“Tornate dunque a Dio e fate degna penitenza e Iddio vi libererà del Lupo nel presente e dall’Inferno nel futuro.”
S. Francesco d’Assisi
INVITO ALLA LETTURA
Presentiamo i personaggi. Ombra è il lupo, il nobile capobranco, che il Tone, boscaiolo solitario nella sua capanna fra i boschi, ammira. Il Tone innamorato ricambiato da Gloria. Due figure che si ergono per carattere e grandezza morale. E poi in ordine di apparizione sulla scena del romanzo: il giovane don Lionello, fresco presbitero, predicatore raro e prezioso, venuto per dar man forte al vecchio parroco, don Giuseppe, nella stagione estiva. La montagna è la sua gran passione, “dopo l’amore per Cristo, s’intende”. In canonica fa da perpetua la nipote del parroco, la Ligia, detta Luigia, rimasta vedova nel fior degli anni. In canonica, con un garbo fra il malizioso e l’innocente, ritrova i mancati piaceri sponsali con i notabili del paese, primo fra tutti il capo delle guardie. Dopo due bimbe uccise, nell’estate successiva toccò a Elena…
NAZARETH SIMONCELLI, 30 anni da dirigente nel mondo dei piccoli elettrodomestici, ha maturato una conoscenza profonda del mercato, delle persone e dinamiche relazionali. Ha instaurato ottimi rapporti con managers della distribuzione organizzata e specializzata e con i imprenditori che “fanno” il mercato. Ritornato a Valbondione ha potuto dedicarsi alla scrittura. Aeternum il suo primo libro nel 2019, Lupo nel 2020.
MIA RECENSIONE
IL LUPO
Che non solo S. Francesco ama e addomestica è un animale nobile. Caccia solo per la sua sopravvivenza e qui
Nazareth Simoncelli ne restituisce il colore e il valore.
Di Nazareth vi ho già raccontato con il suo primo romanzo Aeternum, ora vi racconto del suo secondo libro, ma so già che ne sta scrivendo altri. Una favola contadina e un più impegnativo quarto libro.
Oggi, giornata del patrono d’Italia, non potevo non parlare di questo giallo dedicato alla montagna e al lupo.
Ambientato ad Ardesio, con un palcoscenico allargato ai monti che lo coronano, questo giallo è costruito su più momenti storici.
Una serie di bambine uccise agli alpeggi dal 1878, ed un investigatore moderno, che dopo 140 anni tenta di illuminare i boschi nei quali si sono consumati i delitti, per finalmente dare il vero autore dell’efferatezze avvenute.
Una serie di macabre uccisioni di fanciulle ed una caccia al lupo che raccontano di un’alta val Seriana incantata ma ancora contadina e bigotta.
Sin dall’inizio il lupo è il temuto, ma come sempre accade alle pecore che da esso si guardano e scappano, poi è il pastore a compiere la loro mattanza.
C’è molto amore per la montagna in questo giallo.
Le sue vette da scalare, i boschi che danno fiato e salute e legna da ardere, paesaggi verdescuro o di bianco innevati che sono la scenografia perfetta per una vita salubre, ma da lupi solitari.
Un lupo solitario in cui si identifica un po’ anche l’autore, che dopo una vita passata tra la folla ed i commerci internazionali, si sta ora riguadagnando un posto tra le montagne natie. Una piccola patria mai dimenticata, cui è tornato appena ha potuto.
È allora sono certa che anche voi amerete questo lupo che giustamente è da temere e distante tenere, ma che è lì a ricordarci che molto spesso è il pastore quello da cui bisogna fuggire.
Buona giornata di S. Francesco a tutti, animali e lupi compresi.