CERETE
Cerete [ʧeˈreːte] (Serét [seˈɾet] in dialetto bergamasco) è un comune sparso di 1587 abitanti.
Le testimonianze archeologiche documentano la presenza umana già in epoca preistorica: ceramiche dell’età del ferro (in località Gavazzo), graffiti di epoca ancora imprecisata (in località Cedrini) e un blocco di ossidiana che permette di ipotizzare una frequentazione anche in epoca neolitica (in località Cedrini).
Una necropoli altomedievale è stata inoltre rinvenuta all’ingresso del paese, accanto alla chiesetta di San Rocco.
La prima menzione della località risale all’883 e riguarda la donazione da parte dell’imperatore Carlo III il Grosso al vescovo di Bergamo del piccolo monastero di San Michele Arcangelo “in locum qui dicitur Cerretum. La donazione è confermata nell’895 da re Arnolfo di Carinzia e nel 901 dall’imperatore Ludovico IV il Fanciullo. Intorno al monastero dovette formarsi un centro abitato, tanto che la località viene menzionata come civitas in un atto di permuta dei terreni del 941 conservato nel “Codex diplomaticus Langobardiae”.
Cerete Basso fu quindi annesso al comune di Gavazzo, ma mantenne l’obbligo di corrispondere le decime alla Curia. Il comune di Gavazzo, secondo un documento del 1212, comprendeva la zona sud di Rovetta, ovvero il territorio di San Lorenzo, con la parte orientale del monte Fogarolo fino alla “valle di Barcolo” (valle Faccanoni) e il territorio di Cerete collocato fra i torrenti Borlezza, Cula e Glerola. Cessò di esistere verso la metà del XIV secolo e Cerete divenne comune autonomo.
Nel 1697 arrivarono in paese le spoglie di San Vincenzo, martire romano, che furono ospitate nella chiesa parrocchiale.
La chiesa di San Vincenzo è sicuramente la chiesa più antica, risalente all’anno mille, ed era annessa al palazzo episcopale.
Nella chiesa si conserva il Cristo Grande della bottega di Andrea Fantoni, la pala Ferri di Gianantonio Guardi, dieci importanti dipinti di Antonio Cifrondi, una Estasi di Santa Teresa d’Avila di Paolo Pagani e delle lunette affrescate da Carlo Gaudenzio Mignocchi.
La Chiesa parrocchiale dei Santi Apostoli Filippo e Giacomo a Cerete Alto è stata edificata dove sorgeva il castello medievale in sostituzione di una precedente, risalente al XV secolo, che era ubicata nella nuova piazza Martiri della Libertà. La data di fondazione dell’edificio risale al 22 luglio 1711 e venne concluso nel 1725. La chiesa fu consacrata nel 1736 dal vescovo monsignor Antonio Redetti. I lavori per la sistemazione esterna si ultimarono nel 1751, infine nel 1914 fu aggiunto il campanile. Il progetto architettonico è dello scultore Andrea Fantoni di Rovetta, in questa occasione eccezionalmente architetto. La chiesa conserva pregevoli opere di Pietro Della Vecchia, Antonio Cifrondi, Bortolo Litterini, Giambettino Cignaroli e della Bottega Fantoni.
Il santuario della Natività di Maria si trova nella piccola Frazione di Novezio, posizionato su uno spiazzo a ridosso della Valle di Trinale, sulla strada provinciale che collega l’abitato di Songavazzo con quello di Cerete Alto. L’interno affrescato da Antonio Brighenti nel 1883 custodisce anche tele di Pietro Ronzelli di Stezzano e del clusonese Antonio Cifrondi e sculture dei Fantoni). Il santuario è intitolato a Maria bambina, festeggiata la prima domenica di settembre (8 settembre Natività della Beata Vergine Maria), con la processione per le vie della frazione, con il porto della statua della Maria Bambina.
La piccola chiesa dell’Annunciata fu edificata tra il 1503 e il 1512 grazie al lascito testamentario di Giovanni Marinoni fu Fedrighino del 20 giugno 1483. L’interno conserva dipinti rinascimentali dai primi anni del XVI secolo.Sul sagrato della chiesa è rimasto il sepulcreto anche questo appartenente alla famiglia Marinoni con tre repositori diversi per gli uomini, le donne e i bambini.
Sebbene faccia parte amministrativamente dei paesi della Val Seriana, Cerete, geograficamente appartiene al bacino idrico-montano dell’Oglio, in quanto il fiume che lo attraversa sfocia nel Lago Sebino. Il ghiacciaio che per due milioni di anni lo attraversava fino a raggiungere l’altopiano di Clusone, era quello che aveva la provenienza Val Camonica. Le colline moreniche ne sono testimonianza tra Cerete e le località di San Lorenzo e di Songavazzo. Lungo il corso del Borlezza sul fondovalle, son visibili tracce dell’antica torbiera[8], lasciate dall’erosione del torrente.
Il territorio di Cerete è posto nella media Val Borlezza, sulla parte destra del fiume Borlezza, ed è attraversato dal torrente Cula, che avendo una portata d’acqua costante durante tutto l’anno, veniva e viene usato come forza motrice per i mulini del paese.
Nel basso medioevo tutte le seriole e i mulini di Cerete Basso erano di proprietà del vescovo di Bergamo. Poi, in epoche più recenti, comuni limitrofi come Fino del Monte, Onore e Songavazzo hanno posseduto in questa terra dei propri mulini per la molinazione dei cereali. Oltre ai mulini da grano esistevano vari mulini con pestello da corteccia, folli, fucine, segherie, una cartiera e un filatoio per la seta. Cerete Basso è stato in passato un’importante realtà produttiva e due mulini da grano superstiti risultano competitivi. Sono stati rilevati almeno otto antichi mulini posti lungo il corso del Borlezza e del torrente Cula.
Il Parco del Brolo del Vescovo a Cerete Basso (che è pronto a diventare un parco inclusivo dopo il restyling che ha visto la realizzazione di un’aula didattica all’aperto) ha fatto da palcoscenico ai Giochi della Gioventù.
Si tratta di un’iniziativa che nasce nell’ambito dei progetti legati al Consiglio Comunale dei Ragazzi.