OSIO SOPRA

Osio Sopra [ˈɔːzjo ˈsoːpɾa] (Öss de Sùra [ˈøs dɛˈsuɾa , ˌøzdɛˈsuɾa] in dialetto bergamasco) è un comune di 5255 abitanti.
La storia del paese è strettamente legata con quella di Osio Sotto, con il quale ha condiviso gran parte delle proprie vicende storiche.
In ambito religioso molto importante è la chiesa parrocchiale di San Zenone che, risalente al medioevo, racchiude opere pittoriche di buon pregio di pittori lombardi.
In un quartiere di recentissima formazione il monumento più notevole è costituito dall’antico santuario della Madonna della Scopa. La chiesa era inizialmente assai piccola, in seguito fu protetta sul frontale da un portico della profondità di circa 4-5 metri, successivamente incorporato nella costruzione globale, la quale era adorna di graffiti ed affreschi che si fanno risalire al 1400.
Edificato nel XV secolo, inizialmente aveva dimensioni molto ridotte, per poi essere più volte ampliato, l’ultima delle quali all’inizio del XX secolo, quando assunse l’attuale configurazione. Molto caratteristiche sono le sue pareti, completamente dipinte.
È un’antica storia quella che riguarda la Madonna della Scopa e racconta che, in tempi molto lontani, nel luogo dove ora sorge il santuario dedicato a lei dedicato, si trovava una cappella campestre dedicata a Maria. Il luogo, localizzato in aperta campagna, era frequentato dai contadini e dai viandanti che transitavano lungo un’antica strada. Con lo scorrere del tempo la chiesetta subì un increscioso abbandono e divenne un ricettacolo di sporcizie e luogo di deposito di attrezzi agricoli.
Maria, indignata per il deplorevole trattamento riservato ad un luogo a lei dedicato, si presentò un giorno, munita di una scopa, decisa a ripulire tutte le sporcizie lasciate dagli uomini per riportare ordine e decoro in quel luogo sacro, risvegliando nelle genti di Osio un forte pentimento e desiderio di riparare ad un così grave peccato.
Da quel miracoloso evento germogliò sempre più intensa e viva la devozione degli abitanti di Osio Sopra alla Madonna che, per quella straordinaria ed inconsueta apparizione mariana in veste “da casa”, fu denominata la “Madonna della Scopa” e la chiesetta campestre a lei dedicata fu da allora trasformata in un bellissimo santuario ricco di storie di fede e devozione.
Oggi intorno alla chiesetta si è sviluppato un quartiere residenziale. Un viale alberato, accessibile solo a piedi o in bicicletta denominato Viale degli angeli, il quale collegava il santuario al centro del paese fino a quando non venne trovato dall’autostrada.
Merita una menzione il Palazzo Camozzi-Andreani (Villa Andreani), conosciuto anche come palazzo delle Gigine, edificato nel XVIII secolo adibito a biblioteca grazie a Simone Ravizza.
Fra il 1890 e il 1953 la località era servita dalla tranvia Monza-Trezzo-Bergamo.
Ammonta a quasi 100.000 euro lo stanziamento della Regione Lombardia per cofinanziare la riqualificazione della passerella ciclopedonale sul fiume Brembo, tra i Comuni di Filago e Osio Sopra, a questo finanziamento regionale e all’impegno di tutti gli enti coinvolti, tra cui il Consorzio Bim e il Parco dei Colli di Bergamo oltre ai Comuni interessati. Quest’opera è significativa anche in relazione alla sua posizione all’interno del Plis (Parco locale di interesse sovracomunale) del basso Brembo. Essa rappresenta, infatti, uno snodo fondamentale della rete escursionistica locale. Si tratta di una risorsa per tutta l’area, sia dal punto di vista turistico-ambientale che economico: offre l’opportunità di conoscere le bellezze paesaggistiche della zona e le peculiarità storico-architettoniche.
Ci potrebbe essere anche un museo di archeologia industriale nell’area dismessa della Rasica. La vecchia filanda ha scandito per anni e generazioni la vita di Osio Sopra e dei paesi limitrofi. Sono tantissime le famiglie della zona che hanno lavorato, tramandando il lavoro e la conoscenza da madre in figlia, in quella che è stata una delle più grandi filande della zona.All’Archivio storico bergamasco, già nel lontano 1469, si trovano testimonianze del luogo dove ora sorge il vecchio stabilimento. I documenti ci riportano quindi nel Quattrocento, dove al posto dell’odierna struttura si trovava un mulino a due ruote per la molitura dei cereali, che sfruttava le acque del Canale Marzola, chiamato negli anni successivi Roggia Brembilla. Negli anni che seguirono, insieme al mulino, è stata impiantata poi una segheria, la Rasica appunto. Con il passare dei decenni, la struttura passa di proprietà a varie famiglie bergamasche, fino all’acquisto da parte del conte Carlo Lazzarini nel lontano 1656. I Lazzarini resteranno così proprietari della tenuta per più di duecento anni, salvandola da quello che sarebbe stato un sicuro degrado. Nel 1750 i Lazzarini faranno edificare una piccola chiesetta dedicata a San Giovanni Battista e restaurata nel corso degli anni. Adiacente allo stabilimento è visibile ancora oggi.
