FARA GERA D’ADDA

Fara Gera d’Adda [ˈfaːɾa ˈʤeːɾa ˈdadːa] (Fara [ˈfaɾa] in dialetto bergamasco, e semplicemente Fara fino al 1864) è un comune di 7922 abitanti
La storia del paese ha origine attorno al VI secolo, quando sul territorio cominciarono a insediarsi i Longobardi.
In particolare Autari, re longobardo, favorì l’insediamento della propria fara e vi costruì un importante luogo di culto ariano conosciuto come Basilica Autarena, di cui ancor oggi esistono importanti tracce. Qui in seguito si inserì il culto a Santa Fara sempre nel periodo longobardo. Il luogo assunse quindi grande importanza nella geografia del tempo assumendo il nome di Fara Autarena, in onore del suo fondatore.
Il dominio longobardo, durante il quale si verificò anche la conversione della popolazione longobarda al cattolicesimo, durò fino all’irruzione dei Franchi nel territorio (774) e l’instaurazione del Sacro Romano Impero. Da quel momento il paese perse il ruolo di primissimo livello che aveva avuto fin dalla propria nascita, mantenendo comunque una buona importanza rispetto ai paesi limitrofi.
Gli imperatori della nuova entità politica affidarono il controllo feudale di Fara al vescovo di Bergamo, il quale diede avvio a una serie di opere di fortificazione del borgo, costruendovi mura di protezione ed un castello con tanto di fossato. Il tutto è documentato da una serie di atti datati 904.
Queste fortificazioni tornarono utili nei decenni successivi, quando esplosero gli scontri tra i feudatari faresi, di schieramento guelfo, ed i milanesi, di fazione ghibellina: questi ambivano ad estendere i loro domini anche al di là del fiume Adda, da sempre confine dei loro possedimenti, trovando la netta contrapposizione del vescovo-conte di Bergamo, il quale chiese aiuto direttamente all’imperatore Federico Barbarossa. Questi ribadì la sua concessione in un editto del 1156, anche se il popolo si oppose a questa scelta. Il Barbarossa allora attaccò il borgo nel 1160, mettendolo a ferro e fuoco e distruggendone il castello.
La ricostruzione del paese fu tuttavia immediata, e per più di un secolo non si verificarono altri episodi di rilievo. A partire dall’inizio del XIV secolo ripresero nuovamente le dispute volte al predominio politico, con numerosi ribaltamenti di fronte, che parvero concludersi con l’inizio della dominazione della famiglia milanese degli Sforza, che inserirono il borgo nel Marchesato di Caravaggio.
All’interno di questa istituzione si ritagliò uno spazio di grande importanza la famiglia dei Melzi, i cui membri riuscirono a staccarsi dall’entità comunale farese, fondando nel 1580 il comune Massari de’ Melzi (oggi Badalasco, località all’interno del territorio del comune di Fara Gera d’Adda).
Nei secoli successivi Fara si trovò a gravitare nell’orbita del Ducato di Milano, alla cui guida si alternarono gli spagnoli e poi gli austriaci.
Nel maggio 1796 il paese, unitamente a tutta la Gera d’Adda, fu occupata dalle truppe di Napoleone Bonaparte ed entrò a far parte della Repubblica Cisalpina; in seguito alla nuova ripartizione territoriale francese Fara entrò a far parte del dipartimento dell’Adda, con capoluoghi Crema e Lodi, e dopo lo smembramento di questo, del dipartimento del Serio (con capoluogo Bergamo).
Dopo la caduta di Napoleone, gli austriaci rioccuparono la Lombardia e vi restarono fino alla nascita del Regno d’Italia, datato 1859.
A livello storico, grandissima importanza hanno i resti della Basilica Autarena. Edificata nel corso del VI secolo dai Longobardi, svolse inizialmente la funzione di edificio di culto ariano e, dal VII secolo, cattolico, venendo intitolata a Sant’Alessandro. Di essa rimane la struttura ed un pulpito. La chiesa è sconsacrata dal XVI secolo ma ha sempre svolto un ruolo importante nella comunità quando, ad esempio, divenne un ospedale di riabilitazione dei malati nel corso della prima guerra mondiale.
