QUALCOSA DI BUONO

STEFANO CORSI Qualcosa di buono

“Bergamo può essere un paradiso perduto, un altrove rimpianto, ma non il mio ‘dove’ se un ‘dove’ non voglio avere”

        Stefano Corsi

INVITO ALLA LETTURA

La vita familiare non lo ha portato molto lontano, solo un poco più a sud, e sempre entro i confini della stessa regione. Una distanza minima, che basta tuttavia perché l’autore da quella lontananza traguardi a Bergamo e al suo territorio come ad una sorta di paradiso perduto della mente e del cuore.  Da questo scaturirà una storia, che come ogni storia umana, cerca conforto e sicurezza nel passato per guardare con tranquillità al futuro.

 

STEFANO CORSI nato a Bergamo nel 1964 vi ha vissuto fino al 1969 quando con la sua famiglia si trasferì a Lodi. E a Lodi vive tutt’ora dove insegna lettere al liceo scientifico. Bergamo comunque sarà sempre nel suo cuore e nei suoi scritti. Ha scritto alcuni romanzi e racconti sui bergamaschi, ma soprattutto sugli atalantini. Su L’Eco di Bergamo scrive due rubriche calcistico-letterarie: Le partite della vita e Rime in fuorigioco.

 

MIA RECENSIONE

Ho cambiato il titolo della rassegna perché l’autore è maschile, mentre invece scrivono molto anche le donne.
Oggi infatti vi presento, per chi ancora non l’avesse letta, Giorgia Coppari. Insegnante di lettere di Ancona, nonna e volontaria instancabile. È una donna iperattiva e, nonostante abbia avuto molte ferite, non si stanca di donare agli altri tutto il bello che può, per esempio con le letture che fa al carcere.
Come indica il proverbio armeno che ho riportato nella locandina, infatti, tutto ciò che doniamo lo ritroveremo, tutto ciò che non daremo agli altri andrà perduto per sempre anche per noi.
Ed è un po’ il senso di questo libro che vi presento oggi, il secondo scritto da Giorgia.
Ci sono anime che sanno amare in maniera profonda e contro ogni ragione. Amori che ci sanno leggere dentro, perdonare i nostri egoismi, curare le nostre ferite, darci l’affetto di cui la nostra anima bisogna. Ci sono amori così profondi da rimanere unici. E poi ci sono le incertezze che ci fanno girare lo sguardo altrove, l’incredulità che un sentimento tanto forte sia vero e ripetibile, ritrovabile e, forse, nemmeno necessario. E, infine, ci sono le perdite, le malattie, gli incidenti della vita che diventano l’occasione, quella buona occasione, per avere il termine di paragone. Per toglierci quello che non apprezziamo abbastanza e farci capire dove risiede davvero la meraviglia. Quel qualcosa di nefasto che diventa il qualcosa di buono perché ci svela il bene più profondo. Giorgia Coppari verrà a settembre a Boltiere a presentare l’ultimo dei suoi romanzi e a regalarci la saggezza che il bene incontrato e poi perso nella sua vita le ha donato, e di cui poi ci ha fatto partecipi con le sue storie. Ma davvero è necessario smarrirsi per ritrovarsi? Davvero è necessario perdere l’amore per riconoscerlo? Perdere la salute per apprezzarla? Davvero è necessario cadere per rialzarsi, sbagliare per correggersi?
Molto spesso si, purtroppo. E allora auguro a tutti quel QUALCOSA DI BUONO che ci faccia riscoprire la bellezza che ci circonda, le persone che davvero ci amano. E consiglio a tutti di leggere le pagine buone di Giorgia!

STEFANO CORSI

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