MARTINENGO

Martinengo [maɾtiˈnɛŋɡo , maɾtiˈneŋɡo] (Martinèngh [maɾtiˈnɛŋk] in dialetto bergamasco) è un comune di 10730 abitanti.
I primi insediamenti sul territorio comunale risalgono all’epoca romana. La caduta dell’impero romano portò un periodo di instabilità politica, causato dalle invasioni barbariche, durante le quali giunsero in Italia i Longobardi.
Questa popolazione si stabilì sul territorio di Martinengo, come si evince dai ritrovamenti inerenti quel periodo, ed in particolar modo dal significato del toponimo: Martinengo, difatti sta a significare proprietà di Martino, con la caratteristica desinenza longobarda -engo. I nuovi colonizzatori, dopo la loro conversione al cristianesimo, vi fondarono alcuni edifici sacri.
Inizialmente assegnato dalla diocesi di Bergamo, venne presto messo sotto la giurisdizione della famiglia dei Gisalbertini. Questi posero la loro dimora nel castello longobardo, a cui apportarono sostanziali modifiche tra cui un fossato ed un’imponente terrapieno difensivo, a cui si poteva accedere tramite due ingressi: la Porta del Tombino (oggi porta Garibaldi) e la Porta del Bonovo (oggi porta Giovanni XXIII), rendendolo il centro della vita della popolazione.
I conti Martinengo però, nel corso del XII secolo, decisero di trasferirsi nel vicino castello di Cortenuova, costruito in seguito alla concessione di quei territori da parte del vescovo di Bergamo Ambrogio Martinengo, loro parente. La loro partenza pose di fatto termine alla signoria nel paese, che acquisì l’autonomia comunale come testimoniato da documenti datati 1221.
Questa esperienza politica ebbe vita breve, dato che Martinengo venne coinvolto nelle lotte tra guelfi e ghibellini e cominciò a gravitare nell’orbita della città di Bergamo.
Il XIII secolo si caratterizzò anche per un grande incremento demografico, dovuto in gran parte all’immigrazione di numerose famiglie in fuga dal vicino territorio di Cortenuova, borgo raso al suolo da Federico II nella battaglia di Cortenuova il 27 novembre 1237.
Nel XIV secolo il potere passò nelle mani della famiglia milanese dei Visconti che concesse al paese numerosi privilegi, ma lo impegnò in ulteriori scontri con la Repubblica di Venezia, intenzionata ad impossessarsi di questi territori. Le dispute terminarono con la pace di Ferrara che, il 5 maggio 1428, sancì il passaggio di Martinengo alla Serenissima, la quale, nel 1454, diede in concessione i territori comunali al condottiero Bartolomeo Colleoni.
Quest’ultimo vi costruì numerosi edifici, tra cui la Casa del Capitano, sua residenza nel paese, il monastero di Santa Chiara ed un convento francescano, nonché compì nuovi interventi sulla cinta muraria del borgo, oltre a realizzare numerose opere di bonifica con le rogge che diedero maggiore impulso ad una agricoltura già piuttosto sviluppata.
La primitiva parrocchiale di Martinengo, già esistente nel XII secolo, era la chiesa del Santissimo Sacramento, successivamente ridenicata a san Fermo. Da un documento del 1260 s’apprende che la chiesa di Sant’Agata era compresa nella pieve foraniale di Ghisalba.
La chiesa venne riedificata a partire dal 1320.
Il 17 aprile 1451 si decise di rifare l’edificio, come richiesto dal condottiero Bartolomeo Colleoni; il nuovo edificio fu realizzato in stile gotico e a tre navate. Opere di pregio conservate all’interno della chiesa, a tre navate con cappelle laterali, sono la raffigurazione di Sant’Agata che riceve in carcere la visita di san Pietro, realizzata da Ponziano Loverini nel 1901, il dipinto che rappresenta la Madonna del Rosario assieme ai santi Domenico di Guzman, Caterina da Siena, Agata e Apollonia, eseguito da Enea Salmeggia nel 1618, e la Crocifissione con i santi Sebastiano, Pantaleone, Rocco e Carlo Borromeo, opera del 1620 circa di Giovanni Mauro della Rovere detto il Fiammenghino.
