FIORANO AL SERIO

Fiorano al Serio [fjoˈraːno alˈseːɾjo] (Fiorà [fjoˈɾa] in dialetto bergamasco) è un comune di 3003 abitanti.
Il centro abitato aveva dimensioni molto ridotte e si sviluppava attorno alla strada che collegava Bergamo con Clusone e l’alta val Seriana, in quel tempo importante centro di estrazione mineraria, percorrendo la zona ai piedi della montagna.
Questa antica traccia sarebbe riconducibile all’attuale mulattiera detta dei Cedrali, posta presso via Papa Giovanni XXIII nei pressi di casa Magni e che scorre dietro il campo sportivo ed il villaggio Giardini, sbucando poi a Semonte.
Negli statuti della città di Bergamo redatti nel XIV e XV secolo Fiorano risulta inserito nella circoscrizione denominata facta di san Lorenzo, con confini territoriali circoscritti al solo centro abitato.
Tra le competenze comunali vi era anche la gestione del territorio: a tal riguardo venne decisa la costruzione, avvenuta tra il XIII ed il XIV secolo, di un canale artificiale che, posto in località Roncazzo (nei pressi dell’attuale Prato Nuovo), era largo un metro ed alimentava due molini. Il primo veniva utilizzato per macinare i cereali, mentre il secondo per lavorare i panni di lana che, grazie al lavoro svolto dal follo, permetteva di rendere la trama della lana più raffinata. Questo permise lo sviluppo di una fiorente attività dell’industria laniera, i cui prodotti venivano commerciati nei mercati dei paesi vicini. Tra i principali esponenti di tale attività vi era la famiglia De’ Zambettis, che svolgeva la propria attività in un caseggiato a fianco della chiesa parrocchiale, e che continuò fino al XIX secolo.
I commerci vennero notevolmente aiutati dalla costruzione di un ponte, edificato nel 1248, che si diramava dalla strada che collegava Bergamo con Clusone, permetteva di scavalcare il corso del fiume Serio e di raggiungere la val Gandino, cuore pulsante dei commerci lanieri. Questo manufatto, fatto costruire dal Consilio Maggiore di Bergamo e noto nei secoli come Ponte di Gandino (nonostante collegasse la sponda orografica destra con il territorio di Casnigo), permise a Fiorano di diventare la porta per la val Gandino.
Nella seconda metà del XVIII secolo il paese fu invece colpito dalla crisi della produzione dei panni di lana, dovuta all’importazione di prodotti esteri a prezzo più basso, che mise in ginocchio la pastorizia ed il commercio della materia prima.
Nel 1827 venne definitivamente sciolta la Confederazione de Honio, con Fiorano che acquisì formalmente il possesso di tutte le terre collinari e montuose ricoperte dai boschi a Nord dell’abitato. Dopo l’indipendenza dell’Italia, nel 1863 al nome di Fiorano venne aggiunta la dicitura “Al Serio”, al fine di distinguerlo da altri paesi italiani omonimi come Fiorano Canavese (in provincia di Torino) e Fiorano Modenese.
Contestualmente si verificò un notevole sviluppo dell’industria: grande importanza ricoprirono le filande (con le famiglie di imprenditori Bombardieri, Foglieni e Cristini), la fornace di calce e mattoni in zona Prato Nuovo e, sul finire del secolo, il cotonificio Albini-Tosi che, dopo aver acquistato il canale artificiale già esistente, diedero vita ad un’importante realtà industriale, poi rinominata I.R.F.
Un ulteriore impulso venne dall’apertura della Ferrovia della Valle Seriana, che dal 1884 permise il collegamento di merci e passeggeri da Bergamo a Clusone. Tutto questo fece lievitare il numero degli abitanti, che passarono dalle 256 unità del 1805 alle 497 del 1881, fino a raggiungere le 1163 del 1901 e le 1565 del 1911.
Nel 1927 il regime fascista, nell’ambito di una riorganizzazione amministrativa volta a favorire i grossi centri a scapito dei più piccoli, unì nuovamente Fiorano a Gazzaniga. L’unione durò fino al termine della seconda guerra mondiale, quando nel dicembre del 1947 Fiorano al Serio riacquisì la definitiva autonomia.
Nella seconda parte del secolo il comune fu soggetto ad un tumultuoso sviluppo sociale, economico ed urbanistico, quest’ultimo aspetto favorito dall’apertura della strada intitolata a Papa Giovanni XXII che, salendo fino al pianoro di san Fermo, diede un ulteriore sbocco all’espansione edilizia.
Il principale edificio del paese è indubbiamente la chiesa parrocchiale di San Giorgio inclusa nell’elenco dei monumenti nazionali.All’interno si possono ammirare numerose opere di gran valore, tra cui numerosi affreschi cinquecenteschi rinvenuti durante i lavori di restauro, ed una serie di pale d’altare di artisti quali Gian Paolo Cavagna (L’ultima cena), Enea Salmeggia (La Madonna del Rosario), Troilo Lupi (Adorazione dei Re magi), Vincenzo Angelo Orelli (L’Addolorata) ed Enrico Albrici (Madonna col Bambino in gloria), il polittico, risalente al 1575, eseguito dal pittore albinese Giovanni Battista Moroni.
Ai limiti dei confini comunali, nella parte più a monte, si trova anche la piccola chiesetta (chiamata anche Tribulina) dei Gromei, di proprietà privata fino al 1956, quando il comune l’acquistò dalla famiglia Magni e la sottopose e ristrutturazione terminata nel 1982. Di aspetto semplice e dimensioni assai contenute, presenta gli aspetti tipici delle chiese agresti e rurali.
Degne di nota sono infine il convento delle Suore Orsoline della Beata Vergine Immacolata, dove è attivo un istituto scolastico fondato nel 1818 e, in ambito civile, la villa Martinelli, edificio privato edificato tra il 1923 ed il 1924, situato sulla centrale via Locatelli.
Numerose sono le opportunità per chi volesse passare un po’ di tempo immerso nella natura, con molti sentieri che si snodano sulle pendici delle propaggini circostanti. Tra i principali vi è quello contrassegnato con segnavia del CAI numero 523 che si dirama dalla chiesetta di san Fermo, raggiunge la Tribulina dei Gromei e sale nel borgo di Dossello presso Orezzo, per solcare le pendici del monte Cedrina e toccare le località di Osciöl, Coldrè e Cà de Spì, prima di terminare il suo corso presso il monte Poieto.
Inoltre è d’obbligo citare la Ciclovia della Valle Seriana che transita sul comune lungo il corso del fiume Serio. Essa raggiunge il territorio comunale da Sud tramite un ponte sul fiume Serio che la collega con il territorio di Cene, nei pressi della valle Asinina, costeggia quindi il cimitero ed il campo sportivo, per poi giungere all’isolotto della Boschina, posto tra un canale artificiale ed il Serio, dove è presente un parco pubblico con aree di sosta, spazi giochi per bambini ed un chiosco.Un’altra iniziativa folkloristica è la corsa delle uova (Corsa de öf nel dialetto di Gandino), che si svolge con cadenza annuale dal 1931. Si tratta di una vera sfida agonistica che vede protagonisti due atleti: il primo deve percorrere di corsa, nel minor tempo possibile, il tratto Gandino-Fiorano Al Serio-Gandino, per un totale di poco superiore ai 12 chilometri. Il secondo contemporaneamente deve raccogliere una alla volta cento uova, poste ad un metro l’una dall’altra lungo la gandinese via Dante.
L’origine della manifestazione risiede in una sorta di scommessa, che nel 1931 ebbe come protagonisti Renzo Archetti e Giovanni Bonazzi. Il primo, impegnato nel percorso verso Fiorano, si aggiudicò la prova. Al contrario delle apparenze, è infatti favorito il concorrente che si accinge nella mini-maratona, in quanto la distanza percorsa dal raccoglitore d’uova è sì inferiore (10 100 metri secondo calcoli matematici), ma molto più spezzettata e discontinua rispetto a quella del corridore. Ne deriva una gara estremamente incerta, spesso risolta all’ultimo metro oppure all’ultimo uovo. Storicamente la corsa si svolge nella sera di antivigilia (venerdì) della prima domenica di luglio, solenne ricorrenza gandinese in onore dei santi Martiri Patroni Quirino, Flaviano, Valentino e Ponziano.
Jessica Marchi, partita a 15 anni da Fiorano con la famiglia, si trasferì a Sidney, dove tutt’ora vive.
passando da scuola di canto, ballo e recitazione è arrivata alla finale di Miss Mondo Australia
La bellezza bergamasca non passa mai inosservata.

FIORANO AL SERIO

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