“Il denaro che si ha è lo strumento della libertà, quello che si insegue è lo strumento della schiavitù.”
Jean Jacque Rousseau
INVITO ALLA LETTURA
Diana Egli, giovane dirigente del Banco Popolare Brembano, ha davanti a sé un compito assai difficile: salvare dal fallimento la banca fondata dai suoi antenati svizzeri alla fine dell’Ottocento, consentendo così alla famiglia di mantenerne il controllo malgrado i crescenti sotterfugi architettati da storici rivali. Dragomira Munteanu, giovane donna proveniente dall’Europa dell’Est giunta clandestinamente a Bergamo, deve realizzare un’impresa al limite del possibile: non farsi ammazzare, sfuggire ai fantasmi del proprio passato e infine portare a termine la sua spietata vendetta. Due donne collocate alle opposte estremità della scala sociale che combattono con tutte le loro forze contro nemici sempre più agguerriti, finché all’improvviso le loro strade e le loro vite si incroceranno obbligandole a compiere scelte drammatiche.
ROBERTO ROBERT dal 1983 lavora nel settore assicurativo in qualità di Funzionario di una Compagnia italiana. Iscritto all’Albo giornalisti fin dai primi anni 80 collabora con organi d’informazione locale. Iscritto al Rotary International, alla Unione Cattolica Artisti Italiani e al Movimento Ecclesiale di impegno culturale di Bergamo Coniugato, due figli. Consigliere comunale a Bergamo dal 1995 al 1999. Ha scritto diversi libri ed ottenuto prestigiosi riconoscimenti.
MIA RECENSIONE
Buongiorno a tutti
oggi vi ripropongo Roberto Robert che con questo suo romanzo ‘IL FETORE DEI SOLDI’ si è guadagnato il quarto posto al PREMIO INTERNAZIONALE CUMANI QUASIMODO, prestigioso premio letterario.
E merita davvero Roberto le nostre più vivide congratulazioni per questo volume in cui è riuscito a raccontare con dovizia di ingredienti, oltre 130anni di storia bergamasca e non solo.
Il suo racconto parte dalla Svizzera e con la musica lirica nelle casse ci fa viaggiare con tanto limousine e Maserati dalla via Priula al salone delle meraviglie di S. Pellegrino, al centro di Zogno e giù per i vari paesi bergamaschi fino a farci accomodare nei palchetti del Donizetti e nei palazzi del borgo piacentiniano. Ci fa percorrere, per mefistofeliche strade, le vie che il denaro traccia, percorre ed insegue, le storie di una famiglia di bancari. Strade che come le fila di una ragnatela si spandono per mezzo mondo. Fili vischiosi e resistenti intessuti da una vedova nera che con astuzia secerne corde che uniscono la classe elitaria con la criminalità straniera. In oltre un secolo di storia bancaria, politica e locale ci racconta di costumi e di musica, di prestigio e debolezze.
Parte son di una latebra, del gran tutto: Oscurità canterà il Pasta. E con un fischio finale in playback, ci servirà l’inganno e la magia dei trucchi che i bari più infingardi della finanza e della politica mettono in scena. Ho ritrovato, in questa lettura, l’aderenza alle regole degli svizzeri, l’abnegazione al lavoro dei bergamaschi, l’arrivismo prerogativa dei colletti bianchi, la resistenza femminile ai giochi di potere e al malaffare, l’incanto di città alta e della musica lirica. Lady d’acciaio, uomini probi, maschi meschini vittime delle loro stesse debolezze, ma soprattutto soldi. Tanti soldi. Quelli degli azionisti di una banca, quelli delle truffe colossali e dei giri loschi della criminalità. Quelli dei risparmiatori che come formichine accantonano per una vita o delle cicale che nei vizi scialacquano. E poi ho ritrovato in queste pagine la bravura di Roberto di saper raccontare tanto del nostro tempo e, con generosità, anche dei tempi passati. Non è facile fare una ricostruzione lunga e laboriosa di quest’ultimo frenetico secolo senza rischiare di perdersi. Ma la capacità narrativa è la sua libertà, la volontà di donarci tanto la sua schiavitù. Bravissimo Roberto Robert. Ci vedremo presto a Boltiere per raccontare un altro dei tuoi capolavori.