenica anche la Chiesa di San Michele, splendido edificio altomedievale bisognoso di importanti ristrutturazioni, e il vicino oratorio di Santo Stefano, i cui affreschi sono stati riportati ove possibile alla luce e si mostrano ora ai visitatori in tutta la loro bellezza.
L’apertura straordinaria del Castello Fracassetti si è svolta a cura di Roncelli Group Srl, proprietaria del Castello. L’evento “Tour del Gusto, Impronte di Storia” è stato organizzato con la partecipazione di Associazione Agricoltori Valle San Martino, Hidrogest Spa, Birra Logos, Viticoltori Val Pontida, Associazione Italiana Sommelier Lombardia Bergamo.
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Giuseppe Crespolini, Michele Zucchinali e altri 4
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