PAGAZZANO

Pagazzano [paɡaˈʦːaːno] (Pagassà [paɡaˈsa] in dialetto bergamasco) è un comune di 2085 abitanti.
Situata in quella che in epoca romana era chiamata Insula Fulcheria Pagazzano ha sempre avuto il carattere prevalente di piccolo insediamento agricolo che peraltro mantiene. Ha partecipato come i comuni limitrofi alla centuriazione che i Romani effettuarono nell’area, e di essa rimangono tracce nell’attuale topografia.
Vi fu costruita una fortificazione, secondo alcuni nel VI secolo, secondo altri nel X per difendersi dalle razzie degli Ungari.
Pagazzano già nell’XI secolo gravitava nell’orbita politico-militare milanese per ritrovarsi nel 1300 nel possesso dei Visconti che vi costruirono tra il 1450 al 1475 il castello che è rimasto, in buono stato di conservazione nella sua struttura architettonica, il suo monumento più importante e dal notevole fascino medievale.
Il castello, costruito sulla preesistente fortificazione, ha un aspetto spiccatamente militare privo di quegli abbellimenti e arricchimenti architettonici che hanno trasformato analoghi edifici in dimore principesche. La struttura in mattoni cotti è tipica dell’architettura militare viscontea, ha forma quadrata circondata da un largo fossato che ne aumentava la funzione difensiva. In tempi successivi fu aggiunta una loggia, piuttosto rustica, sul lato a sera, per aumentarne la capacità abitativa ma senza migliorane l’aspetto estetico, anche se, complessivamente, rimane un gradevole esempio dell’architettura militare.
Con la caduta della dinastia degli Sforza ad opera dei Francesi Pagazzano entrò, assieme a Milano, nella sfera d’influenza di questi ultimi per passare dopo il trattato di Cateau-Cambrésis, 1559, sotto gli Spagnoli.
Con il passaggio sotto la dominazione austriaca, 1700, dominazione dura ma efficiente, vi fu un notevole miglioramento nelle condizioni di vita della comunità. Si sviluppò un incremento demografico e un miglioramento generale nelle condizioni di vita verificabile anche da un certo sviluppo edile e dall’utilizzo di materiale più pregiato nelle costruzioni. Passato il periodo napoleonico, che a Pagazzano produsse i consueti aspetti negativi determinati dalla presenza di una truppa turbolenta e per necessità saccheggiatrice, il villaggio ritornò, dopo il Congresso di Vienna, 1818, sotto la dominazione austriaca.
La ricerca di nuove aree da dedicare all’agricoltura determinò a una deforestazione selvaggia che eliminò la ricca zona boschiva presente sul territorio. Lo sviluppo di Pagazzano si incrementò dopo il 1861 con l’Unità d’Italia rimanendo tuttavia dominante un’economia a carattere prevalentemente agricolo.
La chiesa dei Santi Nazario e Celso è la parrocchiale Gli atti della visita pastorale del 1571 indicano la chiesa senza il campanile sagrestia e cimitero, mentre in quella del 1645 era completa sia della torre campanaria con vicino il luogo cimiteriale.
L’edificio è posto centrale alla cittadina ed è preceduto dall’ampio sagrato con pavimentazione in ciottoli. La facciata è divisa da lesene in cinque settori. Le lesene reggono la cornice marcapiano che divide la facciata in due ordini. Nell’ordine inferiore vi è il portale in marmo di Zandobbio che presente nella parte superiore lo stemma vescovile.
Il centro storico di Pagazzano riveste una grande importanza nel panorama urbanistico del paese, avendo mantenuto la struttura che il borgo possedeva in età medievale, anche se l’evoluzione edilizia ha esteso nel tempo il comune verso nord. Attualmente il centro storico presenta un impianto urbanistico relativamente moderno, anche se è prevista una riqualificazione, in parte già completata, delle aree circostanti il castello e la Corte Berghemina.
Il territorio è interessato da numerosi fontanili, seppur in gran parte estinti. Il suolo è prevalentemente seminativo, di profondità moderata e con un buon drenaggio, la cui permeabilità all’acqua è elevata, risultando per questo fortemente adatto all’agricoltura.
Ad est il perimetro del comune è segnato dal Fosso bergamasco, antico confine civile e politico variamente conteso tra il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia, in vigore fino al 1797, che separava la Gera d’Adda dal Quadra di Mezzo e dal Quadra di Calcinate. A sud, a delimitare il confine con il comune di Caravaggio è la Riserva naturale Fontanile Brancaleone.
L’elemento idrografico più importante per estensione lineare e portata è senza dubbio la Roggia Brembilla, detta anche Viscontina, il cui ramo est attraversa il centro del comune e si immette – seppur parzialmente – nella fontana Brancaleone. Da questa si diramano numerosi fossi e rogge secondarie che forniscono l’irrigazione ai campi coltivati. Il valore del Fosso bergamasco che costituiva il bacino idrografico più rilevante fino al secolo scorso, è andato progressivamente riducendosi al punto di risultare, attualmente, quasi interamente interrotto.
Il castello è aperto ordinariamente la prima e terza Domenica di ogni mese e al suo interno si avvicendano mostre e spettacoli vari.
L’attività culturale e abbastanza rilevante e si coordina con quella svolta dai paesi limitrofi per le varie rassegne sui castelli della pianura.
Il territorio, agreste lombardo, suggerisce un tempo da spendere nell’indolenza pomeridiana, tra una briscola chiamata e un gioco ad elastico per le bambine.
In realtà queste abitudini si stanno via via perdendo e con il Covid hanno subito un arresto duro
Ma queste piazze, da sabato pomeriggio all’oratorio, invitano a riprendere le urla dei calzoncini corti tra un ‘un due tre stella!’ e una gara a chi gira più figurine con un colpo della mano a cucchiaio. Biciclette riparate con le forchette di casa e tiri di dadi infiniti.
Il dolcissimo tempo della noia pomeridiana di quando la scuola non era a tempo pieno ed i genitori urlavano dalla finestra: Ve a Cà che l’è tarde!
Pagazzano è ancora un paese a misura di bambino
Pochi passi per muoversi da casa a scuola, o all’oratorio, e fontanili in cui scoprire girini e cicale.
Sembra quand’ero all’oratorio
Con tanto sole, tanti anni fa
Quelle domeniche da solo
In un cortile, a passeggiar
Ora mi annoio più di allora
Neanche un prete per chiacchierar
Cerco un po’ d’Africa in giardino
Tra l’oleandro e il baobab
Come facevo da bambino
Ma qui c’è gente, non si può più
Stanno innaffiando le tue rose
Non c’è il leone, chissà dov’è
Azzurro
Il pomeriggio è troppo azzurro
E lungo per me
Mi accorgo
Di non avere più risorse
Senza di te
E allora
Io quasi quasi prendo il treno
E vengo, vengo da te
Ma il treno dei desideri
Nei miei pensieri all’incontrario va

PAGAZZANO

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