COSTA DI MEZZATE
Costa di Mezzate [ˈkɔsta dimeˈʣːaːte] (Còsta de Mesàt [ˈkɔsta dɛmɛˈzat] o Còsta Mesàt [ˈkɔsta mɛˈzat] in dialetto bergamasco) è un comune di 3385 abitanti.
Dai reperti archeologici ritrovati negli ultimi secoli, si può desumere che gli antichi abitanti, inizialmente trogloditi (abitanti di caverne dediti alla caccia e alla pesca), si siano trasformati in coltivatori dei terreni che progressivamente venivano bonificati dal prosciugamento di zone paludose, sono particolarmente significativi i cosiddetti “bronzi di Costa”, tre scalpelli risalenti al XVII sec. a.C., ritrovati nel 1889 in un campo di proprietà del conte G.B. Camozzi e ora conservati presso il Civico Museo Archeologico di Bergamo.
La caduta dell’impero romano d’occidente portò un notevole sconvolgimento in tutte le popolazioni. Infatti, oltre alle violenze e ai saccheggi, i longobardi che si stanziarono a Bergamo imposero un sistema economico chiuso in cui ogni centro abitato doveva essere autosufficiente. Questo ebbe conseguenze anche dal punto di vista architettonico perché il proprietario doveva avere vicino alla sua dimora i magazzini, le stalle, i fienili e tutto quanto serviva. Da qui sono nate le corti, di cui ci sono ancora degli ottimi esempi in tutta la bergamasca e nel nostro paese, solo per citarne alcune, la cascina Camozzi – Vertova e la Tinera di proprietà Gout – Ponti.Da atti di permuta di terreni risalenti al 997 d.C. è possibile capire l’organizzazione territoriale dell’epoca. In quel periodo vi erano tre villaggi denominati Mezzate (in questo momento nel comune di Bagnatica), Cu (attorno alla chiesa di S. Giorgio), e Foppa (il quartiere Cornella di Montello) nati dal trasferimento di notabili longobardi dal centro di Bergamo.
Il castello ha origini antichissime, addirittura si dice altomedioevali, ma la sua esistenza è accertata solo dall’anno 1160. La storia del paese s’identifica in gran parte con le vicende del suo castello, che oggi è la costruzione meglio conservata di quei tempi.
Esternamente il castello si presenta con un grande giardino composto da alberi secolari.La cinta muraria possiede torri angolari che garantivano un’ottima visuale durante i combattimenti.
In epoca rinascimentale il castello ha subito alcune modifiche.
Lungo la cinta muraria si può trovare un secondo ingresso, su cui sono scolpite nella pietra le insegne araldiche della famiglia proprietaria, i Vertova. Un leopardo e un’aquila accompagnano il motto di tale casato: Honor et gloria.
All’interno si possono trovare numerosi dipinti e affreschi di valore, tra i quali spicca un ciclo pittorico di Luigi Deleidi.
L’interno del castello, il suo “cuore”, differisce nettamente dalla corazza che lo avvolge. Infatti, vi si trova un cortiletto cinquecentesco di forma rettangolare, delimitato su tre lati da un porticato, sorretto da archi romanici che si appoggiano su eleganti colonne di arenaria.
Il castello è proprietà privata, non è perciò visitabile.
In posizione sottostante rispetto al castello si trova il Palazzo Gout. Questa struttura fu edificata nel XVIII secolo e subì notevoli variazioni nel corso del tempo fino alla situazione attuale che rispecchia un gusto tipicamente settecentesco.
Il palazzo ha una pianta a forma di poligono irregolare con un piccolo cortile interno posto a una quota corrispondente al primo piano. L’edificio è suddiviso in due aree distinte: la prima destinata all’uso nobiliare da cui si accede dall’ingresso principale e la seconda in prevalenza di servizio con ingresso a nord-est.
L’ala padronale si sviluppa su tre piani serviti da due scale. L’ingresso principale è posto a sud dell’edificio e presenta un bel portale del XVIII secolo con ricca cornice in pietra di Sarnico, sormontato dallo stemma della trecentesca famiglia ghibellina dei nobili Zoppi, antichi proprietari della dimora, fiancheggiato da due figure scultoree. Un elegante scalone a due rampe con balaustra e gradini in pietra di Credaro conduce ai piani superiori. La grande parete al primo piano, prospiciente la scala, è interamente affrescata e nella parte centrale è visibile una raffigurazione a carattere esoterico in cui è possibile leggervi un elemento zodiacale (capricorno) databile XVIII secolo.
La chiesa parrocchiale, dedicata a S. Giorgio, è situata al piano. Innalzata nel 1510 per volere del conte Martino Vertova, fu consacrata nel 1528 e nel secolo scorso vi furono compiuti restauri e ampliamenti; nel 1924 fu rinnovata la facciata e un altro importante intervento fu portato a termine tra il 1960 e il 1962 con abbellimenti, nuove decorazioni e affreschi.
Oltre agli interessanti altari con medaglie fantoniane (1742) sono visibili all’interno: due tele di Enea Talpino detto il Salmeggia e la pala di San Giorgio al centro dell’abside di Giacomo Trecourt (1850). Della bottega del Fantoni è la statua di Cristo deposto dalla croce mentre in sacrestia è conservato un armadio con ricca decorazione settecentesca.
Alla Cascina Fuì, varie associazioni del paese si succedono nei fine settimana tra giugno e agosto offrendo cibi tipici bergamaschi e non in una fantastica cascina ai piedi del castello. Il lavoro di tanti volontari permette di sostenere i vari progetti delle associazioni.