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OGGI IL SOGNO DI UN MUSEO
Storia della filanda di Osio Sopra Quando la Rasica era tutto il mondo
PERSONAGGI 11 Novembre 2016 ore 06:00
Ci potrebbe essere anche un museo di archeologia industriale nell’area dismessa della Rasica. La vecchia filanda ha scandito per anni e generazioni la vita di Osio Sopra e dei paesi limitrofi. Sono tantissime le famiglie della zona che hanno lavorato, tramandando il lavoro e la conoscenza da madre in figlia, in quella che è stata una delle più grandi filande della zona.
La lunga storia della Rasica. La storia della Rasica ha radici profonde, che nascono ben prima dell’arrivo del baco da seta e del lavoro in fabbrica. All’Archivio storico bergamasco, già nel lontano 1469, si trovano testimonianze del luogo dove ora sorge il vecchio stabilimento. I documenti ci riportano quindi nel Quattrocento, dove al posto dell’odierna struttura si trovava un mulino a due ruote per la molitura dei cereali, che sfruttava le acque del Canale Marzola, chiamato negli anni successivi Roggia Brembilla. Negli anni che seguirono, insieme al mulino, è stata impiantata poi una segheria, la Rasica appunto. Con il passare dei decenni, la struttura passa di proprietà a varie famiglie bergamasche, fino all’acquisto da parte del conte Carlo Lazzarini nel lontano 1656. I Lazzarini resteranno così proprietari della tenuta per più di duecento anni, salvandola da quello che sarebbe stato un sicuro degrado. Nel 1750 i Lazzarini faranno edificare una piccola chiesetta dedicata a San Giovanni Battista e restaurata nel corso degli anni. Adiacente allo stabilimento è visibile ancora oggi.
La nascita e la vita della filanda. La filanda vede la sua nascita nel 1872, anno in cui la famiglia Lazzarini cede gli stabili, alcuni lotti di terreno e il diritto di sfruttamento dell’acqua della Roggia Brembilla a Guglielmo Schroeder, residente a Crezeld, nell’impero germanico. Schroeder demolì e ristrutturò alcuni edifici costruendo l’odierna filanda per la preparazione e torcitura della seta. La cultura del baco era già affermata sul territorio bergamasco e su quello del piccolo paese di Osio Sopra, che negli anni è cresciuto con lo stabilimento. Nel 1888 alla Rasica si contavano più di 235 lavoratrici e lavoratori, destinati a crescere a 520 nel 1906 fino ad arrivare a quasi 700 nel 1927.
Dal Novecento ai giorni nostri, Wilhelm Schroeder mantiene il controllo della filanda fino all’arrivo della Prima Guerra Mondiale, nel 1914. A quel punto preferisce abbandonare l’Italia e cede la proprietà della Rasica a un noto industriale della zona, Paolo Orsi Mangelli, già proprietario di industrie tessili in Lombardia. In questi anni la filanda vive il suo momento di massimo splendore, arrivando fino ad occupare 680 posti di lavoro. Negli anni Cinquanta si scontrerà invece con la prima crisi del settore manifatturiero. Per garantire l’occupazione alla Rasica viene introdotta la lavorazione di fibre sintetiche.
Nel 1952 diviene proprietà della Soam, «Società Anonima Orsi Mangelli», con sede a Milano. La vecchia costruzione viene quasi del tutto abbandonata e sull’area libera all’interno della proprietà vengono costruiti nuovi capannoni. Verso la metà degli anni Settanta si troverà a combattere con quella che sarà la più profonda crisi del settore tessile, e la Soam sarà costretta ancora a diminuire il personale. Nel 1977, dopo due anni disastrosi, la Rasica viene ceduta, con ormai solo 200 dipendenti, a un gruppo di industriali di Vercelli: nasce cosi la Jet-Seta Industrie. All’inizio degli anni 2000 la Rasica cambia ancora proprietà e diventa Interplast, con sede principale ad Osio Sotto. Ormai la seta è stata dimenticata da decenni e il centinaio di dipendenti rimasti produce fibre sintetiche e materiali vetrosi, con una prospettiva sempre meno rosea.
La Rasica oggi. Oggi la Rasica è di proprietà della Special Fabrics Srl e conta un pugno di dipendenti. A esclusione degli ultimi reparti costruiti, il resto della fabbrica è in completo stato di abbandono. Il sindaco di Osio Sopra, Piergiorgio Gregori, racconta: «La Rasica è parte del patrimonio culturale di Osio Sopra. Le aree più vecchie sono ormai inutilizzate e purtroppo abbandonate. Protetta dal Plis, è nei progetti della Regione per un possibile restauro nei prossimi anni. Purtroppo, per ora resta in attesa di un possibile finanziatore e di fondi per poter dar vita a questa idea.
Curiosità. Nel 1979 alla Rasica è stato girato anche un film, La settimana di Chiara Brenna, realizzato dal regista Giorgio Pelloni per la Rai. Il film racconta le vicende di alcune operaie di una filanda lombarda, stanche delle disumane condizioni di lavoro, che nel 1890 organizzano uno dei primi scioperi della classe operaia. Il lungometraggio ha visto protagonisti un centinaio di persone, come comparse, di Osio Sopra.

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