Di particolare rilievo è anche la chiesa parrocchiale che, intitolata a Sant’Alessandro, risale al XVI secolo. Riedificata due secoli più tardi e ristrutturata più volte, presenta un buon numero di opere pittoriche, tra le quali spiccano i 15 quadri raffiguranti la Via Crucis opera di Francesco Cavagna, figlio di Gian Paolo. La chiesa subì un ampliamento nel 1933, nel 1938 fu dotata di un organo costruito dalla ditta cremasca Tamburini e nel 1948 vennero fuse ed installate 8 campane della ditta Ottolina, su iniziativa dell’arciprete don Antonio Terraneo.
Il collegamento ciclabile Monaco-Milano è lungo circa 610 chilometri, 75 in territorio orobico. La pista Bressanone-Bolzano-Lago di Caldaro è già percorribile su pista ciclabile, mentre il successivo tratto che passa dalla Mendola-Val di Non-Tonale-Val del Sole-Val Camonica fino al lago d’Iseo, è fruibile al 90% del suo tragitto. Il tratto Fiume Adda-Milano è tutto percorribile su ciclabile o sede protetta (NaviglioMartesana), fino al raggiungimento della centralissima piazza Duomo.
Una ciclovia di interesse internazionale, la Monaco-Venezia, è già attiva dal 2015 lungo un percorso ben delineato e tracciato, soprattutto in territorio tedesco, austriaco e nella Provincia di Bolzano. La Monaco-Milano, quindi, si innesterebbe a Bressanone (lontananza da Milano 350km circa) sull’asse cicloturistico già esistente, via Brennero e Innsbruck fino al capoluogo della Baviera.
Da Rogno a Fara Gera d’Adda, sono 29 i comuni interessati. Il tracciato bergamasco dovrebbe essere di 75 km circa: 16,1 km di tratti esistenti, 29,8 km di percorsi in centri abitati da indicare con apposita segnaletica e 29,6 km di piste da realizzare ex-novo.
La prima bozza di fattibilità di questo progetto di mobilità sostenibile, approvata dalla Provincia di Bergamo, ha tenuto conto di diversi fattori: dallo sfruttamento di vecchi percorsi storici alla fruibilità delle piste esistenti, dalla valorizzazione di centri storici (7 siti di grande interesse storico tra ccastelli e palazzi) e turistico/ambientali (22 siti individuati, come ad esempiola Valle del Freddo, Parchi, laghi e fiumi). Ma anche della presenza di intersezione con altre reti di mobilità (ferrovie, bus, l’aeroporto di Orio).
Al fine di valorizzare al meglio il progetto e, successivamente, promuovere l’infrastruttura in modo adeguato tra i possibili fruitori internazionali (al netto delle iniziative di comunicazione e marketing, infopoint, bikesharing, aree parcheggio adiacenti, cartellonistica) sono già stati individuati lungo il percorso una serie di servizi all’utenza: 11 agriturismo con disponibilità di alloggio, 78 hotel, 30 punti di attenzione alla Salute (pronti soccorso, farmacie, ecc.), localizzazione di stazioni ferroviarie e fermate bus.
La passerella sul fiume era stata danneggiata da alberi che, sradicati dalle loro sedi, erano stati trasportati dalla corrente fino ad incastrarsi sotto il ponte ciclo pedonale. Una situazione peggiorativa, dato che la struttura in legno mostrava già i segni del tempo.Realizzata nel lontano 1930, nel corso del tempo erano stati necessari altri due interventi, nel 1976 e nel 1992 di riqualificazione. Un ultimo intervento è stato posto in essere dal 2019.
La riqualificazione dell’ex linificio canapificio (un’area di 84000 metri quadrati) nazionale di Fara Gera d’Adda, inattivo dalla fine del 2000, uno dei massimi esempi industriali della Bergamasca, non è più un miraggio e un sogno. Al termine della seduta di una seduta di consiglio comunale, infatti, l’Amministrazione guidata dal sindaco Raffaele Assanelli ha proposto di effettuare un concorso di idee per la rigenerazione urbana dell’edificio, concorso che la stessa proprietà, cioè il Gruppo Marzotto, si è dichiarata disposta a sostenere. L’amministrazione comunale ha inserito il complesso produttivo fra gli ambiti di rigenerazione urbana a cui applicare la relativa legge regionale. Ciò significa che l’intervento di riqualificazione potrà beneficiare dei vantaggi previsti per i privati che intendono rigenerare delle aree, come appunto ex stabilimenti inutilizzati da tempo (la legge stabilisce da almeno cinque anni). L’Amministrazione di Fara Gera d’Adda ha invece deciso di escludere dalla possibilità di rigenerazione urbana a fronte di un aumento volumetrico il centro storico di Fara e il villaggio dell’ex linificio.

FARA GERA D'ADDA

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