Nel 1471 Bartolomeo Colleoni, alla morte della moglie Tisbe Martinengo per esaudire a un suo voto, ottenne dal Papa Paolo II l’autorizzazione di costruire a Martinengo, un convento maschile e uno femminile in località Cantone Spineto dove l’anno successivo acquistò terreni e fabbricati.La costruzione del monastero era iniziata nel 1474, e fu occupata dalle Monache clarisse proveniente dal monastero delle Rosate solo nel 1479. La giurisdizione del convento passò al vescovo di Bergamo il 26 ottobre 1592. Il monastero fu soppresso nel 1810 dalle leggi napoleoniche venendo tramutato in collegio-convitto.
Durante i lavori iniziati negli anni ’60 e terminati nel 1984, furono restaurati gli affreschi riguardanti l’aula magna che con un fregio raffigurante motivi floreali e piccoli tondi seguiva il contorno della parete seguendo il tetto a capanna.
Nell’antica cappella dell’ex monastero sono conservati affreschi Quattrocenteschi eseguiti da quello che viene identificato come il Maestro di Martinengo. Gli affreschi di ottima fattura sono considerati tra i primi affreschi rinascimentali lombardi. Di Bartolomeo Manni datato 1698 è l’altare marmoreo, mentre la pala d’altare Immacolata in gloria con santi opera di Francesco Paglia fu rimossa nel 1936 per essere collocata nell’aula delle conferenze della biblioteca. Il locale presenta l’immagine di Cristo che regge un fante ferito in battaglia eseguito da Girolamo Poloni nativo di Martinengo. Gli affreschi furono restaurati nel 1963 da Giuseppe Arrigoni.
La Chiesa di santa Maria Maddalena, citato in documenti del XV secolo ed un tempo sede della numerosa Confraternita dei Disciplini di Santa Maria Maddalena. Questi ultimi, vestendo di bianco e incappucciatisi dedicavano ad esercizi ascetici con digiuni e flagellazioni (la disciplina!). L’edificio a unica sala era originariamente diviso in due piani con celebrazioni contemporanee.
Il Santuario della Madonna della Fiamma, risalente al XVI secolo si trova fuori le mura a nord del l’antico abitato. Interno barocco leggero restaurato tra il 1990 e il 1995 sotto la direzione dell’arch. Francesco Pavoncelli. Fondato nel 1512 per volontà del Comune, si trova fuori dalla passeggiata di circonvallazione. Bello l’affresco cinquecentesco incastonato nell’altare seicentesco (Bartolomeo Manni, 1697). Le pitture delle volte rappresentano l’incoronazione di Maria (Giacomo Gritti, 1858) mentre l’opera più preziosa è rappresentata dal Dipinto di Enea Salmeggia detto il Talpino (1597), un olio su tela di grandi dimensioni (320×270) che rappresenta il Terz’Ordine Francescano.
La chiesa dei Santi Fermo e Rustico anticamente di San Salvatore è il più antico della località e presenta tracce dell’antico stile romanico. Le mura del paese furono edificate successivamente, lasciarono la chiesa all’esterno venendo poi descritta nelle diverse visite pastorali come chiesa campestre. Il cinquecento vide la modifica della chiesa, nella sua parte interna che ne ha stravolto la sua struttura. Fu infatti prolungata la zona absidale che era volta a est. Rimangono visibile le antiche absidi delle cappelle laterali composti di ciottoli di fiume.
La Chiesa della Madonna della Neve, del XVII secolo. La prima citazione è del 1667 (Vescovo Giustiniani) e la indica extra oppidum versus meridiem, cioè fuori le mura era anche chiamata Madonna di sant’Agata. Modifiche importanti l’hanno recentemente (Sec.XIX) ridotta di una intera campata facendola arretrare in modo da far posto ad una strada di circonvallazione più larga.
La Chiesa di San Michele arcangelo che, nonostante le ridotte dimensioni, è di origine longobarda e già citata in documenti del VII secolo. Serviva a segnare il territorio come cristianizzato in un’era dove la religione cristiana non era ancora capillarmente diffusa. La sua vicinanza attuale al Cimitero non la lega a quest’ultimo che vi fu spostato più tardi (metà del Settecento).
