I GIORNI DEL BACO

MARCO CARMINATI I giorni del baco

“Per un istante la farfalla che arde nella mia lampada si fa d’oro”

Alejandro Jodorowsky

INVITO ALLA LETTURA

Un’avventura africana” apre questo vigoroso romanzo: la spedizione delle truppe italiane in Tripolitania, nel 1895. E una seconda “avventura africana” lo conclude: la conquista dell’Abissinia decisa da Mussolini nel 1935. Fra queste due date si compie la vicenda di Martino e Giovanni Nazari, padre e figlio, l’uno e l’altro destinati a cercare nell’infuocata terra d’Africa, una conclusiva certezza alla loro esistenza. L’ambiente de I giorni del baco è la pianura bergamasca, con i filari dei gelsi, i borghi lungo il fiume Adda, le filande che interrompono la monotonia del paesaggio.

 

MARCO CARMINATI sposato, un figlio, è nato a Treviglio nel 1953. Appassionato scrittore di storia e cultura locale, è autore di una collana di romanzi storici ambientati in Bergamo e nel suo territorio, tanto nella Bassa, quanto nelle Valli. Ha scritto una sessantina di libri, fra romanzi, raccolte di racconti, saggi e volumi fotografici. Ha collaborato con testate nazionali e locali e con emittenti televisive. È Accademico dell’Ateneo di Scienze, Lettere ed Arti di Bergamo e Cavaliere di Merito del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio.

 

MIA RECENSIONE

I GIORNI DEL BACO
Sono i giorni di ieri, quelli passati, genitori e avi dei giorni nostri. Sono i giorni cui bisogna farvi ritorno di tanto intanto con umiltà e ascolto.
Come fa Marco Carminati da una vita che scrive parole nuove sui giorni vecchi, sentimenti quotidiani tra lenzuola rammendate e ricostruite dalla saggezza contadina che insegna a non generare rifiuti, ma a rivoltare, come la stoffa di un cappotto un po infeltrito e liso, una confezionatura precedente in una mis nuova e più elegante.
I giorni del baco nella bassa bergamasca erano quelli in cui si liberavano le proprie stanze da ogni cosa per fare spazio agli assiti ricolmi di foglie di gelso per la coltura della seta. Un allevamento che riempiva le case del rumore continuo e costante di migliaia di minuscole mandibole al lavoro. Giorni in cui servivano mani forti e delicate, abili ma umili.
Ore ed ore di lavoro tra cottura e filatura per tessere vite che producevano ricchezze destinate ad altri.
L’inizio di un cambiamento sociale volto ad una più omogenea distribuzione dei diritti e della democrazia, delle proprietà private e delle illusioni, soprattutto.
Mesi che sgranavano veloci e stagioni che si rincorrevano tra loro, cadenzate dai ritmi della terra, semine, potatura e raccolte. E dai ritmi della vita, nascite, morti e feste religiose.
Ambientato nel circondario di Treviglio e nelle sue frazioni campestri questo romanzo ci riporta negli anni in cui si componeva la toponomastica della cittadina odierna. Gli anni del Portaluppi, dei medici Verga e Sangalli, dei Carminati, del famoso Maestro Giulio Setti, del Felice Cavallotti o del Conte Brambilla e di tutti quei personaggi cui va il nostro pensiero quando camminando nel centro di Treviglio ci poniamo a testa in sù, per l’orientamento delle nostre passeggiate, tra un cartello stradale ed una effige muraria.
Qui visse il Buttinoni leggiamo nelle vie odierne.
Qui morì e amò il Martino, o lo Spretato o il Giovanni leggiamo nelle pagine di Marco.
Era l’inizio del 1900, nasceva la Cassa Rurale, si passava dalla mezzadria all’affittanza per arrivare poi alla proprietà private. Si passava dalle rivolte delle filandere alla massoneria politica. Si guadagnava la libertà di pensiero e di scelta delle professioni, non più da ereditare come il naturale passaggio del cognome.
Si ponevano le fondamenta per una società liberale a suon di mani piagate dal freddo e vite perse in battaglia.
Libertà immense e preziose che oggi, proprio perché ereditate e gratuite sembra non si sappia che farsene.
Quando ricercate nuovi capobranco del pensiero, o se preferite il termine di capo del partito, fatevi prima vincere dalla tentazione di rileggere la storia, anche quella romanzata, e vi renderete conto del vero interesse che muove i più scaltri e loquaci alla guida dei più semplici e ignoranti.
Ci sono i vespa famosi che riscrivono la storia senza rispetto a proprio uso e abuso, con la speranza di cancellare la verità ed i diritti.
Senza rispetto del sangue e dei defunti.
E poi i sono i GRANDI come MARCO CARMINATI che raccontano la storia documentando i fatti veri aggiungendo solo amore e affetti.
La differenza è ENORME
e non capirlo è molto molto pericoloso.
Per i singoli e per le masse.
Questo è un libro che Marco ha scritto circa trent’anni fa ed è già pervaso dall’altissimo stile linguistico e accademico cui Marco è portatore.
Portatore sano

MARCO CARMINATI

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