FARA OLIVANA CON SOLA

Fara Olivana con Sola [ˈfaːɾa oliˈvaːna konˈsɔːla] (Fara [ˈfaɾa] e Söla [ˈsøla] in dialetto bergamasco) è un comune di 1294 abitanti situato nella bassa pianura bergamasca, sulla riva sinistra del fiume Serio, al confine con la provincia di Cremona.
Le origini di Fara Olivana risalgono tra il VI ed il VII secolo, durante l’epoca dei Longobardi. Questo si evince dall’origine etimologica del nome che starebbe ad indicare una fara, ovvero una tribù longobarda legata da vincoli di parentela, discendente da tale Olivano. Sempre in epoca longobarda vi è inoltre il culto devozionale a Santa Fara. Dal territorio di Fara Olivana passava in età romana la via Mediolanum-Brixia, che collegava Mediolanum (Milano) con Brixia (Brescia) passando anche da Cassianum (Cassano d’Adda).
Il primo documento scritto che attesta l’esistenza del borgo risale invece all’anno 915, durante il periodo feudale, nel quale il borgo era inglobato nel Sacro Romano Impero. Inizialmente la gestione del territorio venne affidata dagli imperatori direttamente alla diocesi di Cremona, a cui in seguito subentrò la famiglia dei Da Rudiano. In quei tempi sorsero numerose fortificazioni volte alla difesa del territorio, tra cui anche un castello. Il tutto al fine di proteggere il territorio e gli abitanti dalle lotte fratricide tra i guelfi ed i ghibellini, che a lungo funestarono la vita del paese, al punto di provocarne la distruzione tra il XIV ed il XV secolo.
La ricostruzione fu lenta e faticosa, al termine della quale, nel XV secolo il potere passò nelle mani della Repubblica di Venezia, che compì numerosi interventi volti al miglioramento delle condizioni sociali e lavorative, dissodando terreni e costruendo canali per l’irrigazione, tra i quali il fosso bergamasco, che delimitava i territori della Serenissima nonché i confini amministrativi del paese a sud e ad est.
Da allora il paese ha mantenuto una forte connotazione e tradizione rurale, con l’agricoltura attività predominante. A tal riguardo le cronache riportano che Fara fu uno dei primi paesi in Europa ad adottare la coltivazione di granoturco. I successivi regimi si susseguirono senza riguardare direttamente questo piccolo comune, che seguì le sorti del resto della provincia.
La chiesa di Fara Olivana è tra le più antiche della zona e per secoli subì le sorti della rocca munita di mura in cui sorgeva. La chiesa di Santo Stefano, compare già come pieve nell’elenco delle chiese bergamasche che pagavano la tassa alla Santa Sede attorno al 1260. La stessa chiesa, ancora come sede pievana, era citata nell’elenco dei partecipanti al sinodo diocesano del 1304. L’edificio sacro che doveva essere di modeste dimensioni subì certamente gravi danni nel 1398 durante l’assedio e la distruzione del Castello Vecchio, che si trovava nelle sue immediate vicinanze ad opera dei Ghibellini. Fu restaurata una prima volta verso il 1470, poi nel 1507. Attorno al 1570 la pieve di Fara venne soppressa e la chiesa fu aggregata alla pieve di Ghisalba. A seguito della visita di San Carlo Borromeo (1575) la Misericordia fece ricostruire il presbiterio, innalzò il campanile sulla sinistra della facciata dotandolo di campane ed orologio e acquistò un organo. La chiesa aveva un cimitero adiacente alla parete settentrionale, ma non era usato in quanto i morti venivano sepolti regolarmente all’interno del tempio. L’attuale edificio fu voluto dall’Arciprete Andrea Garella e dal popolo di Fara, che lo fecero erigere tra il 1767 e il 1788 su progetto dell’architetto. Dopo una sosta di dieci anni i lavori ripresero e si conclusero solo nel 1788.
La chiesa fu consacrata con il titolo di Santo Stefano protomartire da monsignor Pier Luigi Speranza, vescovo di Bergamo, il 26 aprile 1869.
Adiacente alla chiesa arcipretale di Santo Stefano sorge la piccola chiesa dell’Addolorata. In origine era la Cappella del vecchio cimitero, ma in seguito alle nuove leggi che prescrivevano l’ubicazione dei cimiteri lontano dai centri abitati, venne trasformata in Chiesa e dedicata alla Madonna Addolorata.
La chiesa di San Lorenzo è di origine medioevale: l’orientamento canonico delle chiese più antiche difatti prevedeva che la facciata si trovasse esposta ad Ovest e l’abside ad Est. Nel 1260 faceva già parte della pieve di Fara Olivana e probabilmente aveva una cappella sussidiaria a Bettola, dedicata a San Giorgio, distrutta dall’esondazione del fiume Serio in epoca molto antica.
La chiesa di Sola fu distrutta, insieme con il paese durante le guerre civili del XIV e XV secolo. Nei documenti delle visite pastorali del XVI secolo si accenna sempre alle “rovine della distrutta chiesa di San Lorenzo di Sola”, che tuttavia possedeva un beneficio di oltre cento pertiche di terra, usurpato probabilmente dai laici che l’avevano in affitto. Devotissimi a San Lorenzo, gli abitanti di Sola facevano spesso celebrare la messa tra le sue rovine, e non appena i tempi lo permisero provvidero alla sua ricostruzione.
Il tempio fu benedetto il 9 agosto 1900 dal vescovo G. Camillo Guindani. Dopo molto secoli d’attesa la chiesa divenne finalmente parrocchiale e fu sottoposta ad un nuovo restauro generale. Fu riconsacrata nel 1994 con l’antico titolo di San Lorenzo.

FARA OLIVANA CON SOLA

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