Il Monastero dell’Incoronata con annessa chiesa. Edificato anch’esso per volere del condottiero Bartolomeo Colleoni, si caratterizza per la semplicità del proprio aspetto, a partire dalle linee e dai materiali di cui è composta. All’interno si possono ammirare numerosi affreschi tra cui spiccano quelli secenteschi di Pietro Baschenis. Una recente ristrutturazione del presbiterio (arch. Pippo Pinetti) ha introdotto luoghi liturgici assolutamente moderni ed essenziali che hanno modificato l’austero aspetto originario in un luogo più aperto e luminoso.
Il centro storico del paese è un limpido esempio di borgo medievale, nel quale si sono fuse le architetture dei secoli successivi, senza snaturarne l’anima originale. Compreso all’interno di una cinta muraria dotata di terrapieni visibili, presenta vie lastricate, edifici con portici molto caratteristici. In tale contesto si inseriscono:
il castello di antichissima origine, sede delle principali istituzioni per tutta l’epoca medievale, in fase di restauro;
la casa del capitano, edificio costruito nel XV secolo da Bartolomeo Colleoni, e posto addossato al fossato con una torre con bifore, l’unica esistente sul territorio comunale.
La festa patronale è 5 febbraio: Sant’Agata.
Sebbene tutto l’anno sia ideale visitare Martinengo, l’autunno, fra settembre e novembre, è il periodo con oltre 50 manifestazioni, fra le quali:
Prima e seconda domenica di ottobre: Festa del santuario della “Madonna della Fiamma”.
Seconda domenica di ottobre: concorso di pittura, sezione contemporanea, sezione estemporanea
Secondo sabato di ottobre: Palio delle Porte, Gara internazionale di atletica su strada.
Terza domenica di ottobre: Palio dei Cantù, con sfilata storica di 500 figuranti e corsa con asini.
Tutte le prime domeniche del mese: Mercato dell’antiquariato sotto i portici medievali
In occasione della manifestazione: “Giornate dei castelli, palazzi e borghi medievali” domenica 5 settembre tornano le visite guidate al borgo storico
Per tutta la giornata, lungo i portici medievali, si terrà lo storico mercato del collezionismo e dell’antiquariato.
Le visite si terranno alle ore 10.30, 15 e e 16.30 con obbligo di prenotazione.
Green Pass obbligatorio.
Costo della visita:
– intero € 5,00,
– Gratis fino ai 12 anni.
Per informazioni e prenotazioni:
– mail: info@martinengo.org
– tel. 0363 988336 (mar-gio-ven-sab dalle 9.00 alle 12.30) Ritrovo biglietteria presso la sede della Pro Loco in Via Allegreni, 29 (centro storico).
Domenica 12 settembre 2021 torna l’appuntamento con la “Festa della Patata” di Martinengo che richiama ogni anno visitatori e buongustai da tutta la bergamasca e oltre.
La festa presenta un gustoso programma per promuovere il prodotto De.Co. che unisce produzioni tipiche enogastronomiche e tradizioni storiche e folcloristiche.
Dalle ore 8.00 alle ore 18.00 sotto i portici martinenghesi (centro storico) occasione unica per poter acquistare direttamente dai produttori locali il famoso prodotto dalla caratteristica polpa di color bianco o leggermente giallo, dalle proprietà organolettiche davvero speciali. Un tempo la sua coltivazione era così diffusa da caratterizzarne gli abitanti con il soprannome “i Patatù de Martineng”. Oltre ai produttori di patate saranno presenti anche altre specialità tipiche come formaggi e salumi, marmellate, pane, olio, miele, birra, vino e altre prelibatezze del nostro territorio. Parole d’ordine: gusto e qualità!
Su prenotazione, in tutti i ristoranti che aderiscono alla manifestazione, sarà possibile pranzare con un menù a base di patata: opportunità che si ripeterà lungo tutto il periodo autunnale, essendo il tubero martinenghese una produzione di nicchia e limitata nel tempo.
L’evento si svolgerà in osservanza di tutte le normative COVID. A breve tutti i dettagli.
Per tutte le informazioni:
Tel. 0363 988336 mar-gio-sab dalle 8.30 alle 12.30
mail: info@martinengo.org

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