BERBENNO

Berbenno [beɾˈbɛnːo] (Berbèn [bɛɾˈbɛn] in dialetto bergamasco) è un comune di 2438 abitanti.
Il paese vanta una storia antichissima. I primi resti di presenza umana infatti risalgono addirittura all’età del rame, come si evince dal recente ritrovamento di sepolture umane, comprendenti ossa e relativo arredo funebre, avvenuto nella grotta denominata Büs del cunì.
Si presume comunque che il territorio fosse abitato anche in epoca etrusca e dai Galli Cenomani, poco prima dell’arrivo dei Romani.
L’epoca medievale vide imperversare nella zona scontri cruenti, molto più che nelle altre zone della provincia bergamasca, tra guelfi e ghibellini. Questo per il fatto che la valle Imagna, prevalentemente guelfa, era in netta contrapposizione con l’attigua valle Brembilla, schierata con i ghibellini. Resta negli annali della storia la battaglia che le due fazioni ingaggiarono in località Ca’ Pasano, fra i dirupi del torrente proprio dove ora sorgono costruzioni abusive sopra corsi d’acqua demaniali.
La chiesa parrocchiale, dedicata a Sant’Antonio abate, edificata nel XVIII secolo in luogo di un precedente edificio di culto risalente al XV secolo, custodisce dipinti di Vincenzo Angelo Orelli, Mauro Picenardi, P. Ronzelli e G. Manzoni; un organo di produzione Serassi ed un crocifisso in legno, tuttora oggetto di venerazione popolare.
È inoltre presente la piccola chiesa di San Pietro, in stile romanico. Situata in località San Pietro (in dialetto locale “San Pìro”), venne edificata nel XIV secolo, e fu utilizzata per seppellire i defunti durante l’epidemia di peste del XVII secolo. Sempre in questa località vi sono le case che hanno mantenuto inalterato nel tempo il loro stile rurale. La tradizione vuole che il lunedì di Pasqua, gli abitanti del paese si rechino sulla cima di questa montagna, in prossimità della chiesa, e lascino rotolare nei prati sottostanti uova sode tinte di colori festosi (uova pasquali).
Un piccolo ponte a schiena d’asino, risalente al periodo medievale, permette il superamento del torrente Imagna e divide il comune di Barbenno dal vicino comune di Bedulita. La località di Ponte Giurino (Pugiurì in dialetto bergamasco) è oggi anche una frazione di 484 abitanti di Berbenno.
In località Ca’ Bafeno è presente la vecchia pretura affrescata con dipinti d’epoca e che possiede ancora la cosiddetta sala virgatoria, dove avvenivano le fustigazioni corporali.
Qualche anno fa l’edificio in via Milano 55 era stato confiscato a Tempera, condannato per usura e riciclaggio, e dato al Comune di Berbenno, a scopi sociali. Nacque così, dall’incontro fra l’Amministrazione, l’Azienda speciale consortile Valle Imagna-Villa d’Almè e la cooperativa Aeper, l’idea di trasformarlo in una comunità famigliare: un luogo di accoglienza per minori in difficoltà. La villetta fu ristrutturata, le sue facciate furono tinteggiate di un bel giallo acceso. Porte e finestre si aprirono dopo il matrimonio di Diego e Patrizia, il 7 luglio 2012 (anche se l’inaugurazione era già stata fatta nel 2011). «Ci eravamo immaginati come prima ospite una piccola fiammiferaia piangente — ricordano oggi —. Invece una sera, tornando dal lavoro, trovammo la polizia locale di Mozzo con un tunisino che parlava solo berbero ed era arrabbiato col mondo». Da quel giorno sono trascorsi otto anni. Sono nati i loro tre figli, Elisa, 7 anni, Federico, 4, e Alessandro, di 5 mesi, e sono passati «in totale 16 minori — prosegue Pesenti —. Per la maggior parte adolescenti e provenienti dalla provincia. Al momento ce ne sono due». A ognuno hanno donato un pezzettino di cuore, un posto dove «fare pace con se stessi e la propria situazione, per potersi poi reinserire in un percorso di vita sano».
La casa è un luogo aperto anche ai giovani del paese, alle famiglie che nel tempo sono diventate amiche, a incontri e attività benefiche.
Berbenno diventa set di un cortometraggio d’autore. Il Comune ha pubblicato su Facebook, lo scorso 3 aprile, questo annuncio: «Cercasi 15 comparse di qualsiasi età per cortometraggio dal titolo “È solo un altro giorno”». È un corto metraggio di laurea che riflette sull’omosessualità.

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