BAR STARDO

Alessandro Valvassori BAR STARDO

La pace regnava sul mondo, le sentinelle non davano l’allarme, nulla lasciava presagire che l’esistenza sarebbe potuta cambiare

Dino Buzzati

 

INVITO ALLA LETTURA

Comun Nuovo, paese in provincia di Bergamo, è l’ambientazione di un romanzo dal titolo accattivante e dagli eventi tanto imprevedibili, quanto attuali. Tutto ha inizio quando Mazinga, così soprannominato per la stazza e l’indole da sceriffo, becca il cognato alla guida in stato di ebbrezza lungo una strada nota per la presenza di prostitute e lo arresta. Il fatto sa dell’incredibile e in paese le voci si fanno sempre più vive. Per Mazinga questo è solo l’inizio, perché il suo principale obiettivo pare il Bar Stardo e i presunti traffici illeciti. Giovanna, dal canto suo, sembra pronta a tutto pur di smacchiare la fedina penale del marito: basteranno il suo fascino prorompente e il suo generoso decolleté?

ALESSANDRO VAVASSORI, vive con la moglie e i suoi figli in provincia di Bergamo, a Comun Nuovo, dove esercita la professione di ingegnere. Nel tempo libero legge e scrive. Questo è il suo terzo romanzo, per Silele ha già pubblicato «La fede» e «Le mani sulle palle»

MIA RECENSIONE

ERAVAMO TRE AMICHE AL BAR

Come in tutte le località che si rispettino la vita ruota intorno al bar ed alla chiesa, ed anche il paese di Comun Nuovo non fa eccezione.
Alessandro Vavassori di cui già vi ho presentato il divertentissimo ‘Le mani sulle palle’ è ingegnere e scrittore in questo piccolo mondo, il suo paesello dislocato a sud est nella provincia bergamasca.
Tra le nebbie e le campagne declinate ormai più all’industria che al ‘melgot’.
Benché la Morla ancora sia utilizzata per irrigare i campi rimasti a disposizione degli allevamenti.
Sagace e ameno Alessandro snocciola storie serie frammiste di ironia, battute ciniche e sentimenti etici a condire i racconti che si intrecciano tra le vie grigie di un paese tutto grigio.
Apparentemente monotono ed incolore.
Tra il bar per i perbenisti, quello della Giovanna, ed il bar per personaggi dalla dubbia fama, il BAR STARDO; ed un povero sacerdote, unico su cui gravano tutti gli oneri e le anime del borgo.
Non manca nessun ingrediente in questo racconto verista del ventesimo secolo.
Giovanna l’avvenente, Vittorina la pöta ègia, il bancario raccomandato, le comari più ingenue che vispe, öl lasarù e chel che làura semper, il medico della mutua ed il fattaccio.
Amore e gelosia, matematica e intraprendenza, suernom e intrech del pais (soprannomi e scemi del villaggio).
E mentre tutti pensano di averla fatta franca, di averla data a bere (e trattandosi di bar è l’espressione più calzante) ecco che arriva lui, il poliziotto buono, non troppo furbo ma nemmeno del tutto tonto, il Mazinga, che dall’alto del suo naso, arresta tutti e scardina ogni piano.
Ma proprio tutti, familiari e ricoverati compresi.
Alessandro Vavassori utilizza la commedia bergamasca per raccontare verità amare, tra disavventure alla Palazzeschi o degne del più ingenuo Marcovaldo. Caratteri semplici e sentimenti primordiali, nuove abitiudini e vecchie bugie. Trovate maccheroniche e calcoli imprecisi.
A Comun Nuovo il cielo è sempre grigio, le strade sono sempre grigie, le case e la polvere è sempre grigia. Ma quando si avvicina l’estate la situazione si capovolge ed il cielo è colorato e bellissimo.
E se sei fortunato ha smesso da poco di piovere e sullo sfondo di una strada qualsiasi può comparirti un arcobaleno.

ALESSANDRO VALVASSORI

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