SPIRANO

Spirano [spiˈraːno] (Spirà [spiˈɾa] in dialetto bergamasco) è un comune di 5643 abitanti.
Recenti studi hanno appurato che i primi abitanti della zona furono alcune tribù dei Liguri, alle quali succedettero i Galli Cenomani.
Ma fu con la dominazione romana che il paese assunse una fisionomia ben definita dato che aveva sul proprio territorio un accampamento militare stabile che sfruttava la posizione strategica del borgo, posto all’intersezione tra due importanti vie.
Tuttavia qualche secolo più tardi la stessa strada divenne percorso abituale delle orde barbariche provenienti dal nord-est dell’Europa, portando distruzione e terrore tra gli abitanti locali.
La successiva dominazione longobarda garantì una nuova tranquillità e prosperità, che continuò anche con l’avvento dei Franchi ed il Sacro Romano Impero: questi istituirono il feudalesimo, con i territori comunali posti sotto il controllo vescovile.
I secoli del medioevo videro Spirano al centro di dispute fratricide tra guelfi e ghibellini con scontri spesso dai tragici esiti, come nel 1312, quando il borgo venne saccheggiato e devastato.
In tal senso, nel corso del XIII secolo, venne costruito un castello che caratterizzò la vita del borgo per parecchio tempo: questo maniero aveva funzioni difensive e di residenza della famiglia dei Suardi, che gestì le sorti del paese per parecchi anni.
Successivamente furono esautorati a favore dei Visconti di Milano, fino a quando l’intera zona passò, nel 1428, alla Repubblica di Venezia.
La Serenissima compi numerosi interventi volti al miglioramento delle condizioni sociali e lavorative, dissodando terreni e costruendo canali per l’irrigazione. Tra questi vi era il fosso bergamasco, utilizzato soprattutto per stabilire in modo definitivo i confini territoriali dello Stato da terra di Venezia con il Ducato di Milano. Questo lambiva anche il territorio di Spirano, delimitandolo a sud.
Da allora il paese ha mantenuto una forte connotazione e tradizione rurale, con l’agricoltura e l’allevamento attività predominanti.
La chiesa parrocchiale è dedicata a San Gervasio e Protasio, di cui si hanno notizie a partire dal XIII secolo. Ricostruita completamente nel XVII secolo e ristrutturata due secoli più tardi, presenta al proprio interno una serie di opere di pregevole fattura, tra cui spiccano una pala d’altare di Enea Salmeggia, un dipinto di Vincenzo Angelo Orelli ed un scultura intagliata di Giovan Battista Caniana.
La cappella campestre dei Morti dell’Arca è situata sul confine tra Spirano e Cologno al Serio, vicino ai Fontanili del Consacolo, e risale alla prima metà del XIX secolo.
Attorno a questa chiesetta, la tradizione popolare ha sviluppato una leggenda che narra di un’arca di pietra che in antichità era servita da sepoltura. Dopo un periodo di abbandono, l’arca venne trovata da un contadino che la portò a casa sua con l’intento di utilizzarla come abbeveratoio per le sue bestie. Tuttavia, l’arca tornò misteriosamente al luogo d’origine. Il contadino provò più volte a portare con sé l’arca ma senza risultato
La cappella campestre venne dunque costruita a ricordo di questo avvenimento prodigioso.
La Chiesa campestre di San Rocco venne costruita in seguito all’epidemia della peste che colpì duramente i cittadini del paese, le quali vittime vennero sepolte nel territorio dove attualmente sorge la chiesa. Le prime testimonianze che si hanno della chiesa di San Rocco risalgono al 1646 in seguito alla visita pastorale del vescovo Grimani, nella quale affermava che la chiesa sarebbe dovuta rimanere chiusa per tutto l’anno eccetto durante la festività del santo. Verso la fine del 1800 una nuova epidemia, il vaiolo, colpì il territorio e la chiesa di San Rocco fu ridotta a lazzaretto.
Nel 1839 la chiesa venne restaurata. Nel 1855 iniziarono i lavori di ricostruzione che prima del 1858 vennero sospesi per qualche tempo e saranno poi conclusi nel 1867. La nuova chiesa venne costruita a croce greca con due altari: un altare maggiore e uno laterale dedicato a San Giuseppe.
Il centro storico di Spirano è racchiuso entro la strada di circonvallazione che marca le aree dove un tempo sorgeva il fossato difensivo. Alcune testimonianze delle fortificazioni si possono trovare sparse per il paese; in Piazza Ere, ad esempio, emerge una torre quadrangolare assemblata con ciottoli che apparteneva al sistema difensivo realizzato tra il XIII e il XIV secolo e che comprendeva altre strutture più articolate tra cui il Centro Civico. In quest’ultimo è possibile osservare l’antico pozzo e un forno, situati lungo il lato sud della struttura che ospitava la vecchia biblioteca comunale.
Il Centro Civico confina con un’altra importante struttura, ovvero lo Stallazzo il quale è composto da una corte circondata da strutture che un tempo ospitavano le stalle e le dimore dei coloni della MIA (Misericordia Maggiore di Bergamo) mentre attualmente è adibito a edilizia residenziale pubblica.
Oggi si celebra San Rocco in molti paesi della bergamasca dove gli è stato dedicato un santuario o anche solo una cappella. Un Santo molto pregato nei secoli precedenti in quanto è definito il Patrono di: appestati, contagiati, emarginati, ammalati, viandanti e pellegrini, selciatori, invalidi, prigionieri, chirurghi, operatori sanitari, farmacisti, assicurativi, necrofori, volontari, cani, protettore delle ginocchia e delle articolazioni.
Dopo oltre un anno e mezzo di pandemia in cui tutti abbiamo fallito, dalle istituzioni alla medicina forse è necessario affidarsi un po’ di più a Dio.
In ogni caso una preghiera anche a San Rocco male non fa di certo.
Per chi ne avesse voglia, stasera al parco di San Rocco di Spirano una serata in allegria con i burattini bergamaschi di Roberta Navoni Carla Francesco Passera.

SPIRANO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

La Cultura è la nostra più grande ricchezza

Promozione culturale
                               Organizzazione eventi

Valorizzazione del territorio bergamasco e del Capitale Umano bergamasco
scrivimi@paginebergamasche.it

Pagine Bergamasche

da un 'Idea di Maria Di Pietro