CALVENZANO

Calvenzano [kalvenˈʦaːno] (Carvensà [kaɾvɛnˈsa] o Colvensà [kolvɛnˈsa] in dialetto bergamasco) è un comune di 4279 abitanti.
In epoca romana, da Calvenzano, passava la via Mediolanum-Brixia, strada romana che metteva in comunicazione Mediolanum (Milano) con Brixia (Brescia) passando da Cassianum (Cassano d’Adda).
Il primo documento scritto che attesta l’esistenza del borgo risale invece al 984, epoca in cui Calvenzano era posto sotto l’autorità del vescovo di Bergamo, a cui subentrò quello di Cremona.
Nel 1186 Federico Barbarossa, alleatosi con Milano, assegnò quasi tutta la Gera d’Adda, Calvenzano compreso, alla communitas mediolanensis. Il paese si ribellò contro le autorità milanesi, sfruttando l’occupazione della Geradadda del 1237 da parte di Federico II, nipote del Barbarossa, in guerra contro Milano. Quando Federico II fu sconfitto a Gorgonzola nel 1247, i milanesi tornarono e la zona fu sottoposta (1251) ad una spedizione punitiva.
Con questi eventi aveva avuto inizio una lunga stagione di guerre ed occupazioni fra Milanesi e Veneziani che avrebbero interessato l’intera regione sino al Risorgimento.
Inoltre anche Calvenzano fu interessato dalle lotte fratricide tra guelfi e ghibellini, come testimoniato dall’esistenza di un castello (risalente all’XI secolo), di cui ora resta soltanto una torre.
La signoria del paese passò alla famiglia dei Visconti, che tuttavia non godevano di particolare autorità nella Geradadda: il Papa mosse contro di loro una crociata, e la zona subì un’occupazione da parte dell’esercito papale (1320). Qualche anno più tardi la famiglia, guidata da Azzone Visconti, si riprese i territori sconfiggendo l’esercito papale in una battaglia presso Vaprio d’Adda.
Seguirono numerose battaglie tra i milanesi e la Repubblica di Venezia, con parecchi ribaltamenti di fronte che videro i primi avere la meglio.
La supremazia del Ducato di Milano durò fino al 1707 quando subentrarono gli austriaci.
Nel 1796 la Gera d’Adda, e con essa Calvenzano, fu occupata dalle truppe di Napoleone Bonaparte, che proclamò la Repubblica Cisalpina; il paese fu assegnato inizialmente al dipartimento dell’Adda, e quindi a quello del Serio, entrando definitivamente nell’orbita bergamasca.
Dopo la caduta di Napoleone, ad ogni modo, l’Austria rioccupò la Lombardia, instaurando il Regno Lombardo-Veneto che durò fino al 1859, anno in cui avvenne l’annessione al Regno d’Italia. Da allora non si sono verificati eventi degni di nota, se non una lenta trasformazione di Calvenzano che, da paese rurale, si è trasformato in borgo industrializzato.
Numerosi sono gli edifici sacri presenti nel paese: il più importante è indubbiamente la chiesa parrocchiale, dedicata ai Santi Pietro e Paolo Apostoli, che risale al XVIII secolo e presenta ampliamenti del XX secolo. All’interno è possibile ammirare un buon numero di opere, tra le quali spiccano la balaustra (purtroppo ridotta e manomessa da interventi di rifacimento del presbiterio a metà degli anni ’90 del XX secolo) e l’altare maggiore sormontato da un tempietto in marmi policromi di scuola fantoniana e dipinti di artisti locali quali Bernardino Galliari e Paolo Gallinoni. Gli affreschi raffiguranti episodi della vita dei santi Pietro e Paolo sono stati realizzati nel 1931 dal pittore cremonese Giuseppe Moroni. I quattro evangelisti nelle vele della cupola e gli angeli con cartiglio nel soffitto della navata sono opera dei Fratelli Margoni di Asola eseguiti nel 1935 a seguito dell’ampliamento della chiesa. Nella parrocchiale è altresì presente un organo dei fratelli Serassi del 1861 in ottimo stato di conservazione.
Le altre chiesette sono quelle dell’oratorio della Beata Vergine Assunta degna di nota e di indubbio valore artistico, nella quale sono ancora presenti in ottimo stato di conservazione sia il campanile del XIV secolo che numerosi pregevole ciclo di affreschi del XVII secolo eseguiti da Tomaso Pombioli e raffiguranti: sulle pareti le diverse scene della vita della Vergine con rispettive didascalie in italiano seicentesco, nelle vele del presbiterio i quatro evangelisti, sull’abside la Trinità, nelle vele della navata gli angeli musicanti, sul transetto le sibille, a fianco delle finestre i profeti, mentre sulla parete ove è posta la porta d’ingresso è raffigurata la strage degli Innocenti con cruento realismo; e l’Oratorio dei morti, piccola chiesetta campestre costruita dopo la peste del XVII secolo.
Altro edificio caratteristico è la Cascina dei Frati, un tempo adibita a monastero dell’ordine degli Umiliati.
Il paese presenta inoltre una grande quantità di cascine in aperta campagna: la Cascina Spino (in prossimità dell’omonimo laghetto), la Cascina dei Frati, la Cascina Torri, la Cascina Avogadri, la Cascina Breda, la Cascina Vesture e la Cascina San Giorgio. Queste stanno a ricordare l’anima rurale del borgo, nelle quali sono ancora presenti segni della vita di un tempo.
Uno dei luoghi maggiormente ricchi di storia a Calvenzano è il castello. Costruito nel corso dell’XI secolo, ha mantenuto poche delle caratteristiche che lo contraddistinguevano e di esso non resta molto, essendo ora inglobato in un opificio. Resta comunque la torre, in buono stato di conservazione.
Per chi ancora non ne avesse sentito parlare, Slow Food è “una grande associazione internazionale no profit impegnata a ridare il giusto valore al cibo, nel rispetto di chi produce, in armonia con ambiente ed ecosistemi, grazie ai saperi di cui sono custodi territori e tradizioni locali”.
L’Italia è ricca di ben 250 Presidi Slow Food – associazione fondata da Carlin Petrini – frutto del duro lavoro di circa 1600 produttori sparsi in tutta la penisola. L’associazione lavora per promuovere esempi virtuosi in favore di un’alimentazione giusta e sana.
Melone di Calvenzano è un frutto a buccia pelata. Questo frutto può raggiungere grandi dimensioni e un peso tra i 2 e i 6 kg.
La sua coltivazione è supportata dalla Cooperativa agricola di Calvenzano, fondata nel 1887, che ha fatto ripartire la semina dal 2002. Secondo le testimonianze di alcuni dei soci più anziani, questo prodotto ha sempre avuto un ruolo importante per l’economia locale, raggiungendo anche una fama internazionale. All’inizio del XX secolo, i migliori ristoranti di Parigi sceglievano questa varietà di melone per i propri commensali e, secondo alcuni, il melone di Calvenzano raggiunse persino la residenza estiva dei reali d’Inghilterra.
Ha un breve periodo di raccolta, che dura 15 giorni circa, nel mese di luglio. La sua polpa consistente, zuccherina, con un bel colore arancione caldo e molto profumata rende goloso il consumo del prodotto fresco, ma anche la produzione di confetture e liquori.
I piatti del FAI Bassa bergamasca che vengono prodotti in questo comune sono: le Niselle e i Pastarèi, tipici di Calvenzano.
Niselle, piccoli dolci tipici di Calvenzano che venivano cucinati proprio in primavera: si preparavano in occasione del tradizionale pellegrinaggio dal paese al santuario di Santa Maria del Fonte di Caravaggio. E si consumavano durante un pic nic, dopo la Messa dedicata proprio ai calvenzanesi. Il nome? Probabilmente deriva dall’utilizzo dei un liquore all’anice stellato nell’impasto.
Fondata nel 1922, la Latteria di Calvenzano è tuttora testimone importante di una tradizione cooperativistica, che si è consolidata nella comunità di Calvenzano sin dagli ultimi decenni del XIX secolo.
Dalla sua fondazione, la Latteria prosegue ininterrottamente l’attività di trasformazione del latte conferito dai propri soci.
Nell’ultimo dopoguerra si è specializzata nella produzione di formaggi, tipici della cultura bergamasca e lombarda, sia DOP come il Taleggio ed il Quartirolo Lombardo, che tradizionali come la torta orobica, l’italico, l’erborino bergamasco-strechivert, la formaggella saporita ed altri formaggi. La Latteria collabora con altre cooperative fornendo il latte per la produzione di Grana Padano DOP.

CALVENZANO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

La Cultura è la nostra più grande ricchezza

Promozione culturale
                               Organizzazione eventi

Valorizzazione del territorio bergamasco e del Capitale Umano bergamasco
scrivimi@paginebergamasche.it

Pagine Bergamasche

da un 'Idea di Maria Di